Il saggio pone in evidenza la centralità dei fattori spaziali ai fini di una adeguata comprensione delle relazioni sociali nel contesto delle odierne società plurali, specialmente con riguardo agli spazi urbani. È all'interno di essi, difatti, che maggiormente si concentra la coesistenza fra i diversi attori sociali culturalmente e religiosamente connotati. Ciò favorisce la trasformazione delle moderne città secolari in spazi globali, luoghi di coesistenza forzata fra ortoprassi culturali e religiose che si intersecano nello spazio pubblico, portando (e trasfondendo) all'interno del medesimo il loro significato non solo reale ed esperienziale, ma anche metaforico. Tutto ciò ingenera inevitabili alterazioni dei precedenti consolidati equilibri urbani, e impone la necessità di un ripensamento della articolazione e della gestione del territorio metropolitano, in grado di tenere conto della natura culturalmente e religiosamente eterogenea della società italiana. Tale operazione, per poter giungere ad esiti efficaci, deve necessariamente avvalersi del contributo essenziale del diritto, inteso non come strumento di potere della maggioranza dominante nei confronti delle minoranze deboli, ma come strumento di inclusione sociale, idoneo a garantire agli appartenenti a tutte le componenti etniche, culturali e religiose presenti sul territorio la possibilità di usufruire di spazi adeguati alle proprie esigenze di vita. ; The essay focuses on the centrality of spatial factors towards an adequate understanding of social relations in today's plural societies, especially with regard to urban spaces, where the coexistence of culturally and religiously diverse social actors is concentrated. This coexistence promotes the transformation of modern secular cities into global liturgical spaces. In these public places, the forced intersection of cultural and religious orthopraxis brings (and transfuses) the very meaning of space, not only in real and experiential ways, but also metaphorically. Above all, it determines inevitable alterations of the previous urban balance, and imposes a rethinking of the articulation and management of urban space, offering new insights on the culturally and religiously heterogeneous nature of Italian society today. In order to achieve effective results, this operation must also make use of the essential contribution of the law, considered not as an instrument of power of the dominant majority over weaker minorities, but as a tool of social inclusion, capable of guaranteeing the opportunity to take advantage of spaces in ways that are appropriate to the life needs of those belonging to all ethnic, cultural, and religious groups.
open ; Trying to formulate sustainability in the context of innovative practices emerges a new pervasive idea recognized in the international debate by the smart city concept. To plan sustainability aiming to govern competitiveness may appear as a new key factor in any urban area dealing with globalization process, but actual problems like population dynamics, social cohesion and urban efficiency require better understanding about meanings and strategies for transition. The thesis attempts to outline how some categories such as innovation, sustainability and global interconnection, underlying in the smart city concept, are absorbed in the exercises of prediction of the future and visioning that many governments in Europe and in the world are beginning to experiment. The discourses and narratives on smart cities have to be compared into a globalized, competitive and extremely changeable reality; strategies that different cities try to improve to respond the need for transition require different resources and capabilities over time and space. In these terms smart city becomes an opportunity to build a new vision of the future capable to bring coherence through shared strategies of action, but if we want to be successful throughout this process, we need to recognize the importance of proceeding to a new definition of objectives to be achieved. The research aims to investigate the issue of smart cities by two different aspects: on the one hand trying to understand how smart city defines a new paradigm for urban development; on the other investigates practices related to that concept to highlight possible operational tools or any unexpected consequences. ; Pianificazione Territoriale E Urbana ; open ; Reginaldi, Michele ; Reginaldi, Michele
In questo scritto, attraverso l'analisi di un caso siciliano intendo, da un lato, riflettere intorno ai rapporti tra crisi economico-politica e possibilità di costruzione di pratiche e immaginari politici innovativi; dall'altro vorrei provare ad indagare le complesse contraddizioni che, operando all'interno di una scena politica locale, nazionale e globale disarticolata e conflittuale, hanno interessato un movimento sociale divenuto all'improvviso governo di una città. Avendo presenti alcune recenti analisi della dimensione temporale propria dei movimenti sociali e della conflittualità politica nei sistemi del tardo-capitalismo, vorrei inoltre mostrare l'operare, nella scena politica contemporanea di una città meridionale, di molteplici e asincroni ritmi temporali che la crisi economico istituzionale degli ultimi anni ha reso evidenti, consentendo l'elezione a sindaco di un totale outsider. Più in particolare mi soffermerò sulla tensione tra un tempo che definisco messianico e altre due temporalità, quella "burocratica" e quella "strutturale" che appaiono consustanziali ad una diversa "economia", legata all'operare della macchina amministrativa.
La ricerca si propone di definire le linee guida per la stesura di un Piano che si occupi di qualità della vita e di benessere. Il richiamo alla qualità e al benessere è positivamente innovativo, in quanto impone agli organi decisionali di sintonizzarsi con la soggettività attiva dei cittadini e, contemporaneamente, rende evidente la necessità di un approccio più ampio e trasversale al tema della città e di una più stretta relazione dei tecnici/esperti con i responsabili degli organismi politicoamministrativi. La ricerca vuole indagare i limiti dell'urbanistica moderna di fronte alla complessità di bisogni e di nuove necessità espresse dalle popolazioni urbane contemporanee. La domanda dei servizi è notevolmente cambiata rispetto a quella degli anni Sessanta, oltre che sul piano quantitativo anche e soprattutto sul piano qualitativo, a causa degli intervenuti cambiamenti sociali che hanno trasformato la città moderna non solo dal punto di vista strutturale ma anche dal punto di vista culturale: l'intermittenza della cittadinanza, per cui le città sono sempre più vissute e godute da cittadini del mondo (turisti e/o visitatori, temporaneamente presenti) e da cittadini diffusi (suburbani, provinciali, metropolitani); la radicale trasformazione della struttura familiare, per cui la famiglia-tipo costituita da una coppia con figli, solido riferimento per l'economia e la politica, è oggi minoritaria; l'irregolarità e flessibilità dei calendari, delle agende e dei ritmi di vita della popolazione attiva; la mobilità sociale, per cui gli individui hanno traiettorie di vita e pratiche quotidiane meno determinate dalle loro origini sociali di quanto avveniva nel passato; l'elevazione del livello di istruzione e quindi l'incremento della domanda di cultura; la crescita della popolazione anziana e la forte individualizzazione sociale hanno generato una domanda di città espressa dalla gente estremamente variegata ed eterogenea, frammentata e volatile, e per alcuni aspetti assolutamente nuova. Accanto a vecchie e consolidate richieste – la città efficiente, funzionale, produttiva, accessibile a tutti – sorgono nuove domande, ideali e bisogni che hanno come oggetto la bellezza, la varietà, la fruibilità, la sicurezza, la capacità di stupire e divertire, la sostenibilità, la ricerca di nuove identità, domande che esprimono il desiderio di vivere e di godere la città, di stare bene in città, domande che non possono essere più soddisfatte attraverso un'idea di welfare semplicemente basata sull'istruzione, la sanità, il sistema pensionistico e l'assistenza sociale. La città moderna ovvero l'idea moderna della città, organizzata solo sui concetti di ordine, regolarità, pulizia, uguaglianza e buon governo, è stata consegnata alla storia passata trasformandosi ora in qualcosa di assai diverso che facciamo fatica a rappresentare, a descrivere, a raccontare. La città contemporanea può essere rappresentata in molteplici modi, sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista sociale: nella letteratura recente è evidente la difficoltà di definire e di racchiudere entro limiti certi l'oggetto "città" e la mancanza di un convincimento forte nell'interpretazione delle trasformazioni politiche, economiche e sociali che hanno investito la società e il mondo nel secolo scorso. La città contemporanea, al di là degli ambiti amministrativi, delle espansioni territoriali e degli assetti urbanistici, delle infrastrutture, della tecnologia, del funzionalismo e dei mercati globali, è anche luogo delle relazioni umane, rappresentazione dei rapporti tra gli individui e dello spazio urbano in cui queste relazioni si muovono. La città è sia concentrazione fisica di persone e di edifici, ma anche varietà di usi e di gruppi, densità di rapporti sociali; è il luogo in cui avvengono i processi di coesione o di esclusione sociale, luogo delle norme culturali che regolano i comportamenti, dell'identità che si esprime materialmente e simbolicamente nello spazio pubblico della vita cittadina. Per studiare la città contemporanea è necessario utilizzare un approccio nuovo, fatto di contaminazioni e saperi trasversali forniti da altre discipline, come la sociologia e le scienze umane, che pure contribuiscono a costruire l'immagine comunemente percepita della città e del territorio, del paesaggio e dell'ambiente. La rappresentazione del sociale urbano varia in base all'idea di cosa è, in un dato momento storico e in un dato contesto, una situazione di benessere delle persone. L'urbanistica moderna mirava al massimo benessere del singolo e della collettività e a modellarsi sulle "effettive necessità delle persone": nei vecchi manuali di urbanistica compare come appendice al piano regolatore il "Piano dei servizi", che comprende i servizi distribuiti sul territorio circostante, una sorta di "piano regolatore sociale", per evitare quartieri separati per fasce di popolazione o per classi. Nella città contemporanea la globalizzazione, le nuove forme di marginalizzazione e di esclusione, l'avvento della cosiddetta "new economy", la ridefinizione della base produttiva e del mercato del lavoro urbani sono espressione di una complessità sociale che può essere definita sulla base delle transazioni e gli scambi simbolici piuttosto che sui processi di industrializzazione e di modernizzazione verso cui era orientata la città storica, definita moderna. Tutto ciò costituisce quel complesso di questioni che attualmente viene definito "nuovo welfare", in contrapposizione a quello essenzialmente basato sull'istruzione, sulla sanità, sul sistema pensionistico e sull'assistenza sociale. La ricerca ha quindi analizzato gli strumenti tradizionali della pianificazione e programmazione territoriale, nella loro dimensione operativa e istituzionale: la destinazione principale di tali strumenti consiste nella classificazione e nella sistemazione dei servizi e dei contenitori urbanistici. E' chiaro, tuttavia, che per poter rispondere alla molteplice complessità di domande, bisogni e desideri espressi dalla società contemporanea le dotazioni effettive per "fare città" devono necessariamente superare i concetti di "standard" e di "zonizzazione", che risultano essere troppo rigidi e quindi incapaci di adattarsi all'evoluzione di una domanda crescente di qualità e di servizi e allo stesso tempo inadeguati nella gestione del rapporto tra lo spazio domestico e lo spazio collettivo. In questo senso è rilevante il rapporto tra le tipologie abitative e la morfologia urbana e quindi anche l'ambiente intorno alla casa, che stabilisce il rapporto "dalla casa alla città", perché è in questa dualità che si definisce il rapporto tra spazi privati e spazi pubblici e si contestualizzano i temi della strada, dei negozi, dei luoghi di incontro, degli accessi. Dopo la convergenza dalla scala urbana alla scala edilizia si passa quindi dalla scala edilizia a quella urbana, dal momento che il criterio del benessere attraversa le diverse scale dello spazio abitabile. Non solo, nei sistemi territoriali in cui si è raggiunto un benessere diffuso ed un alto livello di sviluppo economico è emersa la consapevolezza che il concetto stesso di benessere sia non più legato esclusivamente alla capacità di reddito collettiva e/o individuale: oggi la qualità della vita si misura in termini di qualità ambientale e sociale. Ecco dunque la necessità di uno strumento di conoscenza della città contemporanea, da allegare al Piano, in cui vengano definiti i criteri da osservare nella progettazione dello spazio urbano al fine di determinare la qualità e il benessere dell'ambiente costruito, inteso come benessere generalizzato, nel suo significato di "qualità dello star bene". E' evidente che per raggiungere tale livello di qualità e benessere è necessario provvedere al soddisfacimento da una parte degli aspetti macroscopici del funzionamento sociale e del tenore di vita attraverso gli indicatori di reddito, occupazione, povertà, criminalità, abitazione, istruzione, etc.; dall'altra dei bisogni primari, elementari e di base, e di quelli secondari, culturali e quindi mutevoli, trapassando dal welfare state allo star bene o well being personale, alla wellness in senso olistico, tutte espressioni di un desiderio di bellezza mentale e fisica e di un nuovo rapporto del corpo con l'ambiente, quindi manifestazione concreta di un'esigenza di ben-essere individuale e collettivo. Ed è questa esigenza, nuova e difficile, che crea la diffusa sensazione dell'inizio di una nuova stagione urbana, molto più di quanto facciano pensare le stesse modifiche fisiche della città. ; The research aims to define guidelines for the preparation of a plan that deals with quality of life and well-being. The reference to the quality and well-being is positively innovative, because imposes to organs of the government to relate with the subjectivity of active citizens and, at the same time, makes clear the need for a broader and transversal approach to the city and a more close relationship of technicians/experts with the leaders of political and administrative bodies. The research investigates the limits of modern town-planning theory in front of the complexity of new needs expressed by contemporary urban populations. The demand for services has changed significantly compared to that one of the Sixties, not only on the quantity but also and especially in terms of quality, because of the social changes that have transformed the modern city, from the point of view of the structure and the cultural request: the intermittent citizenship, so cities are increasingly experienced and enjoyed by citizens of the world (tourists and/or visitors, temporarily present) and popular citizens (suburban, provincial, metropolitan); radical transformation of the family structure, so the family-type consisting of a couple with children, solid benchmark for the economy and politics, is now minority; the irregularity and flexibility of calendars, diaries and rhythms of life of the population active, and social mobility, so individuals have trajectories of life and daily practices less determined by their social origins of what happened in the past; the elevation of the level of education and thus the increase in demand for culture; the growth of elderly population and the strong social individualism have generated a demand for the city expressed by the people extremely varied and diverse, fragmented and volatile, and in some aspects quite new. Close to old and consolidated requests - the city efficient, functional, productive, accessible to all - there are new questions, ideals and needs such as beauty, variety, usability, security, the ability to amaze and entertain, sustainability, the search for new identities, questions that express a desire to live and enjoy the city, to fell good into the city, questions that can no longer be satisfied through a welfare simply based on education, health, pension system and social security. The modern city or the modern idea of the city, based only on the concepts of order, regularity, cleaning, equality and good governance was handed over to the past history turning into something very different hard to represent, describe, tell. The contemporary city can be represented in many different ways, both on town-planning way and social way: in the recent literature there is the obvious difficulty of defining and enclose within certain limits the subject "city" and the lack of a strong belief in the interpretation of political, economic and social transformations that have invested society and the world in the last century. The contemporary city, beyond the administrative areas, territorial expansion and urban structures, infrastructure, technology, functionalism and global markets, is also a place of human relations, representation of the relationship between individuals and urban spaces where these relationship move. The city is both physical concentration of people and buildings, but also variety of uses and groups, it's the place of dense social relations where processes of cohesion or social exclusion occur, a place of cultural norms that govern behaviour and identity, expressed physically and symbolically through public spaces of city life. It's necessary a new approach to study the contemporary city, made up of cross-contamination and knowledge provided by other disciplines such as sociology and human sciences, which help to build the image commonly known of the city and the territory, landscape and environment. The representation of the urban social life varies according to what it is considered, in a specific historic moment and in a given context, a situation of well-being. The modern town-planning aimed at maximum level of well-being for individuals and communities, modelling on "real needs of people": in the old urban systems manuals appears a "Plan of services" as an appendix to the master plan, which includes services distributed on the surrounding areas, a sort of "social master plan" to avoid neighborhoods separated by segments of population or classes. In the contemporary city globalization, new forms of marginalization and exclusion, the advent of the so-called "new economy", the re-definition of the production base and the labour market are urban expression of a social complexity that can be defined trough transactions and symbolic exchanges, rather than trough processes of industrialization and modernization towards which the historic city, adopted modern, was oriented. All of this questions are the expression of that complex of matters which are currently described as "the new welfare", opposed to the one essentially based on education, on health, on the pension system and on social assistances. The research has therefore examined the traditional tools of town-planning and territorial programming in their operational and institutional dimension: the main destination of these instruments is the classification and accommodation of services and urban containers. It's evident, however, that in order to answer to the many questions of complexity, needs and desires expressed by contemporary society the actual allocations to "make city" must necessarily overcome the concepts of "standards" and "zoning" that are too rigid and unable to adapt to a growing demand for quality and services and at the same time inadequate to manage the relationship between collective space and domestic space. In this sense it is important to consider the relationship between housing types and urban morphology and hence the environment around the house, which establishes the relationship "from the house to the city" because it is in this duality that it is possible to define the relationship between private domestic spaces and public spaces and contextualize questions of roads, shops, meeting places, accesses. After the convergence from the wide urban scale construction to the architectural scale, the attention moves from the architectural scale to the scale of urban constructions, since the criterion of well-being goes through the different scales of habitable space. Moreover, in territorial systems with a widespread well-being and a high level of economic development there's an emerging awareness that the very concept of well-being is no longer linked only to the ability of collective and/or individual income: today the quality of life is measured in terms of environmental quality and social inclusion. Thus the need of an instrument of knowledge of the contemporary city to be attached to the Plan, containing criteria to be observed in the design of urban spaces in order to determine the quality and well-being, in the meaning of "quality of feeling good", of urban environment. Obviously, to reach quality and well-being it is necessary to satisfy macroscopic aspects of social functioning and living standards, through the indicators of income, employment, poverty, crime, housing, education, etc., and also first needs, basic and elementary, and secondary, cultural and changing, moving through the welfare state to a general feeling of well-being, to wellness in a holistic sense, all expressions of a desire for mental and physical beauty and a new relationship of the body with the environment, then real expression of a need for an individual and collective wellbeing. And it is this need, new and difficult, which creates the widespread feeling of a starting new urban season, much more than physical changes of the city could represent.
The contribution discusses the goal of achieving global climate neutrality, focusing on the activities of cities, energy production, and consumption. Europe is committed to supporting a hundred selected cities in reaching climate neutrality by 2030 through the Mission Climate Neutral and Smart Cities. This commitment combines climate neutrality with the concept of smart cities, promoting innovation and setting an example for other cities to achieve climate neutrality by 2050. For the hundred cities, Europe envisions the use of financial tools, regulatory interventions, and a Climate City Contract, along with funds from the national recovery and resilience plans, which are expected to be suitably coordinated. Due to the continued high consumption of fossil fuels, and of their inevitable use in the coming – hopefully few - decades, efforts must be made to improve the efficiency of existing power plants and utilize less polluting fossil fuel sources. The use of renewable sources, particularly solar, wind, and hydroelectric power, becomes increasingly imperative. Gradual electrification of sectors emerges as a key strategy for the energy transition, considering the natural integration of these sources into the power grid. The use of hydrogen as an energy carrier and storage source, as well as ongoing research in nuclear energy, are additional essential elements contributing to the implementation of a diversified energy strategy deemed necessary. The widespread adoption of information and communication technologies (ICT) and smart sector integration are also fundamental components of the energy transition. Renewable energy communities of prosumers, promoted by the European directives RED II and IEM of the Clean Energy Package, could potentially generate 20% of the energy consumed in cities by 2030, further emphasizing the importance of the electrical system and smart grids in this context.
Within the framework of the international debate focusing on experiences emerg- ing from cities in the global North, this paper aims to explore urban food policies under the lens of a global South perspective, paying particular attention to African cities and taking into account the common elements they present –compared with other urban contexts and terri- tories – but also the speci cities with respect to the process of urbanization and the linkages existing amongst cities and food. Under this light, urban food policies in an African context are also placed, on the one side, into a path speci ed by a number of keywords such as food and nutrition security, self-suf ciency and food sovereignty; on the other, they are positioned in a context of internationalization of re ections and actions culminated in the New Urban Agenda and the Milan Urban Food Policy Pact. The prospect of urban food policies is nally presented as an inspiring and propelling opportunity for new forms of territorial partnerships.
A partire dall'Ottocento si assiste ad un fenomeno che porta le città europee ad ingrandirsi ed espandersi. Non si tratta solo di un'estensione territoriale, ma anche di un incremento della densificazione dovuto agli ingenti spostamenti di popolazione dalle campagne ai centri urbani. Il fenomeno della densificazione non deve essere inteso solo come rapporto tra la superficie e il numero degli abitanti, ma anche come complessità delle relazioni sociali ed è un processo che dalle città si estende alla dimensione planetaria a causa delle tecnologie che hanno trasformato il mondo in un villaggio globale. Dopo aver messo a fuoco le componenti storiche, economiche politiche e sociali che determinano questa iper–densificazione delle città, mostreremo come la conseguenza è la negazione della qualità della vita che può portare persino all'abbandono della città stessa. ; Starting from the nineteenth century we witness a phenomenon that leads European cities to grow and expand. Do not it is only a territorial extension, but also an increase in densification due to large displacements of the population from the countryside to urban centres. The phenomenon of densification is not to be understood only as a ratio between the surface and the number of inhabitants, but also as the complexity of social relations and it is a process that extends from cities to planetary dimension because of the technologies they have transformed the world in a global village. After focusing on the historical, economic, political, and social components which determine this hyper-densification of cities, we will show how the consequence is the negation of quality of life that can even lead to the abandonment of the city itself.
Nella parte uno si descrivono i legami tra economia e città globale, in termini di squilibri territoriali secondo i vari gradi di accumulazione di risorse e merci, verranno interpretati secondo lo schema del sistema-mondo proposto dal sociologo dello sviluppo Immanuel Wallerstein. Sulla base delle possibili intersezioni tra pianificazione urbana ed economia discuteremo alcune strategie di compensazione dei trade-off tra economia e città. Il modello di Amartya Sen verrà poi presentato al fine di inquadrare il punto di vista sulla giustizia sociale nel contesto della città globale appena descritto. Nella parte due, il modello delle Capabilities di Amartya Sen verrà utilizzato come quadro teorico al fine di trovare in che modo la mobilità urbana contribuisce alla giustizia sociale. Si tratta di un esercizio scientifico che apre la strada all'utilizzo del modello delle CA nel campo della mobilità urbana. Si vuole infatti utilizzare questo modello come strumento valutativo per individuare le dimensioni del sistema di mobilità che sono importanti per l'individuo partendo dai suoi bisogni ( needs&wants). Il modello delle CA rappresenta il trade d'union tra il filone di pensiero che ritiene necessario costruire un nuovo paradigma per lo studio della mobilità urbana con al centro dell'analisi l'individuo e la ricerca scientifica che vuole "rescue transport from socially un just implementation" (Cohen,2008 in Beyazit 2010). Nell'ambito della ricerca scientifica relativa allo studio e alla critica del modello delle CA questo esercizio ha il fine di apportare un ulteriore contributo alla discussione ed inoltre è propedeutico all'applicazione del modello ad un contesto reale. In particolare si utilizzano le funzione del modello delle CA esposte nel testo Commodities e Capabilities (Sen, 1999a) come strumenti di selezione delle functionings e delle Capabilities ed in un secondo momento si ipotizza l'utilizzo dell'energia come parametro di valutazione della giustizia sociale, utilizzando il modello in senso ampio. Nella parte tre il modello delle CA viene messo alla prova. Nell'analisi del caso si procederà secondo una serie di fasi in base alla declinazione proposta da Comim (2008) . Si procede inizialmente con l'analisi del contesto in esame mediante una descrizione generale della città di Buenos Aires per evidenziarne i processi di trasformazione considerando le politiche della mobilità e le politiche economiche. Nella seconda fase cercheremo di sovrapporre le analisi dei dati sul sistema di mobilità della Regione Metropolitana di Buenos Aires ( RMBA) espresse con mappe geografiche realizzate utilizzando il sistema informativo geografico GIS, alle relazioni del modello teorico delle CA (Sen A.1999a). In ultima analisi faremo delle considerazioni sulle functionings e sulle capabilities selezionate per il caso che ci aiuteranno a fare delle considerazioni complessive sul contributo della mobilità urbana alla giustizia sociale a Buenos Aires.
La tesi svolta, ha affrontato il tema della sostenibilità in ambito urbano, mettendo in evidenza le relazioni che intercorrono tra le problematiche globali e le trasformazioni locali relativamente ai processi di evoluzione e di configurazione dei nuovi modelli di città ecosostenibili riferiti al contesto cinese. Si è approfondita la conoscenza della sperimentazione nelle "ecocity" in funzione dei nuovi approcci di pianificazione, progettazione, finanziamento, gestione e funzionamento delle infrastrutture urbane e dei servizi. Lo studio è stato incentrato soprattutto nella regione asiatica, in particolare è stato focalizzato in Cina, oggetto nell'ultimo decennio di una trasformazione rapida e radicale. La dimensione e la velocità di questo cambiamento, in Cina, hanno raggiunto limiti estremi tali da modificarla da nuova superpotenza emergente in fulcro di una catastrofe ambientale, conferendole il primato di maggiore inquinatore mondiale. Il percorso dello studio, si è svolto attraverso l'approfondimento di alcune tematiche relative al problema ambientale a scala internazionale, ai grandi concetti di sviluppo sostenibile, all'analisi del contesto cinese, delle politiche ambientali e all'esplorazione delle varie ipotesi progettuali, degli elementi e delle metodologie utilizzate per applicare il concetto di sostenibilità nei differenti casi analizzati. La scelta dei casi studio, è ricaduta su progetti pilota che emergono maggiormente nei dibattiti e nei progetti sul futuro dello sviluppo ecosostenibile. L'obiettivo è stato quello di valutare criticamente in che misura i "modelli di ecocity" possono definirsi eco e riconoscere gli elementi che caratterizzano questo fenomeno. Anche se non è possibile immaginare un modello universale di città sostenibile, in considerazione dei fattori e delle variabili, l'indagine eseguita ha creato la possibilità di analizzare alcuni principi che sono propedeutici allo sviluppo della città futura e approfondire la conoscenza sugli indicatori generali e generalizzabili della progettazione sostenibile. Infatti, i casi studio analizzati, da un alto, mettono in luce la dipendenza degli esiti progettuali dal contesto a cui si riferiscono e, dall'altro, cercano di mostrare quanto le modificazioni delle nuove forme dell'abitare a questo siano indifferenti rappresentando piuttosto l'esito di un'inevitabile trasformazione globale.
I temi dell'agricoltura e dell'alimentazione sono sempre stati centrali all'interno delle pratiche di cooperazione allo sviluppo. Solo negli ultimi anni tuttavia, i progetti di cooperazione hanno iniziato a porre un accento specifico sul tema dell'accesso al cibo nelle città. Lo spostamento di attenzione verso l'alimentazione delle città si colloca in una generale rivalutazione del tema delle politiche urbane del cibo avviata nelle aree ad alto sviluppo economico, ma sempre più importante anche nelle città del Sud globale. Tale nuovo approccio si propone di superare visioni settoriali per costruire strategie complessive che integrino le diverse dimensioni della problematica alimentare (agricola, socio-economica, territoriale). Per questo ha assunto un ruolo di primo piano la riflessione sull'agricoltura urbana e periurbana, sulla ridefinizione dei rapporti città-campagna, e più in generale sulla costruzione di reti locali del cibo. In Africa, i temi delle politiche urbane del cibo e delle reti locali del cibo presentano diversi elementi di interesse, in particolare all'interno del dibattito su sicurezza e sovranità alimentare, ma anche alcune criticità connesse con le dinamiche passate, presenti e future del processo di urbanizzazione nel continente. All'interno di questo quadro, la città di Ouagadougou rappresenta un caso studio interessante non solo perché il Burkina Faso ha sviluppato nel corso dei decenni importanti reti di cooperazione internazionale, ma anche perché l'agricoltura peri-urbana ha trovato in queste aree uno sviluppo significativo, in particolare intorno ai bacini artificiali prossimi alla capitale. A partire dal caso studio di Ouagadougou e da riflessioni più generali sulle politiche urbane del cibo in Africa sub-sahariana, il contributo discute il ruolo dei centri urbani all'interno delle geografie della cooperazione internazionale contemporanea. La rinnovata attenzione intorno alle aree periurbane e alle reti locali del cibo, infatti, non solo ridefinisce i rapporti tra centri urbani e aree rurali, ma trasforma l'esperienza urbana, producendo nuovi modelli di città.
Le città sono attraversate da pratiche e processi di appropriazione e riappropriazione, da forme diffuse di autorganizzazione, da attività e iniziative autogestite, da nuove pratiche di convivenza, da movimenti urbani che cercano di praticare una diversa idea di città. Si tratta di un vasto fermento che interessa, anche se in modi molto diversificati, tutte le città del mondo. Dagli orti condivisi alle aree verdi autogestite, dalle occupazioni a scopo abitativo alle fabbriche recuperate, dai luoghi di produzione culturale riattivati ai tanti servizi autoprodotti sui territori, alle mille iniziative del protagonismo sociale e della progettualità diffusa, tutte queste esperienze e tutte queste pratiche non sono solo forme di riappropriazione degli spazi ma anche processi di risignificazione dei luoghi. Sono espressione della vitalità dei territori e degli abitanti, organizzati o meno; sono laboratori sociali, culturali e politici. Da semplici forme di resistenza sono diventate azioni diffuse che producono concretamente la città, mettendo in discussione il modello neoliberista che sembra strangolarle. Lungi da un romanticismo dell'autogestione, sono anche esperienze cariche di ambiguità, oltre che di difficoltà, costrette come sono dall'arretramento del welfare state e dall'abbandono dei territori da parte della politica e delle istituzioni. Sono qui in discussione "culture di pubblico" differenti. Roma, da questo punto di vista, ha forse qualcosa da dire al mondo, nonostante sia diffusamente considerata una città in difficoltà. "Città fai-da-te", per eccellenza, la Capitale rivela energie importanti che non sempre vengono riconosciute e valorizzate, risposta ad una necessità concreta e ad esigenze sociali che non trovano soddisfazione, ma anche espressione di creatività, capacità di azione, desiderio di costruire un futuro, possibilmente diverso. A partire da un viaggio attraverso una molteplicità di pratiche e di esperienze romane, attraverso le loro difficoltà, il loro impegno, le loro passioni, ma anche in alcuni casi le loro ambiguità, il libro vuole restituire una riflessione di più ampio respiro che dialoga con i processi globali. Qui si ridiscute l'idea di pubblico, si ripensano le istituzioni, si costruisce concretamente un'idea diversa di città e di convivenza. Questi sono i luoghi dove avviene oggi la produzione di cultura politica. ; Cities are crossed by practices and processes of appropriation and re-appropriation, by widespread forms of self-organization, by self-managed activities and initiatives, by new practices of cohabitation, by urban movements that try to practice a different idea of the city. It is a vast ferment that affects, even if in very different ways, all the cities of the world. From shared gardens to self-managed green areas, from housing occupations to recovered factories, from places of cultural production reactivated to the many self-produced services in the territories, to the thousand initiatives of social protagonism and widespread planning, all these experiences and all these practices are not only forms of re-appropriation of spaces but also processes of re-signification of places. They are an expression of the vitality of the territories and the inhabitants, organized or not; they are social, cultural and political laboratories. From simple forms of resistance they have become widespread actions that concretely produce the city, questioning the neoliberal model that seems to strangle them. Far from a romanticism of self-management, they are also experiences full of ambiguity, as well as difficulties, forced as they are by the retreat of the welfare state and by the abandonment of the territories by politics and institutions. There are different "cultures of audiences" here. Rome, from this point of view, has perhaps something to say to the world, although it is widely considered a city in difficulty. The "do-it-yourself" city par excellence, the capital reveals important energies that are not always recognized and valued, a response to a concrete need and to social needs that are not satisfied, but also an expression of creativity, capacity for action, desire to build a future, possibly different. Starting from a journey through a multiplicity of Roman practices and experiences, through their difficulties, their commitment, their passions, but also in some cases their ambiguities, the book wants to give a broader reflection that dialogues with global processes. Here the idea of the public is discussed again, the institutions are rethought, a different idea of city and cohabitation is concretely constructed. These are the places where the production of political culture takes place today.
Lo Stato non riesce più a proporsi quale unico attore del campo politico, e all'interno di quest'ultimo emerge la città globalizzata come polo di una politica oltre lo Stato. La tesi elabora dunque il concetto di città globalizzata ricorrendo a un approccio genealogico. Vengono individuati una serie di passaggi all'interno dei quali si mostrano linee di forza, rotture e mutazioni del suo divenire storico. L'analisi si muove analizzando il pensiero di autori vissuti in tali momenti, inserendoli all'interno della discussione di una sequenza di episodi che dalla città antica attraversano la modernità giungendo a oggi. Si dimostra come tutte queste capacità e problemi sviluppatisi storicamente si presentino simultaneamente all'interno della città globalizzata. La dissertazione è sviluppata seguendo la tensione tra la semantica dello Stato in relazione alla città. In questa direzione si mostra come la città globalizzata sia progressivamente divenuta forma di governo, società e territorio dello Stato – potendo dunque oggi configurare forme di parziale autonomia rispetto ad esso. Viene inoltre indicata una traiettoria che dalla città-mondo giunge alla città globalizzata passando per la metropoli e la città globale, discutendo come ciascuno di questi profili urbani indichi uno specifico assemblaggio dal quale si possono dedurre le mutazioni dei rapporti di potere nonché delle forme economiche e della guerra. La città globalizzata non è dunque il convergere verso un'unica forma di tutte le città del mondo, indicando invece una tensione con l'urbanizzazione planetaria contemporanea. Essa è piuttosto una griglia di intelligibilità politica per cogliere sistemi policentrici e multiscalari, attraversati da conflitti asimmetrici. La tesi si muove sui confini di numerose discipline, proponendo metodologicamente la formula seeing like a city e sostenendo la necessità di politicizzare il campo degli studi urbani e di urbanizzare il pensiero politico per poter articolare con maggiore complessità la costitutiva relazione tra città e scienze sociali. ; The State is no more the unique actor of the political field. So, the globalized city is emerging as a new subject within the political arena. This thesis elaborates on the globalized city's concept through a genealogical approach. Within a series of tipping points, it shows the historical emergence of this new kind of city. The analysis focuses on many political thinkers that lived in that series of topical moments, from the ancient city to nowadays planetary urbanization. The dissertation is elaborated following the specific tension between the lexicon of the State related to the city. Than, it demonstrate that the globalized is historically become a form of govern, a society and a territory for the State. So, nowadays it shows some kind of autonomy in respect to it. Secondly, the thesis discuss the trajectory that goes from the World city to the Globalized city, passing through the metropolis and the global city. Each of this urban profile shows a specific assemblage through which it is possible to understand the transformation occurred in the economical and political relationships, and also the transitions in the war paradigm. The globalized city does not mean that every city on the planet is following the same model. Rather, it shows a tension in respect to the planetary urbanization forms. Instead, the globalized city is a grid to grasp politically the contemporary polycentric and multiscalar systems, that are crisscrossed by new asymmetric conflicts. In terms of methodology, the dissertation is elaborated on the boundaries of many disciplines, and it proposes a "seeing like a city" as a way through which to politicize the urban studies field and to urbanize the political theories. This is, finally, a way to gain more complexity on the fundamental link between social sciences and the city.