Gli olî nell'Egitto tolemaico. Economia, fiscalità, cultura
Nel primo capitolo si delinea il quadro evolutivo degli studi storico-economici applicati al mondo antico degli ultimi anni: si premette di non aver fiducia in un modello provvidenziale che possa sciogliere in maniera propria ed efficace tutti i nodi che emergono dell'evidenza documentaria e ci si affida alla speculazione teorica sulla necessità di strumenti variati del nobel per l'economia Dasgupta. Si inizia dalle (ora) fortunate New Institutional Economies (NIE), confrontandosi anche con le critiche più recenti (specie Maucourant), e si descrive il metodo e gli errori più frequenti negli storici dell'economia tolemaica (soprattutto Manning e Monson). Si prosegue con la scuola polanyiana francese (Maucourant e Etienne), rintracciando un filo rosso che lega gli interessi primari del polanyismo originario alle NIE e in generale all'economia non quantificativa. I due paragrafi successivi (3-4) riprendono le linee guida di due correnti di pensiero dimenticate dagli storici economici del mondo ellenistico (Annales e Lucio Russo) che in modo diverso possono ancora attivamente contribuire alla definizione stessa del campo di indagine e all'ermeneutica delle fonti economiche. Si passa dunque alla descrizione del contributo della scuola di Liverpool (Davies, Archibald) e si sottolinea l'utilità di un approccio multifocale come auspicato da Dasgupta. Ci si concentra infine sui problemi noti di continuità e cambiamento tra Egitto faraonico, persiano e greco, per concludere con le nuove possibilità offerte dagli strumenti dell'economia comportamentale, ancora per lo più ignoti agli storici dell'economia antica. Nel secondo capitolo si riprendono le fila dell'economia tolemaica, secondo uno schema neo- classico. Senza avere la pretesa di riscrivere la monografia di Claire Préaux (ancora irrinunciabile a causa della mancanza di degni successori e non perché non sia invecchiata) ci si prefigge in questo capitolo una prospettiva diversa: si pensa che, se davvero si vuole superare l'impasse di una interpretazione dirigista non è solo cambiando modelli che si può sperare di progredire, ma occorre partire da una nuova esegesi delle fonti. La fortuna dell'Egitto tolemaica sta nella possibilità di compulsare i rapporti orizzontali tra privati insieme a quelli verticali tra privati e stato. In questo modo si riprendono gli studi di Preisigke su istituti finanziari come il giroconto e si inseriscono in una prospettiva teoricamente più consapevole. Questi rapporti mostrano più di ogni interpretazione preconfezionata che il movimento di risorse economiche, attraverso la circolazione virtuale, animava un'economia sorvegliata, ma indipendente dalle maglie burocratiche. Allo stesso tempo, in questo capitolo si rintraccia il ruolo degli olî nei circuiti produttivi, salariali e creditizi, chiarendone il ruolo fondamentale. Tutto ciò è funzionale (in senso matematico e non ontologico) allo studio dell'andamento dei prezzi. A differenza di quanto si continua a scrivere di sovente, l'Egitto tolemaico non mostra fasi depressive a partire dal secondo secolo: al contrario, la nuova articolazione fiscale e dello stoccaggio (altro tema cui si dedica attenzione in questo capitolo) dimostra un interesse del legislatore verso l'abbattimento dei cd. costi di transazione. Esiste insomma una graduale ottimizzazione performativa che riduce l'impatto dell'andamento dei prezzi, sostanzialmente stagnante. Il terzo capitolo analizza gli olî (e soprattutto quello di sesamo) da un punto di vista culturale, oltre che economico. Il suo ruolo nel sistema dei ginnasî tolemaici (presto non più appannaggio della popolazione ellenofona) e nel culto da un'idea dell'ampiezza degli utilizzi, per quanto essa resti inquantificabile in termini assoluti. Attraverso il confronto con l'analisi dei prezzi del capitolo precedente si nota qui come i prezzi degli olî mostrassero, a fronte di una crescita nominale, una importante decrescita reale e ciò viene giustificato proprio con le politiche economiche, volte alla riduzione dei costi aggiunti. Nel caso dell'olio, soggetto a monopolio, il guadagno sulla catena di produzione stoccaggio e conservazione, non producevano speculazione e adattamento al tasso di inflazione nominale, ma provocavano un abbassamento reale del prezzo al dettaglio. Segue la traduzione italiana delle colonne di P.Rev. riguardanti gli olî, con un'attenzione inedita alla costruzione sintattica e all'uso dei tempi e modi verbali. In questo modo si riesce a comprendere quali parti del testo, confezionato come un centone ad uso di amministratori locali, provenissero da accordi d'appalto per la riscossione delle tasse, e quali da atti normativi. Tutto il capitolo è caratterizzato dall'intervento su testi papiracei e da correzioni e riletture (in particolare P.Lille I 9).