Il prelievo coattivo di campioni biologici nel sistema penale
In: Procedura Penale. Sezione Studi; Collana diretta da M. Bargis - G. Giostra - V. Grevi - G. Illuminat
In: Procedura Penale. Studi 44
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In: Procedura Penale. Sezione Studi; Collana diretta da M. Bargis - G. Giostra - V. Grevi - G. Illuminat
In: Procedura Penale. Studi 44
For any legal system, having a genetic database for the purposes of criminal justice represents an unavoidable but particularly delicate challenge. Unavoidable, because storing DNA profiles that belong to a given subjective population for computer comparison means providing investigators with resources of undeniable probative value. Particularly delicate, as the choices that determine the acquisition, conservation and consultation of genetically significant data generate the impact of the "biologisation of security" on so-called informational privacy, namely the right of the individual to check information that regards his/her personal sphere, defined by article 8 of the European Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms.In Italy, the DNA database has recently become operational, following a laborious legislative procedure. This contribution sets out to analyse the technical and value-related bases for law no. 85 of 2009 and the provisions for its introduction. It also proposes to assess this law's capacity to ensure an adequate balance between contrasting interests that keep within the parameters of reasonableness and proportionality, as well as being in congruence with the jurisprudence of the European Court of Human Rights. It is only on these conditions that the sacrifice required of "genetic privacy" for the pursuit of the aims of criminal justice could be deemed culturally and socially acceptable, as well as juridically legitimate. Indeed, there is no doubt that the collective demand for security has become progressively more insistent, also in view of the growth of terrorism. Just as undeniable, however, is the public's growing sensitivity towards the various aspects of personal confidentiality, especially regarding a genetic heritage that is now seen as a mark of subjective individuality. No modern law system can thus avoid the task of making technology an ally of privacy, especially in the ambit of criminal justice. ; Dotarsi di un database dei dati genetici a fini di ...
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The prosecution extinction through immediate payment in work safety matter: old interpretative problems and new jurisprudential solutions] The articles 20 et seq. of the legislative decree no. 758 of 1994 (recalled by the article 301 of the legislative decree no. 81 of 2008) introduced a mechanism that allows people who have been charged with breach of the rules on hygiene, health and safety on the work place, to achieve the decision to discontinue the case through the respect of the provisions imposed by the supervisory body, and the payment of a reduced fine. In the examined judicial case this result didn't occur, since supervisory body failed to verify whether the crime dangerous consequences had been eliminated or not. Starting from analysis of the related Court of Cassation decision, the Author observes procedural consequences deriving from this omission and suggests legislative interventions that allow useful application of the rule.
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La ricerca ha approfondito la politica dell'Unione europea nel settore della gestione delle frontiere esterne. La prima parte dello studio si occupa in particolare delle misure di contrasto dell'immigrazione irregolare, specie alle frontiere marittime. Nel capitolo I si analizza l'origine e lo sviluppo della politica dell'Unione in materia, in particolare riguardo al fenomeno dell'esternalizzazione dei controlli oltre le frontiere. Nel capitolo II si analizza il diritto internazionale, convenzionale e consuetudinario, in materia di intercettazione di navi in mare e relativo obbligo di salvataggio. In tale contesto, oggetto di analisi sono stati anche gli accordi tra Stati costieri di delimitazione delle rispettive zone SAR (acronimo di search and rescue) e la questione giuridica centrale del place of safety, vale a dire del luogo sicuro di sbarco dei migranti intercettati. A tale riguardo lo studio ha analizzato dal punto di vista del diritto internazionale e del diritto dell'Unione il contenzioso diplomatico che negli anni più recenti ha opposto Italia e Malta nelle operazioni di intercettazione dei migranti alla deriva nel Mar Mediterraneo. Tale parte delle ricerca infine analizza la recente decisione 2010/252/UE, la quale ha dettato regole vincolanti per le operazioni alle frontiere marittime coordinate dall'Agenzia e norme di soft law per le situazioni di ricerca e soccorso e per lo sbarco dei migranti. Il capitolo III della ricerca analizza i poteri dello Stato costiero in materia di misure di contrasto al traffico illegale di migranti via mare previsti dal diritto internazionale nei vari tratti di mare, specie nei riguardi di navi stateless, vale a dire prive di nazionalità, come spesso e imbarcazioni utilizzate dai migranti ai fini dell'attraversamento del Mar Mediterraneo. Oggetto di valutazione dal punto di vista del diritto internazionale, convenzionale e consuetudinario, è stata altresì la prassi italiana della intercettazione di imbarcazioni in mare e relativa deviazione verso il Paese di partenza adottata nel 2009, sulla legittimità della quale non si è ancora espressa la Corte europea dei diritti umani. Tuttavia in tale contesto oggetto di analisi sono state le posizioni assunte a riguardo dal Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa e dall'UNCHR. Il Capitolo IV della ricerca approfondisce le norme volte al contrasto dell'immigrazione irregolare previste dalla prima misura adottata sulla base della procedura di codecisione in materia di immigrazione irregolare, vale a dire la controversa direttiva 2008/115/CE sui rimpatri, mediante la quale l'Unione europea ha introdotto norme e procedure comuni in materia di espulsione dei migranti irregolari, sebbene la decisione di rimpatrio o il provvedimento di allontanamento restino atti di competenza esclusiva degli Stati membri. Nel lavoro sono posti in rilievo le ragioni per cui la direttiva in parola è stata oggetto di critiche in dottrina, vale a dire l'eccessivo sbilanciamento a favore dell'espulsione forzata dei migranti rispetto all'originario intento di favorire l'allontanamento volontario; la fissazione di un periodo massimo di detenzione cautelare, il quale in alcuni casi ha condotto all'innalzamento del periodo in parola negli ordinamenti nazionali. Dunque lo studio giunge alla conclusione che l'impulso dell'UE allo sviluppo di norme comuni in materia di rimpatrio da parte degli Stati membri non sia stato accompagnato da forme di controllo sulla compatibilità di tali misure con i diritti fondamentali degli individui. La Parte II della tesi analizza la questione della tutela dei diritti umani dei migranti irregolari nell'Unione europea, soprattutto alla luce della più recente giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. A tale riguardo, il capitolo I affronta il tema fondamentale relativo all'esercizio della giurisdizione extra-territoriale, ai fini dell'applicazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (ex art. 1 Cedu) specie alle operazioni di intercettazione di migranti in alto mare o addirittura nelle acque territoriali di Stati terzi. A tal fine lo studio ricorre all'analisi del concetto di giurisdizione in dottrina (specie De Sena) e sulla base della più recente giurisprudenza della Corte di Strasburgo. Infatti, il riconoscimento della giurisdizione in alto mare è divenuto oggi una questione centrale, vista la prassi degli Stati di adottare ivi sempre più spesso misure di contrasto dell'immigrazione illegale. Fino ad ora non vi sono state pronunce sull'applicazione della Cedu alle operazioni in parola. Tuttavia, dalla sua giurisprudenza, si ricavano dei principi sull'applicazione extra-territoriale della Cedu che, mutatis mutandis, possono trovare applicazione a situazioni di intercettazione in mare. Il capitolo II si occupa dell'analisi delle tutele riconosciute ai migranti irregolari contro l'espulsione nella giurisprudenza della Corte di Strasburgo, le quali vanno ad aggiungersi alle tutele del diritto interno degli Stati contraenti e del diritto dell'Unione europea. Tale analisi si svolge sotto vari punti di vista che corrispondono ad altrettante norme previste dalla Cedu, vale a dire dal punto di vista del divieto di tortura (art. 3), del diritto alla vita (art. 2) e della proibizione della schiavitù e del lavoro forzato (art. 4); sotto il profilo del diritto del migrante ad un ricorso effettivo contro il provvedimento di espulsione (art. 13); per ciò che riguarda la privazione della libertà nella fase di ammissione o espulsione (art. 5). Il capitolo si conclude con l'analisi della tutela accordata sulla base della giurisprudenza della Corte in caso di trasferimento dei richiedenti-asilo verso il Paese di primo ingresso e del sistema di garanzie di tipo sostanziale nei confronti dell'espulsione, che fa leva sulla protezione della vita privata e familiare (art. 8) dei migranti oggetto di misure espulsive. Il capitolo III analizza un aspetto particolare ma di fondamentale importanza nell'ambito del trattamento dei migranti irregolari, vale a dire quello relativo alla tutela nell'UE del loro diritto alla salute. Anche in questo caso l'analisi delle normative ha luogo alla luce della più recente giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani. Sotto tale profilo, lo studio giunge alla conclusione che gli Stati membri dell'Unione europea riconoscono il diritto umano di accesso alle cure da parte dei migranti irregolari in maniera disomogenea e in assenza di uno standard comune.
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In: Journal of the International AIDS Society, Volume 17, Issue 4S3
ISSN: 1758-2652
IntroductionHIV infected patients have a higher risk of developing cancer than the general population. Kaposi's sarcoma, non‐Hodgkin's lymphoma, primary CNS lymphoma and invasive cervical cancers are considered as AIDS defining [1]. An increased incidence in recent years has been reported also for other malignancies after the introduction of cART [2,3].Materials and MethodsWe performed a retrospective multicentric evaluation of all HIV infected patients with both AIDS and non‐AIDS defining neoplasms at six Infectious Disease Units spread throughout Italy since 1991 through 2013. Cases were compared with equal number of controls without neoplasia followed at the same institutions, matched for length of HIV infection.ResultsSince 1991, 339 consecutive cases of malignancy were collected from the six convening centres, including approximately an equal proportion of AIDS (51.2%) and non‐AIDS defining tumours. Mean prevalence of tumours among centres was 8.3% (r. 6.1%–9.6%). Mean age at tumour diagnosis was significantly lower than in controls (42.6±11.0 vs 46.8±10.6 years, respectively, p<0.0001). As to risk factors for HIV infection, approximately 1/4 (26.1%) of patients were drug abusers, in equal proportion as in controls. A remarkable higher proportion of cancer patients had CD4 T‐cell counts <200 c/mmc at time of diagnosis (45.2% vs 13.3%, p<0.0001). Seventy percent of tumours occurred in males; 52.8% of tumour patients were diagnosed with AIDS before and 19.0% at the time of tumour diagnosis. Ninety (28.1%) tumour patients were dead at the time of data collection, a much higher proportion than among cases (12.9%, p<0.0001). Deaths among non‐AIDS (20.8%) and AIDS defining tumour patients (35.0%) were significantly different (p=0.005). Predictors of AIDS defining tumours at the time of data collection were: male sex (57.9% vs 40.6%, p=0.004), CD4 T‐cell counts <200 c/mmc (63.6% vs 44.1%, p<0.0001), whereas being cART treated at the time of tumour diagnosis was protective (38.0% vs 68.0%, p<0.0001). In the final multivariate model of logistic regression, male sex (OR=2.0, p=0.03) and not being cART treated (OR=2.5, p=0.001) held as independent predictors.ConclusionsOur retrospection revealed a considerably high proportion of non‐AIDS defining tumours, apparently at rise in recent years. We registered high prevalence of tumours in each centre. Absence of cART seemed related with AIDS defining tumours: once more prevention of late presentation appeared the way to avoid worse prognosis in this setting.
In: Journal of women & aging: the multidisciplinary quarterly of psychosocial practice, theory, and research, Volume 31, Issue 2, p. 176-188
ISSN: 1540-7322