L'oggetto principale della mia tesi è la procedura "Assegnazione delle risorse ai processi" utilizzata a livello nazionale dalle Agenzie delle Entrate. Quest'applicativo consente a ciascun Direttore Provinciale dell'Agenzia di gestire in maniera automatizzata le scelte organizzative relative all'articolazione interna della Direzione Provinciale e all'assegnazione del proprio personale ai processi. Lo scopo alla base dell'utilizzo di tale procedura è la standardizzazione delle modalità di analisi e di rappresentazione dei processi e la costituzione di una base informativa unica e condivisa per tutte le unità organizzative dell'Agenzia. Conseguentemente, risulta necessario integrare e gestire la procedura con modelli gestionali, organizzativi e operativi in grado di valorizzare gli investimenti tecnologici e garantire il miglioramento diffuso. Un sistema che pone al centro del suo funzionamento le Persone, le loro attitudini e la loro professionalità quali elementi distintivi per il successo delle organizzazioni. In altre parole, una procedura in grado di fornire una vera e propria "fotografia" dell'organizzazione, delle sue strutture interne e delle attività svolte dal personale. Due sono le direttrici lungo le quali si snoda l'analisi. La prima si occupa di descrivere ed esaminare in modo analitico, prima l'Agenzia delle Entrate e poi la funzione di gestione delle risorse al fine di avere un panorama completo, dettagliato e conoscitivo sul quale muoverci senza particolari difficoltà. La seconda parte dell'analisi, invece, incentra l'attenzione più specificatamente sulla procedura "Assegnazione delle risorse ai processi" utilizzata dal personale autorizzato a livello nazionale per l'adempimento di particolari compiti organizzativi, individuandone i punti di forza e di debolezza. In conclusione, logica dei processi, reingegnerizzazione d'impresa, gestione strategica delle RU e miglioramento continuo sono filosofie gestionali ormai consolidate che convergono verso il cambiamento e che trovano in soggetti organizzativi il loro fulcro: "l'alto che apra l'azienda a cambiamenti radicali, il basso che migliori le prassi operative".
In: IX Convegno nazionale Biodiversità : Atti del convegno, Vol. 1 Agrobiodiversità e Valorizzazione delle Risorse Genetiche. 2012; 9. Convegno Nazionale Biodiversità, Bari, ITA, 2012-09-05-2012-09-07, 360-366
Le diverse specie di microrganismi presenti nel suolo hanno ruoli prioritari nelle trasformazioni dell'energia e nei processi biogeochimici, intervenendo nella decomposizione del materiale organico attraverso processi biodegradativi e nel riciclo di elementi essenziali quali carbonio, fosforo, azoto ed altri; in tal modo portano a termine specifiche reazioni di ossido-riduzione che permettono agli elementi di rendersi così disponibili in forme utilizzabili soprattutto dalle piante (Alexander, 1977); ai microrganismi del suolo è deputata infatti la conservazione dei numerosi servizi ecosistemici che si svolgono nel suolo (Bunning e Jiménez, 2003). La Convenzione Internazionale sulla Biodiversità (CBD) descrive la biodiversità agricola come "le componenti della diversità biologica relative al cibo e all'agricoltura e tutte le componenti della diversità biologica che costituiscono gli ecosistemi agricoli, anche chiamati agroecosistemi. Le varietà e la variabilità degli animali, delle piante e dei microrganismi a livello genetico, di specie e di ecosistema, necessari a mantenere le funzioni chiave degli agroecosistemi, la loro struttura ed i loro processi". La Strategia nazionale per la biodiversità (7 ottobre 2010, www.minambiente.it) pone tre obiettivi principali per la conservazione della biodiversità il primo dei quali è quello di massimizzare la salvaguardia e il recupero della biodiversità e dei servizi ecosistemici al fine di garantire il ruolo chiave per la vita sulla Terra e il benessere umano. Il secondo vuole favorire l'adattamento delle specie e degli ecosistemi naturali e semi-naturali ai cambiamenti climatici e adottare le opportune misure di mitigazione, mentre il terzo integrare la conservazione della biodiversità nelle politiche economiche e di settore. La conservazione dei microrganismi ex situ permette il mantenimento delle risorse genetiche microbiche del suolo sottoforma di ceppi distinti in coltura pura. Anche se la biodiversità dei microrganismi coltivabili rappresenta solo una piccolissima parte della realtà ambientale, essa risulta essere estremamente utile ed interessante per conservare e studiare ex situ organismi riconosciuti artefici di un determinato processo o azione. La conservazione in situ prevede lo studio e la conseguente valutazione della biodiversità microbica associata ad una determinata coltura o specie vegetale. È noto dalla letteratura che ogni specie vegetale rilascia nel suolo, in funzione anche delle caratteristiche pedoclimatiche ed ambientali, essudati radicali, che selezioneranno una determinata popolazione microbica (Pinton et al., 2001). Questo comporta che una conservazione del solo germoplasma vegetale ex situ, potrebbe non garantire il desiderato risultato di conservazione. Pertanto, nel caso della conservazione della biodiversità in funzione della fertilità del suolo e delle sue funzioni legate ai servizi ecosistemici da esso garantiti, questa va tutelata e garantita attraverso un approccio di ecosistemico pianta-suolomicrorganismo e l'attivazione di collezioni in situ. Sarà il monitoraggio in situ spazio temporale a garantire la salvaguardia della biodiversità microbica (Cardinali e Benedetti, in press). ; Scientists now know that the complex processes carried out by the soil biota (including plant roots) have significant effects on the health of ecosystems, the quality of soils, the incidence of soilborne plant and animal pests and diseases and, consequently, on the quality and yields of crops. The ecosystem services provided by soil organisms that may influence agricultural productivity include the decomposition and cycling of organic matter, the regulation of nutrients availability and uptake, the suppression of pests and diseases, the maintenance of soil structure and the regulation of soil hydrological processes, gas exchanges and carbon sequestration, soil detoxification, plant growth control, and pollination of horticultural crops (Bunning and Jimenez, 2003). Biological diversity is defined by the Convention on International Biodiversity (CBD) as "the variability among living organisms from all sources including, inter alia, terrestrial, marine and other aquatic ecosystems and the ecological complexes of which they are part; this includes diversity within species, between species and of ecosystems". The national strategy for biodiversity (7th October 2010, www.minambiente.it) sets three main objectives for biodiversity conservation, the first one deals with protecting and recovering biodiversity and ecosystem services in order to provide life on Earth and human health. The second one aims to promote species and natural and semi-natural ecosystem adaptability to climate change, whereas the third one deals with including biodiversity conservation in current policies. Ex-situ conservation means the conservation of microbial genetic resources outside their natural habitats in pure cultures. Although culturable microbial diversity represents only a small fraction of total microbial diversity (Lynch et al., 2004), it's extremely important for studying microrganisms responsible of certain processes and functions. In-situ conservation means the conservation of ecosystems and natural habitats and the maintenance and recovery of viable populations of microbial species in their natural surroundings associated with domesticated or cultivated species. Each specie releases in soil different plant root exudates depending on pedoclimatic and environmental conditions, resulting in the selection of certain microbial taxa (Pinton et al., 2001). This means that ex situ conservation alone could not always guarantee biodiversity conservation. Therefore, microbial biodiversity associated with soil biological fertility and ecosystem services provided by the soil biota should be preserved through an ecosystem plant-soil-microrganism-based approach.
Il progetto "Continuous Monitoring", CoMo è un infrastruttura aperta "Open Software Plattform" per il monitoraggio passivo del traffico di rete. Il progetto nasce in un contesto dove si ha scarsa quantità di dati disponibili per analizzare il sempre crescente dilagare di traffico "maligno" che minaccia la sicurezza della privacy dei dati e dell'integrità dei servizi disponibili sulla rete. É stato progettato per essere la base di un infrastruttura di monitoraggio che permetta ai ricercatori e ai gestori di rete di calcolare e condividere facilmente statistiche sul traffico su differenti nodi. Il progetto CoMo è sviluppato, ed è tuttora in sviluppo, nei laboratori della Intel a Cambridge "Intel Research Cambridge" in collaborazione con l'Università di Pisa, UPC1 Barcellona e Università of Massachusetts at Amherst. Lo scopo di questa tesi è quello di fornire un'infrastruttura di accounting continuo delle risorse in termini di cicli di macchina (CPU cycles), consumo di memoria, e transfer rate verso il disco. Il lavoro svolto prevede l'implementazione di strutture dati e funzioni appropriate per il monitoraggio delle risorse, di un protocollo di comunicazione tra i vari processi costituenti l'architettura CoMo e un meccanismo personalizzabile dall'utente per fornire le informazioni necessarie ad un'attenta analisi di utilizzo delle risorse al fine di poter definire una politica fairness nell'accesso ad esse. Questa politica dovrebbe essere in grado di prevenire gli attacchi di tipo Denial of Services e un uso eccessivo delle risorse che porterebbe ad una saturazione dell'intero sistema.
Questo lavoro studia le politiche di gestione delle risorse umane di un'impresa italiana produttrice di televisori, la Mivar, che ha interrotto la sua attività nel 2012. Si concentra, in particolare, sulla loro coerenza, mettendola in relazione con la performance economica. La ricerca mostra come politiche di gestione delle risorse umane coerenti siano una condizione necessaria (anche se non sufficiente) per la sua sopravvivenza e conferma che i fallimenti organizzativi sono altrettanto importanti, rispetto ai successi, nell'evidenziare l'importanza del fattore umano. La prima parte della tesi studia la coerenza delle politiche di gestione delle risorse umane della Mivar. La coerenza esterna è analizzata attraverso i cosiddetti 5 fattori (ambiente, caratteristiche della forza lavoro, strategia, cultura e tecnologia del posto di lavoro). La coerenza interna è giudicata rispetto ai suoi vantaggi economici, psicologici e relativi all'attività di reclutamento. La seconda parte inquadra il caso rispetto a due modelli internamente coerenti: il Mercato del Lavoro Interno e il sistema ad High Commitment. Il primo offre al lavoratore uno sviluppo di carriera all'interno dell'impresa, il secondo lo motiva concedendogli autonomia decisionale. Uno degli aspetti più interessanti del caso studio è la figura autoritaria del fondatore, che incentra su di sé tutto il potere decisionale ed organizzativo. Egli crea un legame diretto con i dipendenti sviluppando un clima aziendale amichevole e familiare, ma anche esigente e competitivo. La sua gestione si è rivelata coerente in un primo momento, risultando il punto di forza della Mivar, finendo poi per essere la sua debolezza all'inizio degli anni 2000. La Mivar non è riuscita ad adattare le politiche riguardanti le risorse umane in un settore in continuo cambiamento. Credo che questa debolezza possa essere generalizzata e non limitarsi all'esempio specifico di Mivar: non è sufficiente, per un imprenditore, creare un sistema inizialmente coerente per avere successo. È altrettanto importante riuscire a rispondere e ad adattarsi ad ogni cambiamento del mercato e del contesto nel quale l'azienda è inserita.
Negli ultimi dieci anni, un nuovo movimento di opinione in campo educativo si è diffuso in Italia per stimolare i responsabili delle politiche educative e gli insegnanti di ogni ordine e grado dell'istruzione ad ascoltare attentamente le voci, nonché i bisogni e gli interessi di tutti gli studenti. Si tratta del movimento «Student Voice», nato negli anni Novanta nel Regno Unito e diffusosi in alcuni Paesi di area anglofona (USA, Canada, Australia). Questo movimento sostiene la partecipazione attiva e responsabile di tutti gli studenti ai processi formativi che si attivano nelle scuole e nelle università: nello specifico, questa partecipazione si esplica nella didattica in aula, nelle ricerche dei loro professori e nei processi decisionali con cui si attuano le politiche educative che riguardano i diritti e gli interessi degli studenti. In questo articolo, dopo aver presentato i capisaldi teorici che i pionieri anglofoni della prospettiva «Student Voice» hanno identificato e il modo in cui i pedagogisti italiani hanno recepito le loro suggestioni, si descrivono le modalità più significative che quei ricercatori italiani, che si sentono partecipi di tale prospettiva emergente, hanno sperimentato per valorizzare la voce degli studenti e migliorarne la partecipazione alla vita scolastica e universitaria. Si cerca di cogliere le potenzialità e i limiti del movimento «Student Voice». ; A new pedagogical movement has spread to Italy over the last ten years to inspire education policy makers and teachers at all levels of education to listen carefully to the voices as well as the needs and interests of all the students. This is the «Student Voice» movement, born in the nineties in the UK and spread to some english-speaking countries (USA, Canada, Australia). This movement supports the active and responsible participation of all students in the training processes that take place in schools and universities: specifically, this participation occurs in the classroom teaching, their professors' researches and decision-making processes with which the educational policies related to the rights and interests of students are implemented. In this article, after presenting the theoretical backgrounds that the english-speaking pioneers of the «Student Voice» perspective have identified and the way in which Italian researchers have transposed their suggestions, we describe the most significant ways that those Italian researchers who are participating in this emerging perspective have experimented to enhance the voice of students and improve their participation in school and university life. We will try to capture the potentials and limits of the «Student Voice» movement.