Lo stato sociale in Francia: dalle origini alla seconda guerra mondiale
In: Welfare books
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In: Welfare books
In: Social systems, cultures and development 6
In: International journal of care and caring, Band 8, Heft 3, S. 564-568
ISSN: 2397-883X
Questo articolo si ispira alla sociologia storica di Max Weber al fine di: 1) individuare le condizioni di possibilità sociale dell'espressione delle passioni umane, e 2) identificare gli attori, gli interessi e le istituzioni che modellano l'espressione contemporanea delle passioni politiche e delle forme di violenza concomitanti. Nella sua Sociologia della musica, Weber (Weber 1921) mostra che l'espressione della passione è soggetta a delle condizioni di possibilità inerenti ad una razionalità perfettamente impersonale e che la razionalità propria alla musica occidentale è sia il prodotto di interessi material ed ideali e di un ceto sociale particolare e sia dei mezzi tecnici a sua disposizione. Questo articolo si basa su questa intuizione weberiana per proporre un ancoraggio sociologico e storico all'analisi delle passioni politiche della contemporaneità. Se il biopotere attuale modella l'espressione delle passioni e le canalizza verso delle nuove forme di violenza, e sole tecniche di potere non possono spiegare il divenire futuro delle passioni umane. L'articolo descrive come la governamentalità contemporanea si basa non solo su un regime di veridizione logicamente coerente, ma su degli attori sociali particolari che condividono degli interessi e delle istituzioni
BASE
Lo scopo di questo lavoro è quello di esaminare le questioni che solleva l'utilizzo di dati sul "benessere soggettivo" per valutare le politiche pubbliche. In termini più accademici, si tratta di determinare in quale misura l'economia della felicità, in piena espansione, può contribuire a rinnovare l'economia del benessere, che secondo alcuni autori sarebbe in una fase di stallo. Per capire meglio le implicazioni di questa questione, la prima parte dell'articolo situa l'economia della felicità e l'economia del benessere nella storia del pensiero economico. La seconda parte presenta le argomentazioni metodologiche dell'economia della felicità e il suo contributo al rinnovamento delle raccomandazioni delle politiche economiche e dell'economia del benessere. L'ultima parte sottolinea che la felicità è un criterio utile, ma non può essere l'unico criterio per giudicare lo stato della società: se l'economia della felicità vuole evitare una forma di paternalismo o di etnocentrismo, le incertezze metodologiche che ancora la circondano, e le obiezioni in linea di principio ci invita a non fare della felicità il solo barometro dell'azione pubblica.
BASE
In: JEMA-D-24-01533
SSRN