Le misure dell'Unione Europea di contrasto all'immigrazione illegale
Abstract
La ricerca ha approfondito la politica dell'Unione europea nel settore della gestione delle frontiere esterne. La prima parte dello studio si occupa in particolare delle misure di contrasto dell'immigrazione irregolare, specie alle frontiere marittime. Nel capitolo I si analizza l'origine e lo sviluppo della politica dell'Unione in materia, in particolare riguardo al fenomeno dell'esternalizzazione dei controlli oltre le frontiere. Nel capitolo II si analizza il diritto internazionale, convenzionale e consuetudinario, in materia di intercettazione di navi in mare e relativo obbligo di salvataggio. In tale contesto, oggetto di analisi sono stati anche gli accordi tra Stati costieri di delimitazione delle rispettive zone SAR (acronimo di search and rescue) e la questione giuridica centrale del place of safety, vale a dire del luogo sicuro di sbarco dei migranti intercettati. A tale riguardo lo studio ha analizzato dal punto di vista del diritto internazionale e del diritto dell'Unione il contenzioso diplomatico che negli anni più recenti ha opposto Italia e Malta nelle operazioni di intercettazione dei migranti alla deriva nel Mar Mediterraneo. Tale parte delle ricerca infine analizza la recente decisione 2010/252/UE, la quale ha dettato regole vincolanti per le operazioni alle frontiere marittime coordinate dall'Agenzia e norme di soft law per le situazioni di ricerca e soccorso e per lo sbarco dei migranti. Il capitolo III della ricerca analizza i poteri dello Stato costiero in materia di misure di contrasto al traffico illegale di migranti via mare previsti dal diritto internazionale nei vari tratti di mare, specie nei riguardi di navi stateless, vale a dire prive di nazionalità, come spesso e imbarcazioni utilizzate dai migranti ai fini dell'attraversamento del Mar Mediterraneo. Oggetto di valutazione dal punto di vista del diritto internazionale, convenzionale e consuetudinario, è stata altresì la prassi italiana della intercettazione di imbarcazioni in mare e relativa deviazione verso il Paese di partenza adottata nel 2009, sulla legittimità della quale non si è ancora espressa la Corte europea dei diritti umani. Tuttavia in tale contesto oggetto di analisi sono state le posizioni assunte a riguardo dal Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa e dall'UNCHR. Il Capitolo IV della ricerca approfondisce le norme volte al contrasto dell'immigrazione irregolare previste dalla prima misura adottata sulla base della procedura di codecisione in materia di immigrazione irregolare, vale a dire la controversa direttiva 2008/115/CE sui rimpatri, mediante la quale l'Unione europea ha introdotto norme e procedure comuni in materia di espulsione dei migranti irregolari, sebbene la decisione di rimpatrio o il provvedimento di allontanamento restino atti di competenza esclusiva degli Stati membri. Nel lavoro sono posti in rilievo le ragioni per cui la direttiva in parola è stata oggetto di critiche in dottrina, vale a dire l'eccessivo sbilanciamento a favore dell'espulsione forzata dei migranti rispetto all'originario intento di favorire l'allontanamento volontario; la fissazione di un periodo massimo di detenzione cautelare, il quale in alcuni casi ha condotto all'innalzamento del periodo in parola negli ordinamenti nazionali. Dunque lo studio giunge alla conclusione che l'impulso dell'UE allo sviluppo di norme comuni in materia di rimpatrio da parte degli Stati membri non sia stato accompagnato da forme di controllo sulla compatibilità di tali misure con i diritti fondamentali degli individui. La Parte II della tesi analizza la questione della tutela dei diritti umani dei migranti irregolari nell'Unione europea, soprattutto alla luce della più recente giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. A tale riguardo, il capitolo I affronta il tema fondamentale relativo all'esercizio della giurisdizione extra-territoriale, ai fini dell'applicazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (ex art. 1 Cedu) specie alle operazioni di intercettazione di migranti in alto mare o addirittura nelle acque territoriali di Stati terzi. A tal fine lo studio ricorre all'analisi del concetto di giurisdizione in dottrina (specie De Sena) e sulla base della più recente giurisprudenza della Corte di Strasburgo. Infatti, il riconoscimento della giurisdizione in alto mare è divenuto oggi una questione centrale, vista la prassi degli Stati di adottare ivi sempre più spesso misure di contrasto dell'immigrazione illegale. Fino ad ora non vi sono state pronunce sull'applicazione della Cedu alle operazioni in parola. Tuttavia, dalla sua giurisprudenza, si ricavano dei principi sull'applicazione extra-territoriale della Cedu che, mutatis mutandis, possono trovare applicazione a situazioni di intercettazione in mare. Il capitolo II si occupa dell'analisi delle tutele riconosciute ai migranti irregolari contro l'espulsione nella giurisprudenza della Corte di Strasburgo, le quali vanno ad aggiungersi alle tutele del diritto interno degli Stati contraenti e del diritto dell'Unione europea. Tale analisi si svolge sotto vari punti di vista che corrispondono ad altrettante norme previste dalla Cedu, vale a dire dal punto di vista del divieto di tortura (art. 3), del diritto alla vita (art. 2) e della proibizione della schiavitù e del lavoro forzato (art. 4); sotto il profilo del diritto del migrante ad un ricorso effettivo contro il provvedimento di espulsione (art. 13); per ciò che riguarda la privazione della libertà nella fase di ammissione o espulsione (art. 5). Il capitolo si conclude con l'analisi della tutela accordata sulla base della giurisprudenza della Corte in caso di trasferimento dei richiedenti-asilo verso il Paese di primo ingresso e del sistema di garanzie di tipo sostanziale nei confronti dell'espulsione, che fa leva sulla protezione della vita privata e familiare (art. 8) dei migranti oggetto di misure espulsive. Il capitolo III analizza un aspetto particolare ma di fondamentale importanza nell'ambito del trattamento dei migranti irregolari, vale a dire quello relativo alla tutela nell'UE del loro diritto alla salute. Anche in questo caso l'analisi delle normative ha luogo alla luce della più recente giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani. Sotto tale profilo, lo studio giunge alla conclusione che gli Stati membri dell'Unione europea riconoscono il diritto umano di accesso alle cure da parte dei migranti irregolari in maniera disomogenea e in assenza di uno standard comune.
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Università degli studi Roma Tre
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