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Architetture per la salute nelle situazioni di emergenza
Emergenza e infrastrutture sanitarie Sono molte le condizioni di emergenza che, nel panorama globale attuale, ci si trova ad affrontare. Da definizione, lo "stato di emergenza" è una misura adottata per affrontare casi di pericolo e/o minaccia imminente, e solitamente viene dichiarato quando si verifica un disastro naturale, oppure la presenza di disordini civili o a seguito di una dichiarazione di guerra. Caratteri differenti e molteplici distinguono l'ampia casistica delle situazioni di emergenza e altrettante criticità si presentano nel momento in cui l'uomo cerca di porvi rimedio con risposte differenti per temporaneità, efficacia ed impatto dell'intervento sul territorio. Negli ultimi anni si sono registrati numerosi eventi che hanno determinato situazioni di emergenza a livello sanitario-epidemico, ambientale e socio-politico, a scala globale o locale. Seppur dovuti da differenti cause, l'aspetto che accomuna questi diversi stati di emergenza è la necessità di garantire strutture socio sanitarie e abitative che possano supportare le operazioni di primo soccorso. In tale contesto, pertanto, è di fondamentale importanza la risposta delle strutture sanitarie esistenti e/o l'allestimento di strutture socio-sanitarie e abitative in grado di assicurare un ricovero a coloro che hanno dovuto abbandonare la propria abitazione. Tale tema risulta essere estremamente attuale e di fondamentale importanza all'interno del quadro sociale globale perché tale condizione implica necessariamente una diffusione capillare della conoscenza delle suddette tematiche, in modo tale da implementare e migliorare la risposta all'emergenza. Casi esemplificativi a scala nazionale e internazionale Attualmente, in diversi contesti sociopolitici piuttosto critici per la presenza di conflitti bellici, le architetture per la salute si sono adattate per rispondere a diverse esigenze di emergenza: per esempio nell'Assuta Hospital in Israele i piani parcheggi interrati sono stati concepiti come dei veri e propri bunker e sono stati pertanto progettati per poter trasformarsi in aree sanitarie e rispondere alla necessità emergenziale di garantire il servizio sanitario anche in caso di attacco aereo. La flessibilità degli spazi e delle organizzazioni risulta essere quindi un requisito fondamentale per far fronte a diverse situazioni emergenziali siano esse temporanee o prolungate nel tempo. Sul territorio nazionale, invece, si può osservare come nell'area del Pronto Soccorso (Dipartimento Emergenza e Accettazione) degli ospedali italiani è possibile trovare aree dedicate ad affrontare similari situazioni, anche se meno consuete. È il caso dell'area "Bioterrorismo – decontaminazione" e l'area polifunzionale "Catastrofi – Emergenze", composta da spazi "polmone" adatti ad ospitare un numero elevato di utenti al sopraggiungere di specifiche situazioni di emergenza. Tali locali non afferiscono a quegli spazi obbligatori che la normativa nazionale prescrive sotto forma di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per l'esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private per Decreto del Presidente della Repubblica del 14/01/1997. L'analisi approfondita di alcune aree di Pronto Soccorso di recente realizzazione in Italia, ha evidenziato che in 4 casi su 16 (25%) è possibile riscontrare la presenza di aree "Bioterrorismo – decontaminazione", mentre in un solo caso (6%) si è rilevata la presenza dell'area polifunzionale "Catastrofi – Emergenze". Questi dati evidenziano una grande criticità e carenza di spazi per la gestione straordinaria delle emergenze attraverso le strutture ospedaliere italiane, anche alla luce di recenti stime che propendono per una crescita sempre maggiore di emergenze per cause naturali e non, già in continuo aumento. Criticità delle strutture sanitarie italiane La carenza di spazi dedicati all'interno delle aree di Pronto Soccorso per rispondere alle grandi emergenze, la mancanza di una cultura diffusa sul tema e l'obsolescenza della maggior parte delle strutture sanitarie italiane (oltre il 70% è stato realizzato prima del 1970), porta ad individuare nell'allestimento di campi di emergenza temporanei la soluzione più ottimale e strategica. Attraverso la raccolta di informazioni riguardo la tematica delle strutture socio-sanitarie e abitative per l'emergenza, però emerge una mancanza di competenze adeguate da parte di volontari e operatori che per le prime volte si sono trovati a lavorare nell'ambito della realizzazione di tali allestimenti. Obiettivo della ricerca Pertanto, emerge la necessità di proporre strategie organizzative e indicazioni progettuali sulla realizzazione e sul funzionamento dei campi di primo soccorso e di tutte le strutture adibite alla cura in situazioni di emergenza che possono anche configurarsi come tendopoli. L'obiettivo è quello di rispondere alle necessità di diffondere e rendere facilmente accessibili la conoscenza delle principali procedure attuabili in condizioni di emergenza di vario genere. Metodologia Supportati da un ampio campione di casi studio, si sono distinti gli stessi in tre grandi macro-gruppi, caratterizzanti le tre principali tipologie di emergenze, ovvero: • legate ad una componente epidemica; • generate da un evento naturale o climatico disastroso; • dovute a problematiche sociali e politiche, quali le guerre e migrazioni. Per la raccolta dei materiali utili, è seguita una prima fase di analisi di casi studio, basata sulla tipologia di struttura relazionata alle dimensioni, il numero di pazienti ospitabili e il numero di operatori necessari per gestirla; il tutto è quindi stato posto in relazione alla tipologia di emergenza che la tendopoli o la struttura sanitaria si trovavano a dover affrontare. Una matrice di analisi basata su dati quantitativi (quali l'estensione, la capacità ricettiva e la permanenza) e qualitativi (come l'organizzazione logistica delle funzioni interne) ha permesso di confrontare diversi casi studio internazionali. L'obiettivo di tale analisi è la comprensione delle modalità di pianificazione e allestimento delle diverse tipologie di strutture per l'urgenza. A partire dalla matrice di confronto, i casi studio sono stati sottoposti ad un'analisi critica che ha permesso di analizzare le differenti funzioni al loro interno, la loro organizzazione e le relazioni spaziali e funzionali in essere tra le diverse aree. Questa analisi ha permesso così di sviluppare una coscienza critica riguardo alle corrette modalità di realizzazione delle strutture in questione e una maggior consapevolezza riguardo gli accorgimenti da mettere in atto nelle fasi di progettazione e allestimento delle stesse. Risultati e sviluppi della ricerca Il risultato finale si traduce in una proposta meta-progettuale di layout funzionali, rispettivamente per ogni macro-area, e la definizione delle principali raccomandazioni che costituiscono un supporto alla realizzazione e all'allestimento del soccorso sanitario per le vittime colpite da calamità naturali, problematiche socio-politiche o emergenza di carattere epidemico. Tali considerazioni, suddivise in base alle diverse tipologiche di evento catastrofico, possono supportare i decisori nella scelta delle strategie ottimali da attuare quali l'individuazione dell'area, la programmazione delle fasi di soccorso e di insediamento, e l'applicazione delle relazioni funzionali e spaziali più adeguate ed efficaci. Il lavoro di ricerca si pone dunque come punto di partenza per un più approfondito studio riguardante le modalità che meglio si adattano ad ogni contesto di rischio, per effettuare scelte consapevoli, efficaci e coerenti rispetto alla tipologia di emergenza che ci si trova ad affrontare.
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Covid-19 Massive Vaccination Center Layouts. A modular and Scalable Model for Lombardy Region, Italy
BACKGROUND AND AIM OF THE WORK: The rapid evolution of Covid-19 and the availability of numerous vaccines led countries to set up Massive Vaccination campaign in a very short time. Since December 2020, due to the lack of specific guidelines, multidisciplinary groups started to investigate the minimum requirements for Massive Vaccination Centers (MVC). The aim of the paper is to shed light on the process of development of a scalable model for MVC layout design and implementation. METHODS: The methodology included two phases and six steps: 1) Study of MVC with i) acquisition of process data from experimental study on an early set up vaccination hub; ii) review of scientific literature on MVC; iii) review of existing available guidelines and international examples; 2) Design proposal with iv) functional and space requirements collection; v) standard MVC layout design and vi) scalable model definition. RESULTS: The resulting layout is compact, has a good wayfinding and address safety reducing cross-contamination risks. Different vaccine lines have been designed with a central dilution area for process efficiency. Healthcare staff wellbeing is guaranteed by the provision of resting spaces, short distances, and the correct sizing of space for the different activities. To ensure optimal vaccination capacity at the peak of vaccination, a modular and scalable model of different sizes has been designed ranging from 400 to 12000 m(2). CONCLUSIONS: The modular layout has been used as basic model in the regional legislation, disclosed with the Deliberation n° XI / 4353 of 24/02/2021. Further research is encouraged to compare different national and international layouts. (www.actabiomedica.it)
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COVID-19 Lockdown: Housing Built Environment's Effects on Mental Health
Since the World Health Organization (WHO) declared the coronavirus infectious disease 2019 (COVID-19) outbreak a pandemic on 11 March, severe lockdown measures have been adopted by the Italian Government. For over two months of stay-at-home orders, houses became the only place where people slept, ate, worked, practiced sports, and socialized. As consolidated evidence exists on housing as a determinant of health, it is of great interest to explore the impact that COVID-19 response-related lockdown measures have had on mental health and well-being. We conducted a large web-based survey on 8177 students from a university institute in Milan, Northern Italy, one of the regions most heavily hit by the pandemic in Europe. As emerged from our analysis, poor housing is associated with increased risk of depressive symptoms during lockdown. In particular, living in apartments <60 m2 with poor views and scarce indoor quality is associated with, respectively, 1.31 (95% CI: 1046–1637), 1.368 (95% CI: 1166–1605), and 2.253 (95% CI: 1918–2647) times the risk of moderate–severe and severe depressive symptoms. Subjects reporting worsened working performance from home were over four times more likely to also report depression (OR = 4.28, 95% CI: 3713–4924). Housing design strategies should focus on larger and more livable living spaces facing green areas. We argue that a strengthened multi-interdisciplinary approach, involving urban planning, public mental health, environmental health, epidemiology, and sociology, is needed to investigate the effects of the built environment on mental health, so as to inform welfare and housing policies centered on population well-being.
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COVID-19 Lockdown: Housing Built Environment's Effects on Mental Health
Since the World Health Organization (WHO) declared the coronavirus infectious disease 2019 (COVID-19) outbreak a pandemic on 11 March, severe lockdown measures have been adopted by the Italian Government. For over two months of stay-at-home orders, houses became the only place where people slept, ate, worked, practiced sports, and socialized. As consolidated evidence exists on housing as a determinant of health, it is of great interest to explore the impact that COVID-19 response-related lockdown measures have had on mental health and well-being. We conducted a large web-based survey on 8177 students from a university institute in Milan, Northern Italy, one of the regions most heavily hit by the pandemic in Europe. As emerged from our analysis, poor housing is associated with increased risk of depressive symptoms during lockdown. In particular, living in apartments <60 m(2) with poor views and scarce indoor quality is associated with, respectively, 1.31 (95% CI: 1046–1637), 1.368 (95% CI: 1166–1605), and 2.253 (95% CI: 1918–2647) times the risk of moderate–severe and severe depressive symptoms. Subjects reporting worsened working performance from home were over four times more likely to also report depression (OR = 4.28, 95% CI: 3713–4924). Housing design strategies should focus on larger and more livable living spaces facing green areas. We argue that a strengthened multi-interdisciplinary approach, involving urban planning, public mental health, environmental health, epidemiology, and sociology, is needed to investigate the effects of the built environment on mental health, so as to inform welfare and housing policies centered on population well-being.
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COVID-19 Lockdown: Housing Built Environment's Effects on Mental Health
Since the World Health Organization (WHO) declared the coronavirus infectious disease 2019 (COVID-19) outbreak a pandemic on 11 March, severe lockdown measures have been adopted by the Italian Government. For over two months of stay-at-home orders, houses became the only place where people slept, ate, worked, practiced sports, and socialized. As consolidated evidence exists on housing as a determinant of health, it is of great interest to explore the impact that COVID-19 response-related lockdown measures have had on mental health and well-being. We conducted a large web-based survey on 8177 students from a university institute in Milan, Northern Italy, one of the regions most heavily hit by the pandemic in Europe. As emerged from our analysis, poor housing is associated with increased risk of depressive symptoms during lockdown. In particular, living in apartments <60 m2 with poor views and scarce indoor quality is associated with, respectively, 1.31 (95% CI: 1046-1637), 1.368 (95% CI: 1166-1605), and 2.253 (95% CI: 1918-2647) times the risk of moderate-severe and severe depressive symptoms. Subjects reporting worsened working performance from home were over four times more likely to also report depression (OR = 4.28, 95% CI: 3713-4924). Housing design strategies should focus on larger and more livable living spaces facing green areas. We argue that a strengthened multi-interdisciplinary approach, involving urban planning, public mental health, environmental health, epidemiology, and sociology, is needed to investigate the effects of the built environment on mental health, so as to inform welfare and housing policies centered on population well-being.
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