Diritto, regolazione, controllo
In: Pubblicazioni della Facoltà di giurisprudenza
In: Serie sociologico-giuridica 5
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The essay inquiries about the notion of law in Montesquieu's work considered in its relationship with the larger theme of regulation. For the full understanding of the notion of law, connected with the other fundamental concepts of Montesquieu's political thought (custom, institution, government), we have to start from the problem of regulation in society, taking in consideration the production process of an order and the experience of violation of the rule. In this way, even before being the expression of a legitimate command, the law shows an originally operational character.
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Molti dei servizi per l'infanzia sono nati per custodire i figli delle madri-lavoratrici. Molto spesso nell'Ottocento erano attivati dagli stessi datori di lavoro nei pressi della fabbrica (Della Peruta 1979; Saraceno 1998). Nei confronti dei minori orfani, invece, venivano predisposti grandi Istituti di ricovero. I servizi per l'infanzia erano gestiti secondo una modalità assistenziale, ancorata saldamente ai principi dell'elargizione e del controllo sociale. Disciplinare l'infanzia era "la via per attaccare alla base la condotta asociale dei poveri" (Procacci 1998a). Cerami, nel suo studio sui principi e le tecniche assistenziali, ha messo in luce "l'abilità" dei servizi rivolti a "bimbi ed infanti" di "sanare la conflittualità popolare" favorendo l'imposizione dei mestieri operai (1979) (.).
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Molti dei servizi per l'infanzia sono nati per custodire i figli delle madri-lavoratrici. Molto spesso nell'Ottocento erano attivati dagli stessi datori di lavoro nei pressi della fabbrica (Della Peruta 1979; Saraceno 1998). Nei confronti dei minori orfani, invece, venivano predisposti grandi Istituti di ricovero. I servizi per l'infanzia erano gestiti secondo una modalità assistenziale, ancorata saldamente ai principi dell'elargizione e del controllo sociale. Disciplinare l'infanzia era "la via per attaccare alla base la condotta asociale dei poveri" (Procacci 1998a). Cerami, nel suo studio sui principi e le tecniche assistenziali, ha messo in luce "l'abilità" dei servizi rivolti a "bimbi ed infanti" di "sanare la conflittualità popolare" favorendo l'imposizione dei mestieri operai (1979) (.).
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In: Biblioteca di testi e studi
In: Studi e ricerche di scienze della regolazione
In: Stato e mercato, Issue 1, p. 3-32
ISSN: 0392-9701
In: Stato e mercato, Issue 88, p. 67-77
ISSN: 0392-9701
In: Diritto e processo amministrativo
In: Quaderni 8
Oggetto della tesi è l'esame dello sviluppo della regolazione indipendente nel settore dei trasporti. La necessità di questa regolazione nasce dalle politiche di liberalizzazione stabilite dalla Comunità europea e da esse discende la tendenza, da parte di alcuni Stati Membri dell'Unione Europea, ad istituire organismi di regolazione indipendente. La disamina si focalizza in particolare attorno alla neo istituita Autorità di regolazione dei trasporti italiana. Il primo capitolo è incentrato sul ruolo dell'Unione Europea che, nell'intento di creare un mercato unico, ha avviato un processo di liberalizzazione del settore dei trasporti consistente nell'apertura alla concorrenza di un'attività precedentemente esercitata in maniera prevalente monopolistica. Monopoli che, se non sono giustificati da una missione d'interesse economico generale, nella maggior parte dei casi generano prezzi elevati, un servizio meno efficiente e ritardi in termini di innovazione o investimenti. Questa è la ragione che ha spinto la Comunità europea ad operare al fine di eliminare i monopoli a favore della creazione di un mercato comune dei trasporti, ovvero il conseguimento della libera prestazione dei servizi e dell'apertura dei mercati per migliorare la qualità del servizio e ridurre il livello dei prezzi. Fin dal Trattato di Roma del 1957 viene annunciato l'obiettivo di instaurare una politica comune in materia e viene affidato al legislatore dell'Unione il compito di adottare le misure all'uopo necessarie. Il legislatore riceve così mandato ad ispirarsi ai principi di libertà e di non discriminazione tra cittadini degli Stati membri. L'introduzione di regolamenti, negli anni successivi, va a disciplinare l'applicazione del diritto della concorrenza ai trasporti. L'analisi si focalizza in seguito sulle regole applicabili alla concorrenza e agli aiuti di Stato, che in tale mercato assumono un rilievo particolare, trattandosi di un settore nel quale notoriamente il ricorso a finanziamenti pubblici e sovvenzioni da parte degli Stati è assai diffuso. Si esamina anche quello che era, ed è tuttora, un importante obiettivo del legislatore comunitario: il rafforzamento dei diritti del passeggero quale parte contrattuale debole e, come tale, bisognosa di particolare tutela. Per dare una visione completa è necessario analizzare la disciplina vigente nelle varie tipologie di trasporto, con uno sguardo alle convenzioni internazionali, ove presenti, per poi dedicarci alla legislazione comunitaria mettendo in evidenza quali siano gli organi italiani predisposti alla vigilanza. Passiamo quindi a porre attenzione ai poteri del Parlamento europeo in materia di trasporti, analizzando, successivamente, l'orientamento da esso tenuto negli anni 2000 per comprendere meglio da dove nasce il "nuovo" Libro bianco sul futuro dei trasporti entro il 2050 intitolato «Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti — Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile», pubblicato il 29 marzo 2011 dalla Commissione europea. A chiusura del capitolo analizziamo, con particolare interesse, come i processi di liberalizzazione abbiano portato i vari Stati membri dell'unione ad istituire differenti sistemi di regolamentazione dei trasporti a seguito dei diversi approcci adottati in relazione alle strutture e alle competenze degli organismi di regolazione dei trasporti. Questi organismi possono essere classificati in base al loro grado d'indipendenza rispetto agli organi governativi competenti e ai principali operatori del settore. Notiamo come nella scelta del tipo di organismo abbia svolto un ruolo importante la Comunità Europea che, tramite una Direttiva, richiedeva la creazione di un organismo di regolazione per il settore ferroviario con lo scopo di garantire una supervisione indipendente e imparziale del mercato. Ciò ha portato alla tendenza, comune nella maggior parte degli Stati membri, ad istituire organismi indipendenti; scelta condivisa anche dal governo italiano il quale, con decreto legge n.1 del 24 Gennaio 2012, del Consiglio dei Ministri, ha deliberato la nascita dell'Autorità di regolazione dei trasporti. Nel secondo capitolo, dato uno sguardo alla spinta europea che ha portato, pur senza un disegno organico, alla creazione di Autorità amministrative indipendenti, si prendono in esame le caratteristiche comuni della regolazione indipendente. L'analisi parte dal difficile innesto costituzionale delle Autorità indipendenti cioè dalla collocazione di questi organismi nel quadro dei poteri pubblici. Viene data attenzione anche alla natura giuridica di detti organismi che, fin da subito, è stata oggetto di discussione in dottrina. Successivamente si analizza l'indipendenza come assoluta estraneità ed indifferenza dell'attività dell'organo agli interessi alla cui regolazione la sua attività è diretta. Indipendenza che si riscontra oltre che nei confronti dalle imprese regolate, anche rispetto al potere politico, in quanto caratteristica che mal si concilia con l'elevata tecnicità e specializzazione richiesta ai membri di tali organi. Consideriamo infatti come questi due elementi, indipendenza e tecnicità, siano alla base dei meccanismi di nomina che esamineremo nel paragrafo successivo mettendo in risalto che non sussiste, per gli organismi di regolazione indipendente, un meccanismo di nomina unico. Affrontiamo anche il tema della statuizione di ulteriori fattori a garanzia dell'indipendenza tra cui anche la questione dell'impugnabilità degli atti di nomina, resa possibile da una recente sentenza del Tar del Lazio. Nell'intento di rendere un quadro più completo riguardo alle nomine analizziamo anche la trasparenza e la disciplina sul conflitto di interessi. Quest'ultima è oggetto di particolare attenzione nelle attuali dinamiche politiche in quanto, dopo anni di proclami, è in discussione in Parlamento un nuovo disegno di riforma. L'analisi si focalizza, successivamente, sui poteri riconosciuti a questi organi considerando, nello specifico, i poteri normativo, di aggiudicazione e sanzionatorio. In riferimento al primo si pone l'attenzione anche sui meccanismi Air e Vir cioè reciprocamente analisi dell'impatto della regolamentazione e verifica dell'impatto della regolamentazione. Nel terzo capitolo analizziamo la neo istituita Autorità di regolazione dei trasporti rivedendo il percorso che ha portato all'istituzione di questa nuova autorità ed il ruolo importante giocato dalla Commissione europea. Una volta delineato il quadro normativo che ha portato a questa nuova autorità, delineiamo le finalità e lo scopo di questo nuovo organismo passando, inevitabilmente, anche dalla disamina delle competenze e dei poteri ad essa riconosciuti. In seguito andiamo ad analizzare le Garanzie di difesa a disposizione delle imprese sottoposte a procedimento e la legittimazione ad agire in giudizio riconosciuta all'Autorità. Si cerca di delineare quali siano i soggetti sottoposti a regolamentazione, non essendoci una chiara ed univoca disposizione a riguardo. Notiamo come non siano soggetti a regolamentazione esclusivamente le imprese attive nell'esercizio dell'attività di trasporto, ma anche i soggetti competenti come le pubbliche amministrazioni e altre Autorità di settore. Si passa a valutare, inoltre, se effettivamente vi fosse bisogno di una nuova autorità ad hoc dei trasporti, tenendo in considerazione le dichiarazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato a riguardo. A conclusione di questo capitolo analizziamo come, in un periodo di spending review in cui si era orientati a favore di un accorpamento delle diverse autorità, sia stato possibile istituire una nuova autorità. Vediamo su quale tipo di finanziamento si basa e che impatto avrà quest'ultima autorità sulle casse dello stato. Nell'ultimo capitolo ci soffermiamo in particolare sui rapporti che intercorrono tra l'Autorità dei trasporti e altri organismi. Iniziamo prendendo in considerazione i rapporti con le altre autorità, in particolare l'Agcm, rimarcando i punti di contatto tra di esse e le eventuali sovrapposizioni di competenze. Considerando che questa situazione può creare delle problematiche, osserviamo che, per far fronte a ciò, la strada da percorrere è quella della leale collaborazione tra gli organi, attuata mediante protocolli ed intese che definiscano, sia sul piano metodologico sia sul piano del processo decisionale, un sistema di cooperazione. Affrontiamo in seguito anche i rapporti intercorrenti tra l'autorità e l'amministrazione centrale, ove va a relazionarsi con il Comitato interministeriale di programmazione economica,− Cipe −, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – Mit –, ed il Ministero economia e finanza – Mef – senza dimenticare i rapporti che intercorrono con l'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali. A fronte di queste analisi evidenziamo come l'Autorità, talvolta, si affianchi ad amministrazioni o organismi esistenti mentre, altre volte, ne assorba, in tutto o in parte, funzioni o più semplicemente compiti. In tale ambito generale di relazioni non possiamo esimerci dall'esaminare anche quelle intercorrenti con l'Unione europea e gli organismi degli stati membri caratterizzati da sistemi di cooperazione. Per fornire un quadro completo dei rapporti dell'autorità con altri organismi, analizziamo, infine, quelli intercorrenti con gli enti territoriali. Questi rapporti si sono dimostrati fin da subito i più complessi e dibattuti. Osserviamo come la presunta sovrapposizione di competenze con le regioni in tema di trasporto pubblico sia sfociata nel ricorso alla Corte Costituzionale da parte della regione Veneto. A conclusione della disamina riportiamo uno spunto critico, presente in dottrina, in cui viene posto il quesito se a questa nuova autorità siano affidate troppe competenze o pochi potere: arrivando a riscontrare dei limiti propri dell'autorità.
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La tesi mira ad analizzare l'evoluzione del mercato energetico e a comprendere l'influenza della digitalizzazione su questo processo, cercando di cogliere come la tecnologia possa coordinarsi con il mercato e la relativa regolazione. Nello specifico, la trattazione si articola in tre capitoli. Il primo offre una disamina della normativa europea in materia di energia, evidenziando gli elementi innovativi introdotti dal Winter Energy Package. Il secondo si focalizza sul nuovo ruolo che i cittadini possono ricoprire nel mercato energetico, facendo particolare riferimento al prosumer e alle Comunità energetiche. Infine, il terzo capitolo guarda all'utilizzo della tecnologia, in particolare della Blockchain e degli Smart Contracts, nel mercato energetico, cercando di cogliere come queste possano incidere sia sul funzionamento del mercato sia sulla regolazione. The thesis aims to analyze the evolution of the energy market and understand the influence of digitalization on this process, trying to understand how technology can coordinate with the market and its regulation. Specifically, the discussion is divided into three chapters. The first offers an examination of the European legislation on energy, highlighting the innovative elements introduced by the Winter Energy Package. The second focuses on the new role that citizens can play in the energy market, with particular reference to the prosumer and the energy communities. Finally, the third chapter looks at the use of technology, and in particular of Blockchain and Smart Contracts, in the energy market, trying to understand how these can affect both the functioning of the market and regulation.
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Contrariamente a quanto avvenuto in Europa negli ultimi quindici anni in molti altri settori dove le reti infrastrutturali possono essere considerati come monopoli naturali e come tali storicamente di proprietà pubblica, il settore idrico in Italia è stato sostanzialmente immune dal processo di introduzione anche parziale di forme di competizione nel mercato fra operatori. Le ragioni di tale difficoltà sono certamente di tipo oggettivo, quali le caratteristiche tecniche ed economiche che rendono molto più difficile la competizione rispetto ad altri settori quali l'energia e le telecomunicazioni, l'elevato valore della rete infrastrutturale rispetto al valore delle risorsa, le implicazioni ambientali associate con l'utilizzo di una risorsa scarsa, ma anche di tipo soggettivo, e cioè il forte coinvolgimento degli enti locali nella gestione del servizio e la sostanziale avversione al suo trasferimento a soggetti privati o comunque terzi rispetto alle amministrazioni. La complessità della gestione del bene acqua è comunque ben presente nella legislazione comunitaria. Il primo considerato della direttiva 2000/60/CE, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia delle acque, recita «L'acqua non è un prodotto commerciale al pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale». La stessa direttiva, analizzata sinteticamente più avanti, recita altresì al considerato numero quindici «La fornitura idrica è un servizio di interesse generale, come indicato nella comunicazione della Commissione «I servizi di interesse generale in Europa»», Com (281), 1996. A livello comunitario le indicazioni che si stanno sviluppando vanno chiaramente in queste direzioni: «pieno rispetto del quadro comunitario di riferimento su appalti e concessioni se non viene pregiudicata la missione di interesse generale; garanzia di un sistema di regole chiaro e certo; forte attenzione al tema della qualità, della tutela degli utilizzatori e della accessibilità; massima trasparenza delle procedure adottate, con definizione ex ante delle eventuali modalità di compensazione per obblighi di servizio pubblico e di servizio universale; nuove formule di governance per includere i soggetti interessati all'assolvimento della missione del servizio. Il presente rapporto ha come scopo quello di dimostrare che l'applicazione di questi principi nel contesto italiano, nel rispetto della pubblicità e accessibilità della risorsa idrica e della proprietà pubblica delle reti, non deve necessariamente tradursi nella gestione pubblica dei servizi, ma che anzi l'introduzione di elementi di concorrenza possono coesistere con questo assetto e generare benefici per gli utenti. Fra gli elementi di criticità che impediscono lo sviluppo in Italia di un mercato di fornitura dei servizi efficiente e con livello tecnologico comparabile con quello dei Paesi più avanzati il rapporto ne identifica due di particolare importanza. Il primo è la necessità di istituire un sistema di regolazione e controllo indipendente e con forti competenze specifiche, all'interno del quale ridefinire un sistema tariffario efficiente che consenta, anche operando in difesa degli utenti del servizio, l'equa remunerazione del capitale di rischio e della capacità imprenditoriale dell'impresa. L'altro è la possibilità di innovare i meccanismi di finanziamento delle reti infrastrutturali, che permetta anche di ridurre la durata degli affidamenti ed una maggiore competizione nella fornitura dei servizi. In ogni caso qualunque proposta di riforma per essere credibile deve contenere una scelta coerente con il contesto legislativo europeo sulle modalità di finanziamento del sistema, cioè delle aliquote dei costi di investimento e gestione da porre a carico della fiscalità generale e delle tariffe individuali. Il rapporto, partendo da una analisi sulle specifiche caratteristiche della risorsa acqua e sulle modalità che ne regolano l'accesso, descrive successivamente il fabbisogno degli investimenti nelle reti infrastrutturali di settore in Italia, la situazione attuale del settore e le proposte legislative in itinere o presentate. Nei paragrafi finali sono descritte le innovazioni che in quest'ultimo argomento possono essere introdotte nelle modalità di finanziamento degli investimenti e si avanzano alcune proposte la cui introduzione potrebbe contribuire a creare condizioni favorevoli all'auspicabile sviluppo del settore in termini di efficienza economica ed efficacia nella fornitura del servizio. In appendice è infine sviluppato un confronto con altre realtà europee sui sistemi di regolazione e sulle modalità di finanziamento degli investimenti.
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In: Italian Political Science Review: Rivista italiana di scienza politica, Volume 34, Issue 2, p. 223-247
ISSN: 0048-8402
The creation of an efficient Common Market has been, & for many aspects still is, the main goal of European regulation. Until the Single European Act, European regulation was mainly implemented through judicial policies, but during the 1990s the development of regulatory reforms called the EU for moving to a new form of regulation: administrative regulation. Today, in fields of policy like monetary policy, competition policy, telecommunication policy, & energy policy, the EU is called to implement European rules in a permanent, focused, sustained, & homogeneous way. Transnational networks made of national independent regulatory agencies have been created in order to achieve an efficient & effective regulation. Agency theory gives theoretical support to the creation of transnational regulatory networks. Nevertheless, an empirical analysis of successes & failures proves that institutional design of the network (independence, communication, & coordination) is only one out of four factors that can determine efficiency & effectiveness of European administrative regulation. The other factors are: the level of political support of the policy, the quality of European rules, & the structure of the policy field (fragmentation rather than the presence of one dominant powerful actor). Thus, in order to evaluate the probability of success or failure of transnational regulatory networks agency theory must be integrated in substantial ways. 3 Tables, 38 References. Adapted from the source document.