Percorsi di alfabetizzazione tra antico regime e società industriale
Il mito dell'alfabetismo ha giocato un ruolo chiave negli investimenti statali volti alla scolarizzazione di massa del XX secolo. Tuttavia, inteso come fenomeno culturale e politico, le origini del mito dell'alfabetismo vanno ricercate nell'Illuminismo. È in occasione delle riforme scolastiche prussiane e austriache che si definisce una netta distinzione antropologica tra alfabeti e analfabeti: i primi baciati dalla razionalità e i secondi costretti nell'ancestralità. Il presente lavoro mira a riconsiderare questo approccio dicotomico attraverso il concetto dei «molteplici alfabetismi». Se, nel passato, è possibile individuare diverse forme di alfabetismo, allora viene meno la certezza di una relazione tra alfabetismo e razionalità. Soprattutto ne deriva che, per comprendere il significato dell'alfabetismo, dobbiamo esaminare il suo retroterra culturale e i suoi canali di alfabetizzazione. Pertanto, dobbiamo connettere l'alfabetismo con l'organizzazione regionale del sistema scolastico, con i percorsi di scolarizzazione e con gli attori (Chiesa, Stato, comunità e così via) dell'offerta di istruzione. Nella seconda parte del contributo sono esposti due modelli opposti di accesso all'alfabeto: la scuola normale austriaca e le scuole di villaggio alpine. Possiamo considerare il primo modello come un sistema scolastico finalizzato alla costruzione di una cittadinanza ispirata ai principi dell'assolutismo illuminato: industriosa, responsabile, religiosa e razionale. In questo senso, tanto la scuola quanto l'alfabetismo realizzano una colonizzazione culturale che procede dall'alto verso il basso della piramide sociale. Al contrario, la scuola alpina è un presidio che mira a contenere le forme di colonizzazione della cultura elitaria. L'uso della scrittura, per le popolazioni alpine, è uno strumento per preservare la propria cultura popolare, fondata sull'oralità, dalla penetrazione della cultura scritta propria dell'ambiente urbano. The literacy myth has promoted the wide statal investments addressed to mass school throughout the 20th century. Nevertheless, such as cultural and political phenomenon, the literacy myth has in the Enlightenment its origins. During the school reforms in Austria and Prussia an anthropological distinction between literate and illiterate people strongly arises: the first blessed by rationality and the second enchained by an ancestral thought. This conviction shaped the history of literacy justifying a primacy of signatures in its methodological approaches. The present work aims to reconsider this dichotomous approach by the concept of «many literacies». If we can find many literacies in the past, that means that the relationship between literacy and rationality is not so sure. To understand the meaning of literacy as well as its cultural background we have to pay attention to the paths of alphabetization. Therefore, we have to connect literacy with the characters of a territorial school system and the ways through which learning literacy is possible. Even more we have to find out who are the actors setting up the offer of education (State, churches, local communities and so on). In its second part, the article exposes two opposite paths to literacy: the Austrian normal school system and the network of small village schools of the Alps. We can consider the first one a school system aiming to the education of a citizen inspired by the principles of the enlightened absolutism: industrious, dutiful, religious, and rational. In such a way the school - as well as the literacy - realizes a cultural colonization from the top to the bottom of the social pyramid. Otherwise, the alpine schools are a bastion aiming to content the colonization of the elitist culture; adopting literacy is a way, for the alpine peoples, to preserve their own popular culture - founded on the orality - against the penetration of the writing founded urban culture.