2007/2008 ; La vita in Europa è diventata con ogni anno che passa più florida, più soddisfacente e pacifica grazie ad un forte impegno degli stati europei e grazie alla creazione di un'entità politica ed economica unica al mondo: L'Unione Europea. La creazione di un mercato unico, di una moneta unica, di una cittadinanza e di un'identità europea, di una strategia comune contribuiscono al raggiungimento degli obbiettivi comuni come quello di far diventare UE l'economia più competitiva al mondo ed un levato benessere dei suoi cittadini . Un contesto multiculturale, in cui la diversità e le lingue rappresentano un nostro vantaggio, mentre le nostre vite vengono guidate dai principi importanti come ad esempio l'uguaglianza tra le persone a prescindere dalla razza, etnia, genere, religione oppure orientamento sessuale. L'Europa di oggi è per tutti noi sinonimo di cooperazione, democrazia, rispetto dei diritti, modernizzazione e prosperità. L'appartenenza all'Unione Europea significa automaticamente la libera scelta di condividere valori e principi comuni, mentre l'istituzione di una cittadinanza europea ha messo la persona al centro delle azioni comunitarie. L'identità europea, anche se ancora un concetto ambiguo, si rivela assolutamente indispensabile per incrementare la legittimità ed il buon funzionamento dell'Unione Europea. Oltre la stabilità politica, economica e militare, l'UE deve ai suoi cittadini una vita dignitosa in cui la libertà, solidarietà, giustizia ed eguaglianza sono principi validi ed attivi. Nel contesto di un quadro legislativo che promuoveva la non-discriminazione e l'eguaglianza , l'adozione della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea ha creato per tutti i cittadini europei la garanzia di un insieme di diritti e libertà fondamentali . Viene naturale a pensare che di questi diritti usufruiscono indistintamente tutti coloro che risiedono sul territorio dell'Unione Europea. Tuttavia, circa dieci milioni di persone per di più cittadini europei, vengono ogni giorno privati di questi diritti, vittime della discriminazione, dell'indifferenza e della più estrema povertà. Il numero elevato potrebbe far pensare che si tratta della popolazione di un intero stato membro come Austria, Bulgaria, Portogallo, Belgio oppure la Svezia. In realtà si tratta della più grande minoranza europea: i rom. Oggi chiamati rom, nel passato conosciuti come zingari, un popolo con una storia triste e difficile, vittime sempre di qualche ingiustizia: esclusione, isolamento e diffidenza dopo l'arrivo in Europa dal nono al quindicesimo secolo; schiavitù per centinaia di anni nel medio evo; deportati o sterminati durante la Seconda Guerra Mondiale; vittime dell'assimilazione forzata nel periodo socialista; in preda alla disperazione, alla discriminazione e alla povertà al giorno d'oggi. Non appartengono a nessuno stato e non hanno mai rivendicato niente, nessuna pretesa territoriale o di altro genere. Contenti di vivere nelle loro comunità, senza mischiarsi con gli altri, in armonia e serenità con le popolazioni che li ospitano. Con gli ultimi allargamenti, l'Unione Europea ha aperto le frontiere a più di 100 milioni di persone tra cui circa otto milioni di etnia rom. L'attribuzione del recente concetto di una "vera minoranza europea" riflette sia il carattere transnazionale sia il suo ruolo importante nel processo d'integrazione nell'Europa dell'Est. C'è uno stretto rapporto tra il processo di allargamento, d'integrazione nell'Unione Europea e le politiche per le minoranze. Anche se lo status di paese candidato oppure membro, è condizionato dall'adozione delle politiche e norme legislative verso la minoranza rom, in pratica poco è stato fatto per un concreto miglioramento delle condizioni di vita dei rom. Il profondo incremento della povertà dei rom nel periodo post-socialista nei paesi est e centro europei, ha portato all'interno dell'Unione tutti i problemi che esso comporta. Dispersi in tutta l'Europa, i rom non hanno un paese di origine e non sono nemmeno mobilizzati dal punto di vista politico ciò che li rende assolutamente dipendenti dalle politiche statali. I rom si trovano in un circolo vizioso dovuto alla interconnessione delle varie difficoltà che si può sintetizzare come segue: povertà – discriminazione - scarsa preparazione scolastica e professionale - povertà. Sono vittime della discriminazione in tutti i settori: istruzione, lavoro, abitazioni, giustizia, salute, mentre la popolazione maggioritaria manifesta nei loro confronti un atteggiamento di esclusione ed allontanamento come conseguenza dei vari pregiudizi. Accusano frequentemente il fatto di essere stigmatizzati e le loro tradizioni, costumi e caratteristiche culturali non vengono riconosciute. La discriminazione nell'ambito dell'istruzione e dell'occupazione è la causa principale della situazione precaria delle comunità rom e del vicolo cieco da cui non riescono ad uscire. Gli elementi responsabili delle difficoltà riscontrate della minoranza rom sono intercollegate ed interdipendenti , generando cosi l'impossibilità di integrarsi senza un impegno esterno congiunto tra le varie autorità. La questione rom, soprattutto nel contesto della nuova configurazione dell'UE, è diventata un problema europeo se non uno dei problemi più gravi dell'Unione Europea a livello sociale. Già dal 1993 l'argomento è stato formalmente individuato come europeo tramite la Risoluzione 1203 del Consiglio dell'Europa che ha dichiarato la popolazione rom una "vera minoranza europea". Gli standard di vita dei rom sonno diventati un segnale d'allarme dal punto di vista umanitario ed hanno sollevato preoccupazioni per le violazioni dei diritti umani. In aggiunta all'aspetto morale ed umanitario, le difficoltà delle comunità rom generano problematiche a livello sociale ed economico. Pertanto la questione deve interessare sia gli stati nazionali, membri e candidati, sia l'Unione Europea nel suo intero in quanto la disoccupazione e la povertà a lungo termine, nel futuro metterà a repentaglio la competitività. Inoltre nei paesi dove i rom costituiscono popolazioni considerevoli ed in continua crescita, la loro emarginazione ed esclusione minaccerà la stabilità e la coesione sociale . La presente tesi propone due ipotesi riguardo all'argomento trattato: Il problema rom, nell'attuale contesto dell'Unione Europea allargata e beneficiaria dei vantaggi della libera circolazione, è diventato un problema transfrontaliero, lo spostamento dei rom da un paese ad altro alla ricerca di una vita migliore generando seri problemi sia per le stesse comunità rom sia per i paesi ospitanti. Di conseguenza, la questione oltrepassa il livello nazionale presentandosi con un'evidente dimensione europea, richiedendo un approccio diverso da parte dell'Unione Europea che dovrebbe avere un ruolo attivo con delle azioni pratiche, in sostanza un ruolo che va oltre il coordinamento e le raccomandazioni. data la complessità del problema e la profonda diversità tra i rom e le popolazioni maggioritarie ma allo stesso tempo anche tra le varie comunità rom, si rivela un'incompatibilità tra queste due società; questa incompatibilità, generata dalla diversità e dalla presenza delle problematiche specifiche , porta a vari difficoltà come la discriminazione, razzismo, scarse opportunità, povertà. Si sostiene quindi la necessità prima di tutto di un intervento di natura educativo, rivolto ugualmente agli individui rom che ai non rom. L'approccio deve essere vincolante quasi coercitivo previsto dalla legge in tale maniera da imporre la frequentazione della scuola ai bambini rom, limitando le loro tradizioni quando si tratta di violazioni della legislazione in vigore . Dall'altra parte le autorità e le istituzioni – media compresi – devono sensibilizzare la popolazione non rom fornendo un'immagine reale della situazione di questa minoranza e fornendo un tipo di educazione civica che promuove principi come l'eguaglianza, la non discriminazione e la solidarietà. La situazione della minoranza rom è un argomento complicato, complesso ed allo stesso tempo molto controverso. Per poter offrire delle soluzioni e delle raccomandazioni, si deve innanzitutto comprendere ed analizzare. In questo senso, la presente tesi ha fissato una serie di obiettivi elencati di seguito: I rom si devono conoscere. Chi sono i rom, da dove vengono, quali sono le loro tradizioni, che tipo di vita conducono, quali sono le loro condizioni di vita sono domande a cui tanti di noi non sanno rispondere. Abbiamo un'immagine in cui prevalgono gli stereotipi ed i pregiudizi. La distanza sociale imposta dalle popolazioni maggioritarie è indiscutibilmente collegata anche ad una paura di fronte a queste comunità in pratica ignote. Quindi, in queste circostanze, un quadro descrittivo dei rom e delle loro problematiche risulta assolutamente indispensabile. Si intende di presentare sia un quadro della storia dei rom, sia una descrizione delle loro tradizioni insistendo però sulle attuali condizioni di vita delle comunità rom residenti nei paesi membri. La questione rom ha superato i confini nazionali. I problemi dei singoli paesi membri sono oggi affrontati a livello comunitario in virtù di una politica comune basata sull'unità e sulla solidarietà. Sia per la gravità della situazione, sia per le sue elevate dimensioni, la questione è diventata una vicenda europea. Dunque si intendono individuare gli aspetti e le conseguenze transfrontaliere dell'argomento focalizzando una significante attenzione sulle responsabilità ai vari livelli. Gli impegni non mancano. È importante avere un quadro completo delle iniziative e degli impegni che sono stati fatti, principalmente per poter identificare che cosa delle misure prese non ha funzionato, oppure cosa ha funzionato meglio. Di conseguenza, per i motivi suindicati, ma anche per facilitare la formulazione delle raccomandazioni conclusive, si intende provvedere ad una comprensiva presentazione degli impegni dei governi nazionali, dell'Unione Europea, delle organizzazioni internazionali, organizzazioni non governative e delle stesse comunità rom. È inoltre necessaria un'analisi storica delle politiche destinate ai rom durante la storia. Sono state adottate delle leggi. Dunque si desidera fornire una panoramica sulla legislazione in vigore in modo da diffondere i diritti umani e delle minoranze, ed allo stesso tempo i doveri delle autorità. Un piccolo contributo alla raccolta dei dati. Uno degli ostacoli più gravi nella gestione della problematica rom è costituito dalla mancanza dei dati. Pertanto uno degli obiettivi principali della tesi è di fornire più informazioni possibili sulla questione in modo da poter facilitare le future ricerche nel campo. I rom sono vittime dei pregiudizi e degli stereotipi. Si elaborerà una ricerca che intende da una parte identificare i pregiudizi e gli stereotipi che la popolazione maggioritaria associa più frequentemente ai rom, e da un'altra parte identificare la presenza degli atteggiamenti discriminatori. Un altro obiettivo è di analizzare le particolarità delle comunità rom oppure delle loro problematiche nei principali paesi europei dove risiedono importanti popolazioni di quest'etnia. La minoranza rom è stata dichiarata in assoluto la più povera e vulnerabile dell'Europa. Le problematiche collegate all'etnia rom sono le più svariate e per di più interconnesse tra di loro. Sebbene tradizionalmente e storicamente una delle popolazioni più povere dell'Europa, l'ulteriore collasso della qualità della vita dei rom ha portato ad una situazione insostenibile senza precedente. Dopo la caduta dei regimi socialisti, le condizioni di vita dei rom sono peggiorate in modo allarmante ed i loro diritti sono stati sempre più spesso violati attirando l'attenzione della comunità internazionale ed europea. La povertà dei rom, paragonabile alle comunità del terzo mondo, è strettamente correlata con altre difficoltà che loro affrontano: le lacune in materia di istruzione, la disoccupazione, mancanza di abitazioni ed assistenza sanitaria. I rom hanno un limitato accesso al mercato di lavoro dovuto principalmente ad una scarsa preparazione e poi anche all'isolamento geografico ed alla discriminazione. I bassi livelli di istruzione sono da una parte anche loro dovuti ad un elevato livello di discriminazione nelle scuole e di negazione della loro cultura ed identità. Da un'altra parte, lo scarso accesso ai servizi pubblici, l'emarginazione geografica e l'impossibilità di sostenere le spese scolastiche influiscono altrettanto negativamente l'istruzione dei rom. Il circolo vizioso in cui i rom si trovano intrappolati inizia con la povertà e discriminazione, continua con la scarsa istruzione, la disoccupazione chiudendosi sempre e sfortunatamente con povertà e discriminazione. È ovvio che le comunità rom devono affrontare un complesso processo di modernizzazione attraverso un cambiamento culturale e con l'utilizzo indispensabile degli strumenti come l'istruzione e la formazione professionale. L'emancipazione delle comunità rom deve inoltre garantire ai bambini un'istruzione di qualità ed alle donne l'indipendenza economica. L'intervento, pur coordinato ai livelli istituzionali, deve assolutamente coinvolgere i rappresentanti della minoranza rom senza i quali, il dialogo tramite i rom e i gadje, risulta impossibile. L'accesso all'istruzione ed alla formazione deve tradursi in un obbligo legale in modo che le generazioni rom future ma anche quelle di oggi possano beneficiare di un'educazione, formazione pari al resto delle popolazioni. Dall'altra estremità si trova l'atteggiamento discriminatorio delle popolazioni maggioritarie che ostacola in pratica ogni tentativo di integrazione dei rom al loro interno. In questa direzione sembra sia nata una "coalizione" tra i cittadini, i media e le autorità con lo scopo di segregare e mantenere in condizioni disumane i rom cioè milioni di persone diverse. Una "coalizione" del genere rende impossibile ogni progetto di inclusione dei rom. La colpa è sempre attribuita alla scarsa volontà e coinvolgimento della popolazione rom nel processo integrativo. In pratica, dato l'alto livello della discriminazione di cui sono vittime i membri delle comunità rom, l'integrazione fallirebbe pur avendo la certezza della buona volontà. Dovrebbe istaurarsi un processo di conciliazione mediato dalle autorità pubbliche in cui i lo scopo è di assumere i valori comuni e di educare i rom ed i non rom a come convivere in maniera armoniosa. La presenza degli stereotipi e dei pregiudizi nei mezzi di comunicazione di massa aumenta ingiustamente l'intolleranza e la discriminazione perciò dovrebbe essere regolamentata tramite un efficace intervento legislativo. Inoltre, la creazione dei corsi di educazione civica nelle scuole e delle campagne mediatiche risulta assolutamente necessaria per sensibilizzare i "gadje" sui diritti umani e delle minoranze, far conoscere le vere problematiche rom e generare un'educazione che promuova la tolleranza e l'uguaglianza. La diversità – valore centrale dell'identità europea - deve essere più di un concetto espresso a livello europeo. Deve essere vista per quello che è veramente: una fonte di ricchezza di cui possiamo beneficiare tutti al di là della razza, religione, appartenenza etnica o orientamento sessuale. L'integrazione dei rom deve prevedere una vera e propria convivenza tra questi e le società maggioritarie evitando completamente formule di tipo segregatorio. Il modello di vita europeo, basato sui nostri valori comuni, per poter essere assunto deve essere prima di tutto conosciuto quindi i rom devono essere ammessi nelle scuole, nelle classi con tutti gli altri bambini, negli ospedali nelle stanze insieme ai pazienti romeni, italiani, oppure slovacchi, devono lavorare negli ambienti lavorativi di tutti noi e devono condividere gli spazi per il tempo libero come tutti gli altri cittadini europei. Finche saranno isolati, esclusi continueranno a vivere in condizioni di estrema povertà guidati dai costumi inadeguati al giorno d'oggi. La difficoltà della problematica è generata proprio della convinzione di infallibilità di ogni parte – i rom ed i non rom – e di come far comprendere l'inattendibilità dei propri atteggiamenti. In una situazione in cui tutti pensano di avere ragione e tutti pensano di essere vittime, l'educazione è l'unica strada per una convivenza serena basata sui valori e principi comuni. ; XX Ciclo
AMÉRICA LATINA La tormenta tropical "Emily" se acerca a las costas de República Dominicana y Haití.Para más información: http://edition.cnn.com/2011/WORLD/americas/08/03/tropical.storm.emily/index.html http://www.msnbc.msn.com/id/43972830/ns/weather/Guatemala condena a 6.060 años de prisión a cuatro ex militares por el asesinato de campesinos.Para más información: http://www.msnbc.msn.com/id/44005630/ns/world_news-americas/ http://www.chinadaily.com.cn/2011-08/03/content_13041314.htm http://www.latimes.com/news/nationworld/world/la-fg-guatemala-dos-erres-20110804,0,5754540.story http://edition.cnn.com/2011/WORLD/americas/08/02/guatemala.human.rights.trial/index.htmlVenezuela planea excarcelar a la mitad de los presos.Para más información: http://www.elpais.com/articulo/internacional/Venezuela/planea/excarcelar/mitad/presos/elpepuint/20110801elpepuint_10/Tes Atentado en Venezuela contra un canal de televisión deja dos heridos.Para más información: 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http://www.elpais.com/articulo/internacional/Mauricio/Macri/gana/amplia/mayoria/segundo/mandato/Buenos/Aires/elpepuint/20110731elpepuint_7/TesSe elevan a 33 los fallecidos en Ecuador por alcohol adulterado.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/latinoamerica/se-elevan-a-33-los-fallecidos-en-ecuador-por-alcohol-adulterado_10076884-4Asesinadas dos turistas francesas en la provincia argentina de Salta.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/latinoamerica/dos-turistas-francesas-asesinadas-en-la-provincia-argentina-de-salta_10055864-4Cae en México el 'Diego', vinculado a unos 1.500 asesinatos.Para más información: http://edition.cnn.com/2011/WORLD/americas/07/31/mexico.drug.arrest/index.html http://www.lanacion.com.ar/1393987-detienen-a-un-lider-del-cartel-de-juarez´http://www.msnbc.msn.com/id/43957458/ns/world_news-americas/ http://www.nytimes.com/2011/08/01/world/americas/01mexico.html?ref=world 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http://www.bbc.co.uk/mundo/noticias/2011/08/110802_mexico_migrantes_cidh_irm.shtmlRaúl Castro flexibilizará la política migratoria cubana.Para más información: http://www.lanacion.com.ar/1394475-raul-castro-flexibilizara-la-politica-migratoria-cubanaRaúl Castro pidió al Partido Comunista debatir más.Para más información: http://www.lanacion.com.ar/1394087-raul-castro-pidio-al-partido-comunista-debatir-masSegún estudio la pobreza crece rápidamente en México.Para más información: http://www.latimes.com/news/nationworld/world/la-fg-mexico-poverty-20110730,0,6568710.storyPolicía venezolana captura a líder de revuelta carcelaria de El Rodeo.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/latinoamerica/polica-venezolana-captura-a-lder-de-revuelta-carcelaria_10076964-4ESTADOS UNIDOS / CANADÁAcuerdo en Estados Unidos para evitar la quiebra.Para más información: 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http://www.lanacion.com.ar/1394466-el-acuerdo-no-calma-a-wall-streetGobierno estadounidense enfrenta a hackers.Para más información: http://www.chinadaily.com.cn/world/2011-08/02/content_13033305.htmLas dudas sobre la recuperación en Estados Unidos provocan un fuerte correctivo en los mercados.Para más información: http://www.elpais.com/articulo/economia/dudas/recuperacion/EE/UU/provocan/fuerte/correctivo/mercados/elpepueco/20110801elpepueco_1/TesCerrada la batalla por la deuda de Estados Unidos, parte la guerra por la Casa Blanca en 2012.Para más información: http://diario.elmercurio.com/2011/08/03/internacional/_portada/noticias/6A0C2E79-9C32-4CF0-91C0-5C89A56B30ED.htm?id={6A0C2E79-9C32-4CF0-91C0-5C89A56B30ED}EUROPALa Unión Europea y el FMI analizan sobre el terreno los avances de Portugal para reducir el déficit.Para más información: http://www.elpais.com/articulo/economia/UE/FMI/analizan/terreno/avances/Portugal/reducir/deficit/elpepueco/20110801elpepueco_8/TesUnión Europea pide al Consejo de Seguridad de la ONU intervenir en Siria.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/medio-oriente/ataques-en-siria-dejan-decenas-de-muertos_10063924-4Los guardacostas italianos hallan 25 cadáveres en una embarcación libia que llevaba a otros 271 subsaharianos.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/europa/encuentran-25-inmigrantes-muertos-en-barco-que-lleg-a-italia_10064744-4 http://www.elpais.com/articulo/internacional/muerte/desembarca/Lampedusa/elpepuint/20110801elpepuint_4/Tes http://www.nytimes.com/2011/08/02/world/europe/02Italy.html?ref=world http://www.bbc.co.uk/mundo/ultimas_noticias/2011/08/110801_ultnot_italia_inmigrantes_lampedusa_en.shtmlOTAN pide más tropas en Kosovo por auge de tensión en la región.Para más información: http://www.msnbc.msn.com/id/43993640/ns/world_news-europe/ http://www.eltiempo.com/mundo/europa/otan-pide-tropas-suplementarias-en-kosovo-por-auge-de-tensin-en-la-regin_10074124-4Autor de masacre en Noruega llamó a la Policía desde la isla de Utoya.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/europa/autor-de-masacre-en-noruega-llam-a-la-polica-desde-la-isla-de-utoya_10073104-4Turquía prepara el relevo generacional en su Ejército.Para más información: http://www.elpais.com/articulo/internacional/Turquia/prepara/relevo/generacional/Ejercito/elpepuint/20110801elpepuint_8/Tes Zapatero anunció el adelanto de elecciones.Para más información: http://www.lanacion.com.ar/1393609-anuncio-zapatero-el-adelanto-de-elecciones http://www.time.com/time/world/article/0,8599,2086586,00.html http://www.lemonde.fr/europe/article/2011/08/03/espagne-zapatero-convoque-une-reunion-d-urgence_1555631_3214.htmlAdelanto de elecciones deja al PP con 7 puntos de ventaja en España.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/europa/adelanto-de-elecciones-deja-al-pp-con-7-puntos-de-ventaja-en-espaa_10054805-4Duelo en Ucrania por víctimas de accidente en mina.Para más información: http://edition.cnn.com/2011/WORLD/europe/07/31/ukraine.mine.explosion/index.html"The Economist" analiza el estado del euro.Para más información: http://www.economist.com/blogs/charlemagne/2011/08/bond-spreads-euro-zoneGrupo de "indignados" toma el centro de Madrid.Para más información: http://www.lanacion.com.ar/1394515-los-indignados-tomaron-otra-vez-madrid http://www.eluniversal.com.mx/notas/783453.html http://www.bbc.co.uk/mundo/ultimas_noticias/2011/08/110803_ultnot_espana_madrid_indignados_en.shtml"BBC" analiza: "España: se cierra una puerta a los rumanos, ¿se abre otra a la xenofobia?".Para más información: http://www.bbc.co.uk/mundo/noticias/2011/08/110726_rumanos_permiso_trabajo_espana_pea.shtmlChoques entre inmigrantes y policía en Italia.Para más información: http://www.bbc.co.uk/mundo/ultimas_noticias/2011/08/110801_ultnot_italia_inmigrantes_protesta_cch.shtml http://www.msnbc.msn.com/id/43987812/ns/world_news-europe/Breivik compró en eBay parte del arsenal para los atentados.Para más información: http://www.elpais.com/articulo/internacional/Breivik/compro/eBay/parte/arsenal/atentados/elpepiint/20110801elpepiint_4/TesASIA- PACÍFICO/ MEDIO ORIENTENuevos brotes de violencia causan 15 muertos en la región autónoma de Xinjiang.Para más información: http://www.nytimes.com/2011/08/02/world/asia/02china.html?ref=world http://www.lemonde.fr/asie-pacifique/article/2011/08/03/xinjiang-les-accusations-du-gouvernement-chinois-sont-peu-credibles_1555627_3216.html http://www.elpais.com/articulo/internacional/Nuevos/brotes/violencia/causan/muertos/region/autonoma/Xinjiang/elpepiint/20110801elpepiint_9/TesEl régimen sirio arremete de nuevo contra la ciudad de Hama.Para más información: http://www.nytimes.com/2011/08/02/world/middleeast/02syria.html?ref=world http://www.eltiempo.com/mundo/medio-oriente/ataque-en-hama-siria-deja-95-muertos_10058364-4 http://www.latimes.com/news/nationworld/world/la-fg-syria-hama-20110804,0,7395291.story 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http://www.elpais.com/articulo/internacional/accidente/tren/mina/confianza/lideres/chinos/elpepiint/20110801elpepiint_10/Tes http://www.nytimes.com/2011/08/01/technology/companies/roaming-fees-as-low-as-chinas-wont-be-matched-soon.html?ref=worldOla de violencia deja 35 muertos en Karachi, en el sur de Pakistán.Para más información: http://edition.cnn.com/2011/WORLD/asiapcf/08/02/pakistan.karachi.violence/index.html http://www.eltiempo.com/mundo/asia/ola-de-violencia-deja-35-muertos-en-karachi-en-el-sur-de-pakistn_10073624-4El SIDA se expande por Medio Oriente y el Norte de África.Para más información: http://www.msnbc.msn.com/id/43993976/ns/health-aids/Un sismo de 6,1 grados Richter sacude el centro de Japón sin daños.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/asia/un-sismo-de-61-grados-richter-sacude-el-centro-de-japn-sin-daos_10065464-4Decenas de muertos por inundaciones en Corea del Norte.Para más información: http://www.bbc.co.uk/mundo/ultimas_noticias/2011/08/110801_ultnot_corea_del_norte_inundaciones_ao.shtmlCorea del Sur ofrece ayuda humanitaria por inundaciones a su vecina del Norte.Para más información:http://www.chinadaily.com.cn/world/2011-08/03/content_13043759.htmMiles de 'indignados' en Israel buscan reivindicaciones económicas.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/medio-oriente/miles-de-indignados-en-israel-buscan-reivindicaciones-econmicas_10063049-4Disputa entre China y Filipinas por recursos marítimos.Para más información: http://www.msnbc.msn.com/id/44007632/ns/world_news-christian_science_monitor/Torre en Jeddah será la más alta del mundo.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/asia/torre-en-jeddah-el-edificio-ms-alto-del-mundo_10080685-4En el mundo musulmán comienza el Ramadán.Para más información: http://thelede.blogs.nytimes.com/2011/08/01/in-middle-east-a-restive-first-day-of-ramadan/?ref=world http://edition.cnn.com/2011/WORLD/meast/08/01/ramadan/index.htmlLa revolución egipcia seis meses después.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/africa/la-revolucin-egipcia-seis-meses-despus_10080186-4ÁFRICAHambruna en el Cuerno de África se está extendiendo.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/africa/hambruna-en-el-cuerno-de-frica-se-est-extendiendo-dice-la-onu_10073085-4 http://edition.cnn.com/2011/WORLD/africa/08/03/un.somalia.famine/index.html http://www.lemonde.fr/afrique/article/2011/08/03/somalie-etat-de-famine-decrete-dans-trois-nouvelles-regions_1555903_3212.html http://www.time.com/time/world/article/0,8599,2086611,00.html http://www.eluniversal.com.mx/notas/783353.html http://diario.elmercurio.com/2011/08/03/internacional/_portada/noticias/206523DF-C8D2-498B-89EC-01DDF858E0B7.htm?id={206523DF-C8D2-498B-89EC-01DDF858E0B7} http://www.latimes.com/news/nationworld/world/la-fg-africa-famine-camp-20110803,0,4486407.story http://www.economist.com/node/21524864En camilla y dentro de una jaula, arrancó el juicio contra Mubarak.Para más información: http://www.lanacion.com.ar/1394577-arranco-el-juicio-contra-mubarak-que-se-presento-en-camilla http://www.bbc.co.uk/mundo/noticias/2011/08/110803_juicio_mubararak_cr.shtml http://edition.cnn.com/2011/WORLD/meast/08/03/egypt.mubarak.trial/index.html http://www.lemonde.fr/afrique/article/2011/08/03/les-fils-moubarak-autrefois-riches-et-puissants-aujourd-hui-parias_1555651_3212.html http://www.msnbc.msn.com/id/43998161/ns/world_news-mideast_n_africa/ http://www.chinadaily.com.cn/world/2011-08/03/content_13043261.htm http://www.time.com/time/world/article/0,8599,2086688,00.html http://www.latimes.com/news/nationworld/world/la-fg-egypt-mubarak-trial-20110804,0,2267345.storyLa falta de medios de Kenia aloja a refugiados somalíes en un limbo temporal.Para más información: http://www.elpais.com/articulo/internacional/falta/medios/Kenia/aloja/refugiados/somalies/limbo/temporal/elpepuint/20110801elpepuint_9/Tes El Ejército desmantela la acampada de la plaza de Tahrir el primer día de Ramadán.Para más información: http://www.nytimes.com/2011/08/02/world/middleeast/02egypt.html?ref=world http://www.elpais.com/articulo/internacional/Ejercito/desmantela/acampada/plaza/Tahrir/primer/dia/Ramadan/elpepuint/20110801elpepuint_11/Tes Continúa la guerra en Libia.Para más información: http://www.nytimes.com/2011/08/01/world/africa/01libya.html?ref=world http://atwar.blogs.nytimes.com/2011/07/26/reading-the-refuse-counting-col-qaddafis-heat-seeking-missiles-and-tracking-them-back-to-their-sources/?ref=worldUganda podría convertirse en el próximo país que afrontaría hambruna.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/africa/uganda-podra-ser-el-prximo-pas-que-afrontara-hambruna_10079284-4Libios inician ayuno del mes sagrado de Ramadán en medio del conflicto.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/africa/libios-inician-ayuno-del-mes-sagrado-de-ramadn-en-medio-del-conflicto_10064366-4Mueren cuatro cascos azules etíopes en Sudán.Para más información: http://www.bbc.co.uk/mundo/ultimas_noticias/2011/08/110802_ultnot_sudan_onu_cascos_azules_mina_az.shtmlMás de 12 millones de personas necesitan alimento en el Cuerno de África.Para más información: http://www.bbc.co.uk/mundo/ultimas_noticias/2011/08/110801_ultnot_cuerno_africa_hambruna_fp.shtmlRey marroquí propone nuevas elecciones parlamentarias.Para más información: http://edition.cnn.com/2011/WORLD/africa/07/30/morocco.parliamentary.elections/index.htmlOTRAS NOTICIASLa ONU condena la violencia gubernamental en Siria.Para más información: http://www.bbc.co.uk/mundo/ultimas_noticias/2011/08/110803_ultnot_siria_onu_consejo_seguridad_condena_az.shtml http://www.msnbc.msn.com/id/44007439/ns/world_news-mideast_n_africa/ http://www.lemonde.fr/proche-orient/article/2011/08/03/le-texte-de-la-declaration-du-conseil-de-securite-sur-la-syrie_1555912_3218.html http://edition.cnn.com/2011/WORLD/meast/08/03/syria.unrest/index.html http://www.eluniversal.com.mx/notas/783445.html HSBC recortará más de 10.000 empleos por el estancamiento de sus resultados.Para más información: http://www.elpais.com/articulo/internacional/HSBC/recortara/10000/empleos/estancamiento/resultados/elpepuint/20110731elpepuint_6/Tes http://www.nytimes.com/2011/08/01/business/global/europes-biggest-bank-hsbc-to-announce-job-cuts.html?ref=world"El Universal" presenta su portal dedicado al cambio climático.Para más información: http://www.eluniversal.com.mx/coberturas/cobertura3.html"The Economist" presenta su informe semanal: "Business this week".Para más información: http://www.economist.com/node/18929578
La procedura dell'adlectio ― intesa nella particolare accezione di iscrizione di un nuovo senatore, per lo più proveniente dall'ordine equestre, nei ranghi dell'amplissimus ordo attraverso l'inserimento in un determinato rango al di sopra della magistratura d'entrata dalla quale si trova così dispensato ― non esisteva precedentemente all'imperatore Claudio, di cui è, in un certo senso, una creazione, e non comparve, secondo le fonti a nostra disposizione, prima della lectio senatus del 48 d.C. quando l'imperatore la introdusse mentre era investito dei poteri censorii insieme al collega e tre volte console L. Vitellio. Fu dunque il primo imperatore a immettere nei ranghi del Senato individui che non appartenevano ancora all'ordo senatorius, senza che essi avessero rivestito precedentemente alcuna delle magistrature repubblicane: allo stato attuale delle conoscenze, Claudio fece un uso piuttosto moderato della adlectio introduttiva in Senato, senza dubbio perché il numero dei membri dell'assemblea non doveva discostarsi troppo da quello prescritto di seicento, e comunque la sua scelta dovette essere effettuata esclusivamente tra gli italici e i provinciali che disponevano del ius honorum; non si conoscono, secondo la documentazione disponibile, che quattro adlecti di questo imperatore. Fu Vespasiano che, a partire dal 69 d.C., utilizzò questa procedura di accesso al Senato nel modo più esteso; va considerato a questo proposito che il numero dei senatori, in seguito alle persecuzioni e ai processi de maiestate di Nerone e, successivamente, alla guerra civile del 68 – 69 d.C., si era vistosamente ridotto lasciando un vuoto che doveva essere colmato nel più breve tempo possibile. Vespasiano quindi procedette immediatamente, subito dopo la sua acclamazione da parte delle truppe il 1 Luglio del 69, secondo quanto testimonia Tacito ( Hist. II, 82, 2 ), a delle nomine, effettuate quando non deteneva ufficialmente la censoria potestas, mentre si trovava ancora in Oriente, per ricompensare un certo numero di suoi partigiani. J. Devrecker ne conta sette, forse otto, cui dovrebbe essere aggiunto secondo A. Chastagnol anche M. Annius Messala: personalmente ritengo che, sicuramente, si possa parlare solo di due nomine antecedenti la censura del 73/74, in quanto testimoniate direttamente dalle fonti, e cioè di Plotius Grypus, adlectus inter tribunicios, e Sex. Lucilius Bassus, adlectus inter praetorios. In ogni caso in numero più consistente di adlectiones venne attuato durante la censura del 73/74 d.C., anche se non siamo in grado di stabilire con precisione quanto vasto sia stato il fenomeno finalizzato al riempimento delle depauperate file del Senato: noi verosimilmente conosciamo soltanto una frazione del numero reale di nuovi senatori che vennero ammessi tra gli ex questori, tribuni, edili e pretori ( i più dotti studi in materia ne enumerano 21/22, cfr. le opere fondamentali di W. Eck, G. W. Houston, J. Devreker, A. Chastagnol ), ma è necessario presupporre che vi fu un gruppo piuttosto vasto di adlecti che fecero il loro ingresso nella Curia. Durante la censura congiunta con Tito nell' Apr. – Mag. 73 / Apr. – Mag. 74 d.C. Vespasiano accordò inoltre anche un certo numero di adlectiones "interne"; si tratta di un significato aggiuntivo che il termine adlectio viene ad assumere almeno a partire dal principato di Vespasiano: esso può indicare anche il passaggio ad una classe di rango superiore di un personaggio già appartenente alla Curia, ad esempio un senatore di rango questorio che attraverso una adlectio inter tribunicios può essere messo in grado di ricoprire la pretura, oppure attraverso una adlectio inter praetorios può immediatamente ricoprire incarichi di rango pretorio e concorrere per il consolato ( si veda ad esempio il caso di L. Flavius Silva Nonius Bassus ). Va comunque tenuto presente che l'adlectio, intesa nel senso di promozione di individui di origine non senatoria direttamente in una classe di ex magistrati ( i quaestorii, i tribunicii, gli aedilicii e i praetorii ) che consentiva l'accesso diretto alla Curia, per quanto abbia rappresentato una delle cause più rilevanti nei mutamenti della composizione del Senato a partire dal principato di Vespasiano in poi, non costituiva la procedura tradizionale di rinnovamento dei ranghi della massima assemblea in periodi di stabilità politica: molto più praticata era la collazione del laticlavio, vale a dire l'adlectio in amplissimum ordinem, grazie alla quale giovani membri dell'ordine equestre venivano ammessi nel massimo ordine, non ottenendo però l'ingresso vero e proprio in Senato. Il rinnovamento nella composizione del Senato ebbe come portato fondamentale anche la modificazione e diversificazione della base regionale di origine dei suoi membri. Già durante il principato di Nerone, anche se la Curia era prevalentemente costituita da elementi romano – italici, alcuni homines novi provinciali, tra cui spiccano gli originari della Spagna e della Gallia Narbonensis ( in misura minore possiamo citare anche gli Orientali che beneficiarono del filellenismo di Nerone ) fecero il loro ingresso in Senato. Fu sotto il principato di Vespasiano, comunque, che il numero dei provinciali presenti in Senato aumentò drasticamente, tanto che si è giunti a quantificarli in circa un terzo dei membri dell'amplissimus ordo; l'apporto più significativo venne proprio dalle aree altamente romanizzate della Spagna meridionale e della Gallia meridionale, non che dalle province orientali di lingua greca. La particolarità che emerge dall'analisi della provenienza geografica dei tre adlecti che vennero immessi nei ranghi del Senato durante il principato di Domiziano, e dei tre incerti collocabili tra Domiziano e Traiano, è che cinque di essi provengono dalle province orientali. Si tratta di M. Arruntius Claudianus ( Xanthos, Lycia ), Ti. Claudius Sacerdos Iulianus ( Asia Minore ) – adlecti di Domiziano - C. Iulius Alexander ( figlio del re Tigrane V di Armenia ), C. Caristanius Iulianus ( Antiochia, Pisidia ), C. Claudius Severus ( Pompeiopolis, Paphlagonia ) - incerti - . Il terzo cooptato in Senato da Domiziano, L. Iulius Ursus, mi ha portato a presupporre che la sua l'adlectio sarebbe potuta avvenire, anzi, è piuttosto probabile che sia avvenuta, già nell'83, quando Domiziano non disponeva ancora dei poteri censorii: come già era avvenuto con le adlectiones di Vespasiano del 69 e del 70 d.C., non era strettamente necessario che l'imperatore detenesse la censoria potestas per immettere nuovi membri in una classe di ex magistrati, anche se ufficialmente la nomina di nuovi membri dell'ordo, l'elevazione di un certo numero di famiglie al patriziato e la revisione dell'albo rimanevano formalmente connessi con l'esercizio della censura. Quando poi Domiziano assunse il titolo di censor perpetuus, la censura si trasformò in una sorta di diritto permanente dell'imperatore, e dopo il regno di Domiziano perse anche le caratteristiche specifiche del potere censorio: da quel momento in poi gli imperatori ebbero la prerogativa di elevare homines novi nei ranghi dell'amplissimus ordo in qualunque momento e per qualsiasi motivo sembrasse loro opportuno. L'unico adlectus sicuramente attribuibile a Nerva è T. Mustius Hostilius Fabricius Medulla Augurinus, cooptato tra gli ex tribuni, mentre sicuramente attribuibili a Traiano sono quattro nuovi senatori, tra cui vale la pena di segnalare Lusius Quietus, il princeps Maurorum comandante dello squadrone di cavalieri Mauri symmacharii che partecipò alle Guerre Daciche e alla Guerra Partica di Traiano; in seguito al successo riportato nel sedare l'insurrezione giudaica in Mesopotamia, che alcune fonti descrivono come una vera e propria strage ( EUS., Chr.,II, 196 e; OROS., Hist. adv. pag. VII, 12, 7 ) Quietus nel 116 o nel 117 d.C. venne adlectus inter praetorios. Durante il principato di Adriano, per quanto consentono di determinare le fonti di cui disponiamo, il numero di homines novi immessi in Senato attraverso la procedura dell'adlectio più che limitato, come sotto il suo successore Antonino Pio, è prevalentemente orientato alla cooptazione in classi di rango inferiori, vale a dire tra i tribunicii o gli aedilicii ( 6 casi ), volta all'immissione nella Curia di nuovi e più giovani senatori ad uno stadio meno avanzato della carriera. Sia le cooptazioni nell'amplissimus ordo in classi di rango più precoci da un lato, sia il numero limitato di adlectiones dall'altro stanno a significare, sostanzialmente, che non vi era necessità immediata di praetorii per colmare, ad esempio, i vuoti creatisi tra i legati legionis dovuti al protrarsi di conflitti bellici come accadrà sotto Marco Aurelio, e, dall'altro, che il numero dei senatori rimase stabile e non subì delle variazioni significative tali da dover colmare velocemente i ranghi dell'ordo, come era accaduto all'inizio del principato di Vespasiano. Tutto ciò viene a confermare l'impressione che l'adlectio vera e propria, e soprattutto quella inter praetorios, mantenga la sua caratteristica di provvedimento "straordinario" da parte dell'imperatore, rimanendo connessa a momenti di instabilità politico – militare che causano perdite nel numero dei senatori non colmabili attraverso i canali regolari. Nel corso del regno di Antonino Pio ( 138 – 161 d.C. ) l'esiguo numero di adlectiones di cui abbiamo testimonianza ( secondo le fonti disponibili soltanto due casi ) potrebbe essere indicativo della stabilità politico – militare lo caratterizzò, tale da non richiedere interventi straordinari da parte dell'imperatore per integrare lacune nella Curia. Un cambiamento significativo nella tipologia degli adlecti e nelle motivazioni alla base della loro cooptazione si verifica a partire dal regno di Marco Aurelio. Quello che è possibile constatare ad una prima analisi è che, a partire dal regno di questo imperatore, si assiste ad un utilizzo della adlectio inter praetorios funzionale all'acquisizione in tempi rapidi di militari fidati e di provata esperienza provenienti dall'ordine equestre, da impiegare in funzioni tradizionalmente riservate ai senatori, sui vari teatri di scontri militari per fare fronte alle perdite che erano state causate dalla peste e dai conflitti sia a oriente che sul fronte danubiano. Antecedentemente, come abbiamo osservato, gli imperatori elevano homines novi alla dignità senatoria tra gli ex magistrati come ricompensa per incarichi svolti o nell'amministrazione civile o nell'esercito ( in alcuni casi l'adlectio riguarda personaggi già membri dell'amplissimus ordo e rappresenta un avanzamento di classe di rango ), oppure come premio per i propri sostenitori al momento di un avvicendamento al trono, o ancora come mezzo per soddisfare le ambizioni di ascesa sociale delle élites municipali e per espandere la base di reclutamento dell'ordo. E' solo a partire da Marco Aurelio che assistiamo a delle cooptazioni tra gli ex pretori di esperti e leali viri militares che in tal modo divenivano immediatamente utilizzabili negli scenari militari ove si erano avute delle perdite di comandanti, come ad esempio P. Helvius Pertinax e M. Macrinus Avitus Catonius Vindex. Una seconda tipologia di adlecti caratteristica del regno di Marco Aurelio è rappresentata da personaggi che svolsero carriere equestri pressoché complete, giungendone quasi all'apice, e vennero poi cooptati in Senato tardivamente, come ricompensa dopo un lungo servizio nell'entourage imperiale ( L. Volusius Maecianus, T. Varius Clemens etc. ). Durante il regno di Commodo vale la pena di segnalare il primo caso di adlectio inter consulares: ne fu oggetto P. Taruttienus Paternus, che venne attraverso questa cooptazione tra gli ex consoli allontanato dalla prefettura del pretorio. Un considerevole segno di rottura con il passato e con le pratiche in uso presso gli imperatori precedenti fu rappresentato dal trattamento che Settimio Severo riservò al suo prefetto del pretorio C. Fulvius Plautianus: probabilmente già nel 197 d.C. venne insignito degli ornamenta consularia e, rimasto in carica dal 200 circa unico prefetto del pretorio, nel 203 d.C. ricoprì il secondo consolato ordinario ( forse antecedentemente a questo evento si potrebbe presupporre una sua adlectio inter praetorios ). Il consolato di Plautianus si pone come un infrangimento delle convenzioni dal momento che egli, dopo aver ottenuto la dignità senatoria, rimase in carica come prefetto del pretorio. Inoltre il suo secondo consolato, prestigiosamente ordinario e non semplicemente suffecto, presuppone una equiparazione degli ornamenta consularia all'aver ricoperto effettivamente la magistratura. Che l'equiparazione degli ornamenta al consolato effettivamente ricoperto fosse una notevole deviazione dalla prassi può essere dimostrato anche dalla successiva condotta di Macrino, come ci viene narrata da Cassio Dione ( LXXVIII, 13, 1 -2 ): infatti quest'ultimo avrebbe rifiutato di farsi chiamare console per la seconda volta quando ottenne il consolato per l'anno successivo ( 218 d.C. ), per far sì che gli ornamenta da lui precedentemente ottenuti non venissero conteggiati come un consolato effettivo. La pratica dell'iterazione del consolato successiva al solo ottenimento degli ornamenta consularia dopo la tragica fine e la damnatio memoriae di Plauziano non cadde in disuso, anzi, venne ulteriormente praticata dal dal successore di Settimio, suo figlio Caracalla. Egli infatti, pur evitando di ripetere l'errore del padre, e cioè di conferire la dignità senatoria ad un prefetto del pretorio ancora in carica, promosse due ex appartenenti all'ordine equestre insigniti degli ornamenta consularia ( o adlecti inter consulares ) al secondo consolato ordinario: Q. Maecius Laetus e T. Messius Extricatus. Dopo la caduta di Macrino nel 218 d.C., Cassio Dione ( LXXIX, 4, 1 – 2 ) ci narra anche che Elagabalo ricolmò di onori il suo ex prefetto del pretorio e praefectus urbi in carica P. Valerius Comazon, conferendogli gli ornamenta consularia e facendolo due volte console ( sulla base dei precedenti ornamenta ); l'ascesa sensazionale di Comazon, fino alla concessione del secondo consolato ordinario del 220, può essere intesa soltanto se collocata nell'ambito delle vicissitudini politiche dell'usurpazione e della guerra civile. Tuttavia la rapida la carriera di Comazon non rappresenta una frattura nell'usuale protocollo come quella di Plautianus. Né Caracalla né Elagabalo nominarono ufficiali equestri in carica a posizioni senatorie: Laetus ed Extricatus si erano già ritirati dal servizio equestre prima dei loro secondi consolati ordinari del 215 e del 217 d.C. Quindi non ci sarebbero molte prove documentarie a supportare la dubbiosa testimonienza della Historia Augusta riguardo al regno di Elagabalo, che avrebbe cooptato in Senato chiunque senza distinzione di età, status o genere: HA, Heliog., VI, 2 in senatum legit sine discrimine aetatis, census, generis pecuniae merito. L' Historia Augusta, Alex., XXI, 3 – 5, riferisce anche riguardo alla politica adottata da Severo Alessandro in merito alla concessione della dignità senatoria ai suoi prefetti del pretorio, descrivendo da una prospettiva senatoria di tardo IV secolo il quadro del comportamento di un imperatore modello. Il passo riferisce che Alessandro Praefectis praetorii suis senatoriam addidit dignitatem, cioè conferì la dignità senatoria ai suoi prefetti del pretorio così che entrambi potessero di fatto essere ed essere dichiarati viri clarissimi, il che in precedenza era stato fatto di rado o non fatto del tutto, tanto che se un imperatore aveva in animo di nominare un successore del prefetto del pretorio, inviava a quest'ultimo una tunica laticlavia attraverso un suo liberto, fatto più volte sottolineato in molte biografie da Marius Maximus. Il biografo di Severo Alessandro, in modo confuso e contraddittorio, presuppone erroneamente, come risulta dal resoconto, che in precedenza i prefetti del pretorio fossero stati solo raramente clarissimi, implicando una infondata equivalenza tra gli ornamenta e l'appartenenza al Senato a pieno titolo: la presunta "riforma"di Severo Alessandro sarebbe quindi una creazione dell'immaginazione del biografo, come concorda la maggioranza degli studiosi. Un'altra categoria di personaggi che vennero adlecti inter consulares ( sempre nel periodo compreso tra Settimio Severo ed Elagabalo ) è rappresentata da coloro che vennero insigniti di tali onorificenze dopo incarichi civili nell'amministrazione - Aelius Antipater, ab epistulis graecis, Marcius Claudius Agrippa, a cognitionibus/ab epistulis – o dopo incarichi militari – Aelius Triccianus, praefectus della legio II Parthica, Claudius Aelius Pollio, ex centurione -.
Pour répondre à la demande des aliments aussi bien en quantité qu'en qualité de la population croissante en Afrique, il faudra appliquer les technologies agricoles appropriées aux sols fragiles de ce continent pour augmenter la productivité et aboutir à la sécurité alimentaire. Dans le contexte du Rwanda, l'usage des fertilisants et des pesticides relève une contestation entre le Ministère de l'Agriculture et de l'Elevage et l'Office Rwandais chargé de la Protection de l'Environnement. Tandis que le premier prône l'utilisation intensive des fertilisants et pesticides, l'exploitation des marais pour accroître la production agricole, le second souligne que cela conduira à la pollution de l'environnement. Le gouvernement rwandais a adopté, depuis plus d'une décennie, une séquence de politiques et de stratégies visant le développement économique et l'amélioration du niveau de vie de sa population essentiellement agricole. Dans le secteur agricole, l'adoption de nouvelles technologiques et l'augmentation de la production se sont accompagnées de la mise en œuvre de ces stratégies. On remarque cependant que l'économie du pays reste dominée par l'agriculture de subsistance, avec un écart net entre la production potentielle et la production actuelle. Cette recherche s'efforce d'analyser le rôle des petites exploitations agricoles (1,0 ha au maximum) dans le développement agricole au Rwanda en considérant deux points d'importance stratégique, notamment la paysannerie et la production végétale (pomme de terre, maïs, haricot, blé, légumes), plus spécifiquement dans la région des sols de laves, dans les districts de Burera et Musanze de la Province du Nord, ainsi que Nyabihu et Rubavu de la Province de l'Ouest. Pour cette étude, les données collectées pour la saison 2019 B portaient sur différents points tels que les caractéristiques socioéconomiques des exploitants agricoles et de leurs ménages, les caractéristiques des exploitations (taille et culture), la perception des exploitants agricoles sur les utilités des techniques agricoles, les méthodes agricoles effectivement pratiquées par les exploitants, les informations en rapport avec la main-d'œuvre, les intrants, les pesticides, l'équipement et outillage agricole, la rente (ou coût d'accès à la terre), le coût de transport, la production et le prix de vente, ainsi que les conditions de vie (habitat, alimentation, accès à l'eau et énergie d'éclairage et de cuisine). Différentes méthodes, notamment celles d'analyse documentaire, d'enquête par questionnaire, d'observation directe et d'entretien ont été utilisées pour collecter les données quantitatives et qualitatives sur les 401 petits exploitants agricoles (dont 132 producteurs de pomme de terre, 39 producteurs de haricot, 24 producteurs de maïs, 14 producteurs de sorgho, 51 producteurs d'oignon rouge, 43 producteurs d'oignon blanc, 50 producteurs de choux, 46 de carottes, 1 pour le blé et 1 pour le pyrèthre) dans la région agricole des sols de laves au Rwanda. L'analyse des données a été faite à l'aide des méthodes statistique, économétrique et budgétaire. Les statistiques descriptives (fréquences, pourcentages, moyennes) ont été calculées et ont permis d'ordonner les perceptions des producteurs agricoles sur les techniques agricoles sélectionnées, ainsi que les techniques agricoles effectivement pratiquées sur les exploitations. Elles ont aussi été calculées pour, identifier les composantes des coûts de production, dévoiler l'importance des sources des produits alimentaires consommés dans les ménages des exploitants agricoles, et repérer la répartition des dépenses de consommation parmi les différents articles. L'analyse corrélationnelle et la courbe "lowess" nous ont permis d'identifier les déterminants du rendement agricole et ceux de la rentabilité des exploitations agricoles, alors que la méthode budgétaire et l'analyse coût-avantage ont facilité l'estimation de la rentabilité des exploitations agricoles. Le Test de Student a été utilisé pour situer la différence de la moyenne des terres exploitées, la moyenne des rendements, la moyenne des prix de vente et celle des revenus agricoles nets entre les petits producteurs d'oignon et les petits producteurs de pomme de terre. Après avoir formé des groupes hiérarchiques de petites exploitations agricoles, mutuellement exclusifs en termes de profitabilité, l'analyse de la variance a été aussi utilisée pour tester la variabilité des indicateurs de performance entre trois catégories de petits producteurs agricoles : les petits producteurs moins performants, les petits producteurs moyennement performants, et les petits producteurs plus performants. L'approche économétrique a été utilisée pour identifier les déterminants de l'efficacité économique, alors que l'approche CARI a été utilisée pour analyser la situation alimentaire des ménages des petits exploitants agricoles dans la région des sols de laves au Rwanda. Nous avons tout d'abord présenté les techniques agricoles effectivement pratiquées par les petits producteurs agricoles pour l'amélioration de la fertilité et de la productivité des sols. Nous avons utilisé l'échelle de Likert et, par ordre d'importance décroissante, les résultats montrent que les techniques les plus utilisées sont : le semis au moment opportun, l'usage approprié des engrais organiques, l'utilisation de semences sélectionnées, la récolte à la maturation, la combinaison de l'agriculture et de l'élevage, l'usage approprié des pesticides, la rotation des cultures, la combinaison raisonnée des engrais chimiques et organiques, et l'association des cultures. En procédant de la même façon, nous avons ensuite examiné les effets présupposés de certaines techniques sur lesquelles les petits producteurs agricoles se prononcent et à quel niveau ils perçoivent le rôle de ces techniques dans la fertilité et la productivité des sols. Les résultats montrent que les techniques perçues comme les plus susceptibles de promouvoir la fertilité et la productivité des sols sont, toujours par ordre d'importance décroissante : l'usage des engrais organiques, la protection des sols contre l'érosion, la combinaison de l'agriculture et de l'élevage, la rotation des cultures, la combinaison raisonnée des engrais chimiques et organiques, l'usage des engrais chimiques, l'agroforesterie, et l'association des cultures. En utilisant toujours les données de notre enquête pour la saison 2019 B, les résultats de l'analyse comparative montrent qu'il n'y a pas de différence significative entre la taille des terres exploitées pour la production de pomme de terre et celle exploitée pour l'oignon, que le prix de vente de l'oignon est significativement supérieur à celui de la pomme de terre, et que le revenu moyen d'un producteur d'oignon est significativement supérieur au revenu moyen d'un producteur de pomme de terre dans la région des sols de laves au Rwanda. Quant à l'analyse de la rentabilité, les résultats indiquent que, pour toutes les cultures, le revenu net (RN) est supérieur à zéro et le ratio avantage-coût (RAC) est supérieur à 1. De plus, ces résultats montrent que l'oignon est plus rentable que la pomme de terre. En plus de cela, par rapport à l'année 2009, les résultats de notre étude montrent que les exploitations de la pomme de terre, du haricot, du maïs et du sorgho étaient toujours rentables en 2019, bien que, contrairement à ces trois dernières cultures, le rendement de la pomme de terre avait significativement diminué. L'analyse corrélationnelle et la courbe "lowess" montre que le rendement agricole est corrélé à la quantité des fertilisants (DAP, urée, fumier) et des pesticides utilisés, ainsi qu'à la surface des terres exploitées, mais que cette relation n'est pas toujours linéaire. Pour l'analyse économétrique, les résultats de la régression linéaire ont permis d'identifier le niveau de performance, l'adhésion à la coopérative, l'accès au crédit, l'accès au marché, l'accès aux services de vulgarisation, l'adoption des variétés à haut rendement, la rotation des cultures, la localisation de la ferme, et la culture choisie comme facteurs influençant significativement l'efficacité économique. Le niveau de l'efficience (PTF=3,48) montre que les petits exploitants agricoles sous-exploitent les ressources à leur disposition. De l'analyse de la variance, il ressort la variabilité très hautement significative du rendement, de l'efficacité économique, de l'efficience de l'allocation des ressources, du coût de production, et du revenu agricole net aussi bien entre les trois catégories des petits producteurs agricoles qu'entre les cultures. De plus, les résultats d'études assez récentes de l'analyse des coûts en ressources internes montrent que, sauf pour le maïs, le CRI de toutes les cultures est inférieur à 1, ce qui implique que les chaines de valeur de ces cultures sont viables (compétitives) dans l'économie mondiale, étant donné que ces produits agricoles ont un avantage comparatif dans le commerce international. Avec l'approche CARI, nous avons pu classifier les ménages des petits exploitants agricoles en situation alimentaire pauvre (3,5%), en situation alimentaire limitée (21,5%), et en situation alimentaire acceptable (75,1%). Sur base des résultats de cette recherche, il faudrait considérer le bon usage des intrants (NPK, urée, fumier, dithane), la taille des terres exploitées et le rôle de la vache dans l'exploitation agricole pour viser l'augmentation du rendement ; il faudrait considérer le fonctionnement des institutions (coopératives, crédit, vulgarisation, marché) ainsi que la bonne pratique des techniques agricoles (sélection des semences, usage des engrais, choix de la culture). Les estimations économétriques montrent que les producteurs de pomme de terre ont 3 fois plus de chance d'être en sécurité alimentaire que les non-producteurs de pomme de terre, et que la pomme de terre est plus importante pour la sécurité alimentaire chez les producteurs agricoles moins performants que chez les deux autres catégories de producteurs. Tout en reconnaissant le rôle de la pomme de terre dans la sécurité alimentaire, les petits producteurs devraient alterner l'exploitation des différentes cultures afin de bénéficier les avantages de chacune d'elles dans l'augmentation et la stabilisation des revenus agricoles, ainsi que dans l'amélioration des conditions de vie. ; In intention to respond to the demand for food in both quantity and quality of the growing population in Africa, it will be necessary to apply appropriate agricultural technologies to the fragile soils of this continent to increase productivity and achieve food security. In the context of Rwanda, the use of fertilizers and pesticides raises a dispute between the Ministry of Agriculture and Livestock and the Rwandan Office responsible for the protection of the environment. While the former advocates the intensive use of fertilizers and pesticides, the exploitation of swamps to increase agricultural production, the latter stresses that this will lead to pollution of the environment. The Government of Rwanda has adopted, for more than a decade, a sequence of policies and strategies aiming at economic development and improving the living standards of its primarily agrarian population. In the agricultural sector, the adoption of technology packages and increased production has been accompanied by the implementation of these strategies. We should emphasize, however, that the country's economy is still dominated by subsistence agriculture, with a gap between potential and current production for the priority crops selected under the agricultural intensification and regional specialization program. This research endeavors to highlight the role of small farms (1.0 hectare at most) in agricultural development in Rwanda by considering two points of high sensitivity, in particular the peasantry and plant production (potato, corn, beans, wheat, vegetables), more specifically in the Volcanic Agro-ecological Zone, in the Burera and Musanze districts of the Northern Province, as well as Nyabihu and Rubavu in the Western Province. Data collected for this study focused on different points such as the socioeconomic characteristics of farmers and their households, characteristics of farms (size and crop), perception of farmers on the usefulness of agricultural techniques, the agricultural methods actually practiced by farmers, information related to labor, inputs, pesticides, agricultural equipment and tools, rent (or cost of access to land), transport cost, production and selling price, as well as living conditions (habitat, food, access to water as well as cooking and lighting energy). The different methods, namely those of documentary analysis, questionnaire survey, direct observation and interview were used to collect quantitative and qualitative data on the 401 small farmers (including 132 potato producers, 39 bean producers, 24 maize producers, 14 sorghum producers, 51 red onion producers, 43 white onion producers, 50 cabbage producers, 46 carrot producers, 1 producer for wheat and 1 for pyrethrum) in the Volcanic Highlands in Rwanda. Data analysis was done using statistical, econometric and budgetary methods. The descriptive statistics (frequencies, percentage, and means) were calculated and made it possible to order the perceptions of agricultural producers on the selected agricultural methods, as well as the agricultural techniques practiced on the holdings. They were also calculated to identify the components of production costs, reveal the importance of the sources of food products consumed in the households of farmers, and to identify the distribution of consumption expenditure among the various items. Correlational analysis and the "lowess" curve allowed us to identify the determinants of agricultural yield and those of farm profitability, while the budgetary method and cost-benefit analysis facilitated the estimation of the profitability of small-scale farms. The Student Test was used to locate the difference between the average cultivated land, the average yields, the average selling prices and the average net farm income between onion producers and potato producers. After forming hierarchical groups of mutually exclusive smallholder farms in terms of their profitability, the analysis of variance was used to test the variability of performance indicators among the three categories of smallholder farmers: lower-performing smallholders, medium-performing smallholders, and higher-performing smallholders. The econometric approach was used to identify the determinants of effectiveness, while the CARI approach was used to statute the food security status of the small-scale farmers in the study area. The results from the analysis using the Likert scale show that, in order of importance, the most commonly used farming techniques, the results show that, in order of importance, these are: timely sowing, appropriate use of organic fertilisers, use of high-yielding seeds, harvesting at the point of ripening, combination of crop and livestock farming, appropriate use of pesticides, crop rotation, reasoned combination of chemical and organic fertilisers, and crop combination. As for the examination of the presupposed effects of certain techniques on which small-scale farmers express their perceptions of their role, by importance, the techniques perceived as most likely to promote soil fertility and productivity are: use of organic fertilisers, soil protection against erosion, combination of crop and livestock farming, crop rotation, reasoned combination of chemical and organic fertilisers, use of chemical fertilisers, agroforestry, and crop combination. Making further use of our survey data for the 2019 B season, comparative analysis shows that there is no significant difference between the size of land used for potato production and that used for onion production, that onion yields are significantly higher than potato yields, that the selling price of onion is significantly higher than that of potato, and that the average income of an onion producer is significantly higher than the average income of a potato producer in the lava soil region of Rwanda. In terms of profitability analysis, the results indicate that for all crops, the net farm income (NFI) is greater than zero and the benefit-cost ratio (BCR) is greater than 1. Furthermore, these results show that onion is more profitable than potato. Compared to 2009, the results of our study show that the potato, bean, maize and sorghum farms were still profitable in 2019, although, unlike the 3 crops, the potato yield had significantly decreased. The correlational analysis and the "lowess" curve show that crop yield is correlated with the amount of fertilizers (DAP, urea, manure) and pesticides used, as well as the area of land farmed, even though this relationship is not always linear. For the econometric analysis, the results of the linear regression identified the level of performance, cooperative membership, access to credit, market access, access to extension services, adoption of high-yielding varieties, crop rotation, farm location, and the crop grown as factors significantly influencing small-scale farmers' effectiveness. The level of efficiency (TFP=3.48) shows that small-scale farmers underuse their resources. In addition, the analysis of variance shows the highly significant variability in yield, level of effectiveness, efficiency of resource allocation, cost of production, and net farm income both between the three categories of smallholder farmers as well as among crops. In addition, the results from most recent studies on the domestic resource cost show that, except for maize, the domestic resource cost (DRC) ratio of all crops is less than 1, which implies that the value chains of these crops are viable in the world economy, given that these agricultural products have a comparative advantage in international trade. With the CARI approach, we were able to classify smallholder farm households into poor food situations (3.5%), limited food situations (21.5%), and acceptable food situations (75.1%). On the basis of the results of this research, the proper use of inputs (NPK, urea, manure, dithane), the size of the land farmed and the role of the cow in the farm should be considered in order to increase the crop yield; the functioning of institutions (cooperatives, credit, extension, market) as well as the good practice of farming techniques (seed selection, use of fertilisers, choice of crop) should be considered. Econometric estimates show that potato producers are three times more likely to be food secure than non-potato producers, and that potato is more important for food security among lower-performing smallholders than among the other two categories of smallholders. While recognising the role of potatoes in food security, small-scale producers should alternate the production of different crops in order to benefit from the advantages of each crop in increasing and stabilising farm incomes as well as in improving living conditions.
Le politiche nazionali ed europee pongono al centro del dibattito e delle prospettive di governance la transizione da cicli di espansione urbana a cicli di rigenerazione di parti di città in cui diventa elemento chiave l'incremento della qualità ambientale dei contesti esistenti. Le città, infatti, a seguito dei mutati assetti produttivi e socio-economici, si presentano con parti dismesse, abbandonate o degradate che necessitano di trasformazioni profonde per far fronte alle richieste di cambiamento. Poiché le azioni sul costruito esistente sono ormai ritenute una risposta efficace alle problematiche ambientali, se si utilizzano strategie rivolte alle diverse scale che, partendo dai singoli manufatti architettonici, coinvolgono interi comparti urbani e viceversa, è possibile ridefinire e ridisegnare quelle parti di città che si presentano inadeguate sotto il profilo ambientale e sotto il profilo prestazionale. All'interno di queste strategie, l'individuazione di obiettivi finalizzati al raggiungimento di capacità, qualità e prestazioni più coerenti con i mutati assetti socio-economici e comportamentali della contemporaneità non è disgiunta dalla necessità di tenere in considerazione le risorse disponibili e il loro uso razionale ed efficiente. Di conseguenza, agendo sia sul piano funzionale che su quello energetico, si possono ottenere risultati positivi in tema di vivibilità, di comfort e di sostenibilità ecosistemica. Ciò premesso, la ricerca è focalizzata sul "progetto dell'esistente" nella sua specifica accezione di percorso volto alla riqualificazione di edifici e contesti presenti nelle nostre città; tra questi, il focus è su quel costruito recente con destinazione residenziale pubblica i cui progetti pongono come obiettivi prioritari il miglioramento della qualità abitativa e la contestuale riduzione dell'incidenza ambientale. Conseguentemente, la ricerca è condotta attraverso la lente della "sostenibilità in architettura" perché, attraverso questa matrice analitica, è possibile valutare le ripercussioni e le incidenze che ogni trasformazione comporta sul circostante naturale in cui si inserisce. Premesso che ogni azione progettuale, attraverso l'analisi e l'interpretazione del rapporto tra opera e ambiente, tra progetto e luogo, assume responsabilità nell'azione trasformativa del territorio, inevitabilmente assume su di sé le strutture relazionali dell'uomo con il suo circostante. All'interno di questo nuovo sistema complesso di relazioni, la ricerca indaga sul "progetto di architettura" come strumento di riqualificazione dell'esistente nella constatazione che si configura come azione che introduce nuove forme e nuovi contenuti nella città stratificata anche attraverso la trasformazione dell'esistente, evidenziando con ciò la necessità di trovare un equilibrio tra riuso dell'esistente, innesto di variate morfologie e inserimento nel "circostante". Tra tutta la terminologia disponibile, il termine "riqualificare" appare quello più appropriato a indicare le azioni migliorative del costruito esistente perché implica il processo di restituzione di qualità perduta o di ri-attribuzione di qualità mai avuta e, contestualmente, specifica e delimita i significati del termine "qualità dell'architettura", circoscrivendone il campo di pertinenza e gli effetti sia ambientali che prestazionali ed estetico-morfologici. In relazione a questo, il presente studio valuta le potenzialità del "progetto dell'esistente" e la sua capacità di trovare una coerente dimensione operativa che, partendo dall'indagine per un possibile cambiamento, utilizzando strategie adeguate inclusa l'innovazione tecnologica e finalizzando le azioni all'attuazione del potenziale di trasformazione che i vari contesti posseggono, sia in grado di metabolizzare senso e misura di tale complessità, trasformandola in spazi, luoghi, e architetture riconoscibili, in sintonia con l'ecosistema. Il progetto dell'esistente in chiave ecosostenibile, dunque, può diventare il paradigma fondamentale della riqualificazione, una specie di laboratorio attivo di una molteplicità di saperi, apparentemente disgiunti, capace di rielaborare i parametri storicamente costituenti la grammatica e la sintassi dell'architettura attraverso nuovi obiettivi e nuove metodologie di approccio. In definitiva, nell'ampia accezione del significato di ecosostenibilità in architettura, la variazione della configurazione architettonica di ciò che già esiste e le nuove qualità estetico/formali prodotte dal progetto dell'esistente si pongono come esito del progetto di riqualificazione ambientale condotto in vista di una qualità ecosistemica. Sebbene l'esigenza di una azione di riqualificazione sostenibile sul piano ambientale sia necessaria per buona parte degli edifici esistenti costruiti in regime di urgenza dopo la seconda guerra mondiale, l'ambito di studio di questa ricerca è circoscritto all'edilizia residenziale pubblica, ossia a interventi su edifici e contesti sorti già all'origine con una destinazione residenziale che, in fase di riqualificazione, hanno conservato la stessa destinazione, esaminando come, intorno alla costante funzionale residenziale ex ante ed ex post, si possano innestare le variabili morfologiche secondo criteri di ecosostenibilità, di qualità funzionale, spaziale ed estetico-formale. L'edilizia residenziale pubblica, comunemente denominata social housing, indipendentemente dai differenti criteri di gestione vigenti nei vari stati europei, e in particolare quella recente sorta a partire dagli anni '60 fino agli anni '80, è stata realizzata con prodotti e processi costruttivi di bassa qualità o poco sperimentati, tra cui le tecnologie prefabbricate e standardizzate. Poco accorta alle questioni energetiche e ai dettagli dei sistemi di assemblaggio, l'urgenza della ricostruzione aveva dato priorità a criteri di economicità e velocità di realizzazione, a discapito della qualità e della durabilità, causando la rapida decadenza edilizia di interi insediamenti e la conseguente necessità di porvi rimedio. I degradi materiali e i deficit prestazionali che più frequentemente si riscontrano sono: Degrado tecnico-costruttivo tra cui degrado delle facciata, delle coperture, dei serramenti; Deficit termico e impiantistico con considerevole incidenza energetica dovuti alla bassa resistenza termica dell'involucro, ai ponti termici e a impianti fuori norma; Deficit funzionali e tipologico-spaziali quali il sottodimensionamento degli ambienti e l'assenza di aree verdi e di spazi comuni); Degrado e deficit estetico-formali, presenti fin dall'origine o acquisiti nel tempo a seguito di improprie trasformazioni, per esempio la monotonia dell'aspetto estetico, la serialità tipologica e le superfetazioni; Degrado sociale ed economico prodotto dalla concentrazione di cittadini marginali in spazi circoscritti, dal decentramento degli insediamenti rispetto alla città stratificata e dall'assenza di connessioni con la città stessa. Ciò premesso, sono urgenti interventi di riqualificazione non soltanto dei singoli edifici, per lo più privi di qualità architettonica, ma di interi comparti urbani che non posseggono più identità e riconoscibilità: attraverso rielaborazioni progettuali e cuciture complesse, è possibile restituire significato e senso di collettività attraverso lo strumento del progetto di architettura. OBIETTIVI/QUESITI DELLA RICERCA Assunta la necessità di rispondere positivamente alle problematiche di tutela ambientale ed ecosistemica, la ricerca intende indagare le relazioni complesse presenti nel progetto di architettura quando si interviene su edifici esistenti a destinazione residenziale pubblica che abbiano carenze e deficit di vario genere, e come può configurarsi la nuova morfologia nelle sue accezioni topologiche, morfologiche e tipologiche quando si utilizzano procedure ricompositive e processi tecnologici innovativi rivolti principalmente al perseguimento di obiettivi di sostenibilità ambientale dell'organismo architettonico, di qualità indoor e di benessere psicofisico. In sostanza, attraverso l'ampia letteratura esistente ed esaminando una serie di casi studio in Europa, la ricerca indaga: - Quali sono i mutamenti che hanno interessato i criteri 'tradizionali' del progetto di architettura volto alla riqualificazione quando le azioni si rifanno a concetti di sostenibilità e di qualità dell'architettura; - Quali strategie innovative o reinterpretative hanno prodotto mutamenti della morfogenesi architettonica quando si riconsiderano i modelli bioclimatici della tradizione o si integrano i più recenti sistemi tecnologici innovativi; - Come e secondo quali procedure questi obiettivi di sostenibilità e queste differenti strategie hanno generato nuovi processi e nuovi modelli configurazionali di edifici esistenti. La ricerca estende la discussione oltre le questioni che il complesso dei sistemi e delle tecniche volte alla riduzione dei consumi e alla produzione di energie rinnovabili pongono nei suoi aspetti tecnici, dimensionali e quantitativi, perché, ponendo particolare attenzione all'espressione fisica, materica, sociale e figurativa che l'oggetto architettonico stabilisce con l'ambiente e con lo spazio, intende individuare le strategie con cui il progetto architettonico può tradurre le urgenze di riqualificazione ecosostenibile in inedite morfologie, riconfigurazioni e metamorfosi del costruito esistente. Metabolizzando elementi architettonici, sistemi tecnologici e strategie operative, l'indagine ripercorre l'approccio sistemico dell'intero iter progettuale in cui la sostenibilità diviene una condizione "necessaria" per l'architettura ma "non sufficiente" perché, in assonanza con l'affermazione di Le Corbusier secondo cui «La Costruzione è per tener su, l'Architettura è per commuovere» , è fondamentale che attraverso il progetto di architettura la sua espressione si traduca in una nuova grammatica del processo di (ri)generazione della (ri)configurazione architettonica, In definitiva, l'ambito di studio riguarda gli aspetti morfologici, compositivi e iconici risultanti dalla progettazione di interventi di riqualificazione dell'architettura esistente indirizzati al raggiungimento di obiettivi ambientali, funzionali e di comfort. Una volta indagati i significati e i limiti della sostenibilità e della qualità dell'architettura ed esaminate le casistiche e i deficit specifici degli insediamenti residenziali pubblici esistenti in Europa, i quesiti a cui la ricerca vuole rispondere sono i seguenti: Quali sono le strategie ricorrenti adottate sul piano distributivo-funzionale, morfologico e tecnologico per ottenere edifici più performanti (quantitativamente e qualitativamente), capaci di migliorare il comfort e ridurre l'incidenza ambientale, il cui aspetto estetico-formale sia diretta conseguenza del rinnovamento e della riqualificazione? Il progetto di architettura per gli edifici esistenti basato su obiettivi ambientali produce rinnovate e riconoscibili qualità estetico-formali? Dai casi studio e dalla recente letteratura sul tema, si possono desumere criteri, modalità o indicatori/parametri utili alla costruzione di un abaco e di un sistema di segni conseguente alle nuove istanze poste alla base della progettazione che siano nuovi modelli iconici e propongano nuovi linguaggi dell'architettura contemporanea? RISULTATI ATTESI LESSICO: WORD SENSE DISAMBIGUATION - Si mette in evidenza la necessità di approfondire il termine "sostenibilità" per toglierlo da una dimensione di ambiguità che potrebbe ridurre o estendere troppo il suo campo d'azione o potrebbe perfino farlo diventare di moda sollecitando forme di "green washing", senza che vengano effettivamente definiti i limiti del suo territorio di pertinenza. Su questo termine, con specifico riferimento all'architettura, la ricerca svolge una attività di disambiguazione che parte dal suo primo utilizzo e attraversa i vari passaggi cronologici del suo significato (Capitolo 1). Anche il termine "qualità" riferito all'architettura richiede di essere disambiguato soprattutto in relazione alla entità e al discernimento tra ciò che deve intendersi per qualità edilizia (requisiti/prestazioni) e ciò che è comunemente inteso quale caratteristica artistico-figurativa e sistema di segni che costituiscono il linguaggio (Capitolo 3). GLOSSARIO - Trattandosi di interventi sull'esistente, costruire sul/nel costruito, inoltre, può significare "Rinnovare, Riqualificare, Rigenerare, Riciclare, Riconvertire, Ristrutturare" e altro ancora. In particolare, i due termini riqualificare/rigenerare comprendono una serie di significati intermedi che implicano azioni di diverso genere, di diversa intensità e di diverso tenore e modalità di rapportarsi con il costruito quali per esempio: ricostruzione, rivitalizzazione, rinnovo, riuso, riqualificazione, retrofit energetico e altro ancora, in cui è possibile che una pratica sia più ampia e conseguentemente includa le altre. È perciò individuabile una circostanziata definizione delle varie terminologie utilizzate nel campo della riqualificazione/rigenerazione attraverso approfondimenti specifici in maniera che i concetti chiave e i riferimenti relativi alle azioni sull'edificato esistente possano costituire una sorta di "glossario" utile a individuare la variegatezza e la multi-scalarità degli interventi (Appendice/Glossario). REPERTORIO DELLE TIPOLOGIE RICORRENTI DI CARENZA/DEGRADO - Lo studio, attraverso l'analisi di una serie di interventi di edilizia residenziale pubblica realizzati in Europa in forma intensiva negli ultimi sessanta anni (Capitolo 2), consente di produrre un percorso di analisi ragionata dei contesti oggetto di studio e delle condizioni di alterazione e di degrado fisico e sociale verificatisi nel tempo, enucleando anche attraverso i casi studio (Capitolo 5) le carenze funzionali, tecnologiche e di comfort in funzione dei nuovi requisiti posti alla base della progettazione. In considerazione dei rilevanti deficit prestazionali e dell'incidenza ecosistemica, non escludendo i deficit funzionali, spaziali ed estetico-formali presenti fin dall'origine o acquisiti nel tempo a seguito di improprie trasformazioni, la ricerca pone l'attenzione sulla individuazione delle problematiche intrinseche o sopraggiunte e sulle cause che le hanno generate. REPERTORIO DELLE TIPOLOGIE RICORRENTI DEGLI INTERVENTI POSSIBILI - Attraverso i casi studio, sulla base delle tipologie di degrado prese in considerazione e sulla base delle prestazioni richieste nel progetto di riqualificazione (Capitolo 3), la ricerca esegue l'analisi e la valutazione del mutato assetto morfologico degli edifici e dei contesti, con riguardo anche a eventuali criteri di sovrascrittura utilizzati, enucleando le strategie progettuali adottate e le variazioni morfologiche perseguite. Lo studio esegue anche la valutazione delle possibilità/opportunità di miglioramento complessivo ottenute, valutando se esse si traducono - per il manufatto e per il contesto - in maggiore attribuzione di valore sia economico che ambientale, sia ecosistemico che estetico-formale (Capitolo 4). CLASSI DI INTERVENTO – Assunta l'architettura della sostenibilità come un intervento capace di contribuire a migliorare lo stato ambientale preesistente, dopo averle indagate, lo studio struttura famiglie di intervento in relazione agli obiettivi posti in essere e in relazione alle nuove morfologie architettoniche conseguenti (Capitolo 6), con particolare riguardo alle nuove strategie, ai nuovi materiali e alle nuove tecnologie che si sovrappongono all'esistente e che producono metamorfosi dimensionali, geometriche, distributive e volumetriche. NUOVI PROCESSI CONFIGURAZIONALI E NUOVE MORFOLOGIE – In conclusione, si intende desumere una metodologia operativa rivolta al progetto dell'esistente che possa essere raffrontata con la pratica teorica e la pratica operativa dell'iter progettuale, attraverso cui individuare le variazioni morfologiche che, reinterpretando bisogni, clima, luoghi e composizione architettonica, rappresentino le nuove narrazioni dell'architettura (Capitolo 6, Appendice/Interviste). In tal senso, si esamina la possibilità di prendere in considerazione l'ipotesi di riformulazione di una teoria linguistica dell'architettura che, integrando la questione ambientale come generatrice e matrice del processo progettuale di configurazione architettonica, attraverso proposte ecosostenibili possa assumere la valenza di "nuova etica" e di "nuovo deal", aprendosi a nuovi scenari e permettendo di introdurre, all'interno del dibattito sulla consapevolezza delle trasformazioni, argomenti e ricerche oggi dimenticate o desuete, magari non percorse perchè al di fuori delle facili attrazioni delle mode architettoniche contemporanee. UTILITÀ DELLA RICERCA La ricerca sottolinea che, all'interno del "progetto universale di sostenibilità", l'architettura svolge un ruolo strategico se riconquista i criteri di relazione con il contesto e se vi si pone in una dimensione in cui sia consapevole di essere uno dei nodi di tutta la rete ecosistemica. In questo modo, responsabilmente, partendo dalla riappropriazione di strategie tradizionali e declinandole attraverso le nuove tecnologie, si fa garante della conservazione degli equilibri reciproci perché agisce con tutte le potenzialità che il progetto di architettura offre. Tra le strategie che la storia ci offre ci sono proprio il riuso, la trasformazione e la stratificazione dell'esistente che vanno intesi come la "nuova sfida dell'architettura". In questo senso, la ricerca supporta il progetto dell'esistente per la sua capacità di utilizzare risorse disponibili e ne sottolinea le potenzialità morfologiche e linguistiche raggiungibili attraverso processi di riconfigurazione dell'architettura in cui la nuova morfogenesi sull'esistente si può attuare con graduazioni, strategie e risultati figurativi differenti, fino a giungere alla "metamorfosi" che Paolo Portoghesi definisce come "dimensione nobile della trasformazione". Il progetto dell'esistente esce dunque dal suo limbo di una "architettura di ripiego", assumendo i connotati di un vero e proprio processo "creativo" se condotto attraverso i criteri della pratica teorica progettuale perché giunge a produrre segni e sistemi di segni di un linguaggio complesso, contemporaneo e soprattutto connesso con l'ecosistema. Di conseguenza, indipendentemente dalla tecnologia che, nel contesto contemporaneo, rappresenta una variabile legata alle continue innovazioni che nel mercato vengono introdotte, ciò che diventa fondamentale è la costruzione della matrice progettuale che definisce criteri e obiettivi del processo progettuale Trattandosi di percorsi sotto alcuni profili recenti, lo stesso concetto di sostenibilità è recente, definire una grammatica di questo processo di generazione dell'architettura su edifici esistenti e individuare una nuova struttura linguistica è una operazione appena delineabile perchè in parte prematura. La ricerca, attraverso interpretazioni e approfondimenti anche di altri studi, ha intrapreso percorsi di costruzione di abachi configurazionali su cui cominciare a elaborare criteri di decodificazione dei processi compositivi in maniera che possano diventare sistemi di segni specifici dell'architettura. INDIRIZZI PER LA PROSECUZIONE DELLA RICERCA La ricerca potrebbe proseguire soprattutto osservando, analizzando e parametrando i progetti di riqualificazione ancora in corso, molti dei quali sono il completamento di quelli iniziati: gli insediamenti di edilizia residenziale pubblica sono prevalentemente intensivi perciò di grandi dimensioni e conseguentemente, sebbene le azioni di riqualificazione siano iniziate da qualche decennio, molte sono ancora in corso e ricevono continuamente correttivi, sia tecnici e tecnologici che di approccio metodologico, alle soluzioni ipotizzate in partenza. Questo potrebbe essere particolarmente interessante se coniugato con la raccolta e l'esame dei risultati della ricerca europea, appena iniziata, del programma Horizon 2020 che ha dato molto spazio alla riqualificazione sostenibile in generale e soprattutto a quella residenziale. Inoltre, premesso che nei climi freddi gli studi, le ricerche e le applicazioni sono iniziati già da qualche decennio, ulteriore campo d'azione per la prosecuzione della ricerca potrebbe essere lo studio delle strategie, ancora acerbe, specifiche delle aree geografiche del Mediterraneo in cui i cambiamenti climatici richiedono di sviluppare maggiormente misure contro il surriscaldamento piuttosto che quelle specifiche per i climi freddi. Questi approfondimenti, attraverso la decodificazione della morfologia finale e dei segni ad essa relazionati già prodotti e in corso di elaborazione, potrebbero orientarsi alla definizione di indicatori e parametri 'invarianti' da cui partire per costruire una riformulazione dei metodi, dei processi di progettazione architettonica e del linguaggio risultante.
Desde la década de 1980, la migración laboral ha venido feminizándose cada vez en mayor medida en el este y sudeste asiáticos. Para principios del siglo XXI, se estimaba que había más de dos millones de mujeres trabajando en la región, lo que constituye un tercio de la población migrante. Casi todas las mujeres migrantes se desempeñan en labores reproductivas, como el trabajo doméstico y los servicios sexuales, en hogares de particulares y sectores comerciales informales. No obstante la gran necesidad de proteger su bienestar y sus derechos humanos, los gobiernos de los países de destino ven a los migrantes simplemente como una fuerza laboral que se requiere para cubrir la escasez de mano de obra local, e ignora las medidas de protección y las políticas en función del género. Por su parte, bajo la presión para incrementar los ingresos de divisas extranjeras, los países que constituyen la fuente de esta fuerza laboral alientan a sus mujeres a migrar y a remitir sus ganancias, pero ante la competencia mundial, los gobiernos de estos países han mostrado poco interés en el bienestar de las mujeres migrantes. En el contexto de los antecedentes poco alentadores en materia de derechos humanos de los países del este y sudeste asiáticos, los actores no estatales han adquirido una importancia creciente en la defensa de los derechos de los migrantes, lo que han logrado a través de redes locales y transnacionales. Las raíces de la migración–feminizada y que por lo tanto tiene en cuenta consideraciones de género–en el este y sudeste asiáticos se encuentran en el rápido pero desigual desarrollo económico de la región, caracterizado por la desigualdad y el conflicto que producen las diferencias de género, clase social y nacionalidad. La transferencia de mujeres extranjeras de la región desde economías de bajos ingresos (Filipinas, Tailandia, Indonesia y Viet Nam, entre otros) hacia países de altos ingresos (Singapur, Malasia, la Región Administrativa Especial de Hong Kong, Taiwán Provincia de China, la República de Corea y Japón) intensifica la actual desigualdad de género, injusticia económica y discriminación étnica. Sin embargo, la migración internacional es un proceso contradictorio que, si bien brinda a las mujeres migrantes oportunidades para la movilidad social, también las somete a abusos y explotación. La mayoría de las mujeres migrantes son trabajadoras independientes empleadas por contrato que buscan trabajo en el exterior a fin de aumentar los ingresos familiares y sus ahorros personales. El empoderamiento resulta de su resistencia diaria a las estructuras de poder existentes, así como de la oportunidad de acumular recursos personales y colectivos. El análisis de las políticas de inmigración de Asia y de los patrones de migración de las mujeres revela que existen seis categorías de mujeres migrantes con sus respectivas características: • trabajadoras domésticas • animadoras (trabajadoras sexuales) • trabajadoras no autorizadas • esposas inmigrantes • trabajadoras capacitadas • trabajadoras que comparten un patrimonio étnico con la población que las recibe (como los brasileños de origen japonés en el Japón y los chinos de ascendencia coreana en la República de Corea). Estas seis categorías de mujeres migrantes se diferencian entre sí en razón de las condiciones de traslado al otro país, de empleo y de protección legal, por lo que difieren en cuanto a las formas en que enfrentan las prácticas desiguales y discriminatorias que encuentran en sus lugares de destino. En consecuencia, los ciudadanos conscientes y las organizaciones no gubernamentales recurren a diferentes acciones civiles y contramedidas para mejorar los derechos de las mujeres migrantes. Los gobiernos de los estados importadores de mano de obra del este y sudeste asiáticos tienen niveles distintos de tolerancia política frente a las actividades de la sociedad civil, por lo que existen diferencias importantes en cuanto a las capacidades y los recursos con que cuentan sus sociedades civiles para la acción colectiva. La bibliografía sobre este tema identifica tres niveles de efectividad de las acciones civiles y de la resistencia de la mujer en Asia. El primer nivel agrupa a Singapur y Malasia, donde la aplicación de estrictas políticas de inmigración, rígidos sistemas de contratación laboral y bajos grados de tolerancia del activismo cívico por parte del Estado limitan seriamente las acciones a favor de las trabajadoras migrantes. El segundo nivel reúne al Japón y la República de Corea, donde los estrictos controles fronterizos y las grandes cantidades de trabajadores, combinados con un relativamente alto grado de tolerancia de la acción colectiva, permiten a muchos grupos y organizaciones desafiar la autoridad del Estado y brindar asistencia legal y cultural a los trabajadores migrantes. En el tercer nivel se encuentra la Región Administrativa Especial de Hong Kong, donde, a pesar de una estricta política de inmigración y un rígido sistema de contratación laboral, el legado colonial británico permite a los trabajadores migrantes defender abiertamente sus derechos económicos y emprender acciones colectivas. La frecuencia de las manifestaciones de trabajadoras migrantes, en particular de las trabajadoras domésticas filipinas en Hong Kong, destaca la importancia de establecer redes transnacionales que permitan estrechar los vínculos entre los trabajadores migrantes en los países fuentes de la mano de obra y las naciones receptoras. La creciente presencia de un movimiento transnacional de protección en toda la región de Asia facilita los esfuerzos de las organizaciones civiles por mejorar los derechos y el bienestar de las trabajadoras migrantes. En conclusión, la feminización de la migración ha incrementado la desigualdad y la injusticia basadas en el género, la clase social y la nacionalidad en Asia. Pero al mismo tiempo, ha abierto nuevas oportunidades para que las mujeres migrantes puedan aumentar los ingresos familiares y la creciente sociedad civil de Asia pueda desafiar las políticas y prácticas opresivas que afectan a las trabajadoras migrantes. A pesar de que persisten muchos obstáculos legales e institucionales a la justicia social en los países que importan mano de obra, las acciones civiles de ciudadanos y trabajadores migrantes constituyen un paso importante hacia el reconocimiento de los derechos de las trabajadoras migrantes. ; Since the 1980s, labour migration has been increasingly feminized in East and Southeast (hereafter E/SE) Asia. By the beginning of the twenty-first century, more than two million women were estimated to be working in the region, accounting for one third of its migrant population. Most female migrants are in reproductive occupations such as domestic work and sex services, in private households and informal commercial sectors. Despite the great need to protect their welfare and human rights, governments of their destination countries view migrants as merely a workforce to meet labour shortages, and ignore protective measures and gender-sensitive policies. Under pressure to increase foreign revenues, labour-source countries encourage their women to migrate and remit their earnings from abroad, but in the face of global competition, governments of source countries have shown little interest in their migrant women's welfare. In the context of the E/SE Asian countries' bleak records of human rights practices, non-state actors have assumed increasing importance in advocating migrants' rights, which they have done through local and transnational networks. Feminized, and therefore gendered, migration in E/SE Asia has its roots in the region's rapid but uneven economic development, which is characterized by the inequality and conflict that differences of gender, class and nationality produce. The transfer of foreign women within the region from the low-income economies (the Philippines, Indonesia, Viet Nam, Pakistan, Bangladesh among others) to the high-income ones (Singapore, Malaysia, Hong Kong Special Administrative Region (SAR), Taiwan Province of China, the Republic of Korea and Japan) intensifies existing gender inequality, economic injustice and ethnic discrimination. International migration is, however, a contradictory process that, while providing migrant women with opportunities for social mobility, also subjects them to abuses and exploitation. The majority of Asia's migrant women are independent contract workers seeking employment abroad in order to augment family incomes and personal savings. Empowerment results from their everyday resistance to existing power structures, and from the opportunity to accumulate individual and collective resources. An analysis of Asia's immigration policies and women's migration patterns reveals six widely recognized and designated categories and characteristics of the women involved: • domestic workers • entertainers (sex workers)• unauthorized workers • immigrant wives • skilled workers • workers who share an ethnic heritage with that of the host population (such as Japanese-Brazilians in Japan and Korean-Chinese in the Republic of Korea). These six categories of migrant women differ from one another in the conditions of their border crossing, employment and legal protection, and they therefore differ in the ways in which they resist the unequal and discriminatory practices they encounter at their destinations. Consequently, concerned citizens and non-governmental organizations choose different civil actions and counteractive measures to enhance migrant women's rights. The governments of labour-importing states in E/SE Asia vary in their political tolerance of civil-society activities. There are thus significant differences in the capacities and resources that their civil societies have for collective action. The existing literature indicates three levels of effectiveness of civil actions and women's resistance in Asia. The first is found in Singapore and Malaysia, where strict immigration policies, rigid labour contract systems and low degrees of state tolerance for civil activism severely curtail pro-migrant actions. The second level characterizes Japan and the Republic of Korea, where tight border controls and large numbers of undocumented workers, combined with relatively high degrees of tolerance for collective action, allow many groups and organizations to challenge state authority and provide legal and cultural assistance to migrants. The third level is manifest in Hong Kong SAR, where despite a strict immigration policy and rigid labour contract system, the British colonial legacy permits migrants to openly pursue economic rights and collective action. The frequency of demonstrations by migrants, especially Filipino domestic workers in Hong Kong SAR, highlights the importance of transnational networking that links migrants in sending and receiving countries. The growing presence of a transnational advocacy movement throughout Asia facilitates the efforts of civil organizations to enhance migrants' rights and welfare. In conclusion, feminized migration has increased inequality and injustice based on gender, class and nationality in Asia. It has also, however, opened up opportunities for migrant women to increase family incomes and for Asia's growing civil society to challenge oppressive policies and practices affecting migrants. Although many legal and institutional barriers to social justice remain in labour-importing countries, civil actions by citizens and migrants comprise significant steps toward the realization of migrant workers' rights. ; Depuis les années 80, les travailleurs migrants en Asie de l'est et du sud-est sont de plus en plus des femmes. Au début du XXIème siècle, on estimait que plus de deux millions de femmes, soit un tiers de la population migrante, travaillaient dans la région. La plupart des immigrées ont des emplois liés à l'économie de reproduction: elles sont employées de maison ou engagées dans l'industrie du sexe, travaillent dans des ménages privés ou le secteur commercial informel. Bien que leur bien-être et leurs droits aient un grand besoin d'être protégés, les gouvernements des pays d'accueil ne voient dans les immigrées qu'une force de travail capable de remédier à la pénurie de main-d'oeuvre et ne se soucient guère de prendre des mesures de protection ou d'appliquer des politiques nuancées selon le sexe. Pressés d'accroître leurs recettes en devises, les pays d'émigration encouragent leurs ressortissantes à émigrer et à rapatrier leurs gains de l'étranger et, face à la concurrence mondiale, leurs gouvernements s'intéressent peu au bien-être de celles qui ont émigré. Vu les pratiques des pays de l'Asie de l'est et du sud-est en matière de droits de l'homme et leur triste bilan dans ce domaine, des acteurs non étatiques ont pris de plus en plus de place dans la défense des droits des migrants, qu'ils assument par le biais de réseaux locaux et transnationaux. La féminisation des migrations en Asie de l'est et du sud-est, avec toutes les spécificités que cela suppose, vient du développement économique rapide mais inégal de la région, qui se caractérise par des disparités et des différences entre sexes, entre classes et entre nationalités qui engendrent des conflits. Les femmes se déplacent à l'intérieur de la région, quittant les pays à faible revenu (Philippines, Thaïlande, Indonésie et Viet Nam notamment) pour les pays à revenu élevé (Singapour, Malaisie, Région administrative spéciale (RAS) de Hong Kong, Province chinoise de Taiwan, République de Corée et Japon) et ce déplacement accentue les inégalités entre les sexes, l'injustice économique et la discrimination ethnique déjà existantes. Les migrations internationales sont cependant des phénomènes contradictoires qui, tout en offrant aux migrantes des chances de mobilité sociale, les exposent en même temps à des abus et à l'exploitation. La majorité des migrantes d'Asie sont des travailleuses contractuelles indépendantes qui cherchent un emploi à l'étranger pour grossir les revenus de leur famille et leur épargne personnelle. Elles acquièrent leur autonomie en résistant jour après jour aux structures de pouvoir en place, et en accumulant tout ce qu'elles peuvent gagner à titre individuel et collectif. Une analyse des politiques migratoires d'Asie et des caractéristiques des migrations féminines fait apparaître six catégories largement reconnues, qui définissent les femmes par des caractéristiques données: • employées de maison • entraîneuses (travailleuses du sexe) • travailleuses clandestines • épouses d'immigrés • travailleuses qualifiées • travailleuses qui ont un patrimoine ethnique commun avec la population du pays d'accueil (tels que les Nippo-Brésiliennes au Japon et les Sino-Coréennes en République de Corée). Ces six catégories de femmes immigrées se distinguent les unes des autres par les conditions dans lesquelles elles ont franchi la frontière, leur emploi et la protection que leur offre la loi et donc aussi par leur mode de résistance aux pratiques inégalitaires et discriminatoires auxquelles elles sont confrontées dans le pays d'accueil. Les modes d'action et de lutte que choisissent les citoyens concernés et les organisations non gouvernementales pour faire valoir les droits des migrantes varient en conséquence. Les gouvernements des Etats de l'Asie de l'est et du sudest qui importent de la main-d'oeuvre tolèrent à des degrés divers les activités de la société civile, de sorte que les capacités et moyens d'action collective dont celle-ci dispose varient sensiblement selon les pays. Il ressort de la littérature existante que l'on peut distinguer trois niveaux d'efficacité parmi les actions tentées par la société civile et la résistance des femmes en Asie. C'est à Singapour et en Malaisie qu'elles sont les moins efficaces: de strictes politiques d'immigration, des systèmes rigides d'attribution de contrats de travail et un Etat peu tolérant envers le militantisme civil réduisent sévèrement les actions de défense des droits des migrantes. Le second niveau correspond au Japon et à la République de Corée, où de sévères contrôles aux frontières et une multitude de travailleuses sans papiers, mais aussi une tolérance assez grande à l'égard de l'action collective, permettent à de nombreux groupes et organisations de contester l'autorité de l'Etat et d'apporter une assistance juridique et culturelle aux migrantes. Le troisième niveau est atteint dans la RAS de Hong Kong où, malgré une politique d'immigration stricte et un système rigide d'attribution des contrats de travail, l'héritage colonial britannique permet aux migrantes de faire valoir ouvertement leurs droits économiques et de mener une action collective. La fréquence des manifestations d'immigrées, en particulier d'employées de maison philippines dans la RAS de Hong Kong, montre l'importance des réseaux transnationaux qui relient les migrantes des pays d'origine et des pays d'accueil. La présence de plus en plus forte d'un mouvement de défense transnational dans toute l'Asie rend plus facile la tâche des organisations civiles qui s'emploient à défendre les droits et le bien-être des migrantes. En conclusion, la féminisation des migrations a aggravé les inégalités et l'injustice fondées sur le sexe, la clase et la nationalité en Asie. Elle a cependant donné aux femmes migrantes la possibilité de grossir les revenus familiaux et a permis à une société civile en expansion en Asie de contester les politiques et pratiques qui ont pour effet d'opprimer les migrants. Bien qu'il reste de nombreux obstacles juridiques et institutionnels à la justice sociale dans les pays importateurs de main-d'oeuvre, certaines des actions menées par les nationaux et les migrants marquent un progrès sensible vers la réalisation des droits des travailleurs migrants.
AMÉRICA LATINALa OEA y las pandillas dialogan para pacificar El Salvador. Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/latinoamerica/tregua-entre-pandillas-de-el-salvador-deja-descenso-en-homicidios_12032596-4 http://www.eluniversal.com.mx/internacional/78653.html http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/13/actualidad/1342144200_552454.htmlEmbajador ante OEA: 'No hay motivos para sancionar a Paraguay' Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/latinoamerica/embajador-de-paraguay-ante-oea-dice-que-no-hay-motivos-para-sancin_12035679-4Paraguay pedirá observadores internacionales para elecciones de 2013. Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/latinoamerica/observadores-internacionales-para-elecciones-en-paraguay_12040201-4 http://diario.elmercurio.com/2012/07/16/internacional/internacional/noticias/4DCF7AF2-3B30-4637-AF34-D03B49A3C9E9.htm?id={4DCF7AF2-3B30-4637-AF34-D03B49A3C9E9}La campaña en Venezuela: Chávez continúa como favorito, pero Capriles recorta la ventaja. Para más información: http://oglobo.globo.com/mundo/ong-denuncia-abusos-de-poder-cometidos-no-governo-de-chavez-5497867#ixzz20vof29uR http://www.eluniversal.com.mx/internacional/78654.html http://gauche.blog.lemonde.fr/2012/07/16/m-melenchon-transporte-au-pays-de-hugo-chavez/ http://www.lanacion.com.ar/1490994-chavez-continua-como-favorito-pero-capriles-recorta-la-ventaja#comentar http://www.lanacion.com.ar/1490577-la-imagen-de-capriles-crece-pero-no-logra-detener-los-ataques-aliados#comentar http://www.eltiempo.com/mundo/latinoamerica/chvez-aventaja-por-15-puntos-a-capriles-revela-encuesta-en-venezuela_12034305-4 Los indígenas de Colombia se rebelan contra la violencia de las FARC. Para más información: http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/11/actualidad/1342004330_713460.html Toma de tierras genera alarma en Honduras.Para más información: http://www.eluniversal.com.mx/internacional/78659.html http://edition.cnn.com/2012/07/11/world/americas/honduras-operation-anvil/index.html?hpt=wo_bn8 Apoyo a Ollanta Humala cae a 40% por conflictos sociales. Para más información: http://diario.elmercurio.com/2012/07/16/internacional/internacional/noticias/FCF675B8-2300-43FF-81C8-475FB6CDCA6D.htm?id={FCF675B8-2300-43FF-81C8-475FB6CDCA6D} El enfoque de la política exterior de Peña Nieto. Para más información: http://diario.elmercurio.com/2012/07/16/internacional/internacional/noticias/E277E1CC-F566-46EC-B579-E05281D2592C.htm?id={E277E1CC-F566-46EC-B579-E05281D2592C} Criminalidad en México: Calderón dice que bajó tasa de homicidios. Para más información: http://diario.elmercurio.com/2012/07/16/internacional/internacional/noticias/44BA4A79-F832-47A1-9A71-40B7BB83550F.htm?id={44BA4A79-F832-47A1-9A71-40B7BB83550F} http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/14/actualidad/1342286287_360991.html "CNN" analiza situación de migrantes centroamericanos en México. Para más información: http://edition.cnn.com/2012/07/14/world/americas/mexico-immigrant-shelter/index.html?hpt=wo_c2 Importante fugitivo estadounidense capturado en México.Para más información: http://worldnews.msnbc.msn.com/_news/2012/07/14/12743433-fugitive-on-us-most-wanted-list-is-captured-in-mexico?lite La pelea entre Santos y Uribe divide a la derecha colombiana. Para más información: http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/16/actualidad/1342442039_118336.html Chile: dos oficiales, procesados por las torturas y asesinato del padre de la ex presidenta Bachelet. Para más información: http://oglobo.globo.com/mundo/chile-tortura-matou-pai-de-michelle-bachelet-5504223#ixzz20voTe8qi http://www.lanacion.com.ar/1491183-chile-dos-oficiales-procesados-por-las-torturas-y-asesinato-del-padre-de-la-ex-presidenta-ba#comentar Cuba emprende lucha contra brote de cólera en su territorio.Para más información: http://edition.cnn.com/2012/07/12/world/americas/cuba-cholera-doctors/index.html?hpt=wo_bn8 http://www.eltiempo.com/mundo/latinoamerica/cuba-emprende-lucha-contra-brote-de-clera-en-su-territorio_12033758-4 http://www.nytimes.com/2012/07/17/world/americas/economists-question-cubas-commitment-to-privatizing-businesses.html?_r=1&ref=world&gwh=AEF489DED953829F7206F8C93F7BC84E "El País" de Madrid analiza relación actual del movimiento sindical con la presidenta argentina. Para más información: http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/13/actualidad/1342139368_040972.html Dilma Rousseff lanza paquete de incentivos para potenciar la industria militar brasileña. Para más información: http://diario.elmercurio.com/2012/07/16/internacional/_portada/noticias/E9BE7D4D-0931-4437-97DE-4CCD36D4A411.htm?id={E9BE7D4D-0931-4437-97DE-4CCD36D4A411} Pierde fuerza en Brasil la cruzada anticorrupción.Para más información: http://www.lanacion.com.ar/1490735-pierde-fuerza-en-brasil-la-cruzada-anticorrupcion#comentar Cardoso: "Brasil es menos influyente". Para más información: http://www.lanacion.com.ar/1490736-cardoso-brasil-es-menos-influyente#comentar"Los Ángeles Times" analiza realidad social haitiana tras el terremoto de 2010.Para más información: http://www.latimes.com/news/nationworld/world/la-fg-haiti-housing-20120715,0,979717.storyESTADOS UNIDOS / CANADÁEstados Unidos en plena campaña presidencial.Para más información: http://usa.chinadaily.com.cn/world/2012-07/18/content_15592741.htm http://www.lanacion.com.ar/1490747-los-rebeldes-le-reprochan-a-obama-su-pasividad#comentar http://www.eltiempo.com/mundo/estados-unidos/elecciones-en-estados-unidos-equipo-de-obama-ataca-a-romney_12030788-4 http://www.eltiempo.com/mundo/estados-unidos/barack-obama-no-ofrecer-disculpas-a-mitt-romney_12033752-4 http://www.lemonde.fr/planete/article/2012/07/17/les-etats-unis-connaissent-leur-pire-secheresse-depuis-plus-de-50-ans_1734505_3244.html http://diario.elmercurio.com/2012/07/16/internacional/internacional/noticias/70F54CE7-CCC2-4206-8B03-EF5FDAD8FD6F.htm?id={70F54CE7-CCC2-4206-8B03-EF5FDAD8FD6F} http://elpais.com/tag/elecciones_eeuu_2012/a/Un barco militar de Estados Unidos abre fuego contra un bote en aguas del golfo Pérsico.Para más información: http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/16/actualidad/1342458571_053421.html http://www.latimes.com/news/nationworld/world/la-fg-us-india-apology-20120718,0,466917.story http://usa.chinadaily.com.cn/world/2012-07/17/content_15587828.htm http://www.nytimes.com/2012/07/17/world/middleeast/united-states-navy-ship-fires-on-boat-off-coast-of-united-arab-emirates.html?ref=world&gwh=580D5EDDD2F62CB1C518ADF9B5EBF3CA Acusan a menores en Estados Unidos de matar a golpes a inmigrante mexicano.Para más información: www.eltiempo.com/mundo/estados-unidos/acusan-a-menores-en-eeuu-de-matar-a-golpes-a-inmigrante-mexicano_12036626-4Tiroteo dos muertos y 19 heridos en Toronto. Para más información: http://oglobo.globo.com/mundo/tiroteio-deixa-dois-mortos-19-feridos-em-toronto-no-canada-5495171#ixzz20vojS5mUEstados Unidos rechaza la oferta de Annan de que Irán participe en la transición en Siria.Para más información: http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/11/actualidad/1342037410_130149.html El Senado de Estados Unidos acusa a HSBC de blanqueo de dinero del narcotráfico.Para más información: http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/17/actualidad/1342508679_820810.html http://www.lemonde.fr/economie/article/2012/07/17/lutte-anti-blanchiment-un-rapport-parlementaire-americain-pointe-les-carences-d-hsbc_1734511_3234.html http://usa.chinadaily.com.cn/world/2012-07/17/content_15587732.htmEUROPAEl futuro del euro atado al ajuste en España.Para más información: http://www.bbc.co.uk/news/business-18094883 http://www.lanacion.com.ar/1491011-el-futuro-del-euro-atado-al-ajuste-en-espana#comentar http://www.eltiempo.com/mundo/europa/espaa-a-la-espera-del-temido-septiembre_12032083-4 http://www.lanacion.com.ar/1490546-advierten-que-espana-deberia-pedir-un-segundo-rescate-a-europa#comentarCrece el malestar social contra Rajoy por los recortes.Para más información: http://www.lanacion.com.ar/1491010-crece-el-malestar-social-contra-rajoy-por-los-recortes#comentar http://diario.elmercurio.com/2012/07/16/internacional/internacional/noticias/86BC79C3-A361-45D5-8C58-9E1C14B08A1D.htm?id={86BC79C3-A361-45D5-8C58-9E1C14B08A1D} Servicios secretos alemanes advierten de nuevo terrorismo de ultraderecha.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/europa/servicios-secretos-alemanes-advierten-nuevo-terrorismo-ultraderechista_12041501-4 Seguridad de los Olímpicos estaría en vilo.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/europa/seguridad-de-los-olmpicos-estara-en-vilo_12032087-4 http://edition.cnn.com/2012/06/28/travel/heathrow-airport-london-olympics/index.html?hpt=wo_c1 http://www.nytimes.com/2012/07/18/world/europe/british-parliament-investigates-olympics-chaos.html?ref=world&gwh=E21F104A68E99F62E93B5BA6DF2F2914 Unión Europea entrena fuerzas nigerianas contra su lucha con Al Qaeda. Para más información: http://worldnews.msnbc.msn.com/_news/2012/07/16/12773236-european-union-mission-to-train-niger-forces-to-fight-al-qaida?lite Hollande presenta el consejo de sabios que "limpiará" la vida pública.Para más información: http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/16/actualidad/1342452210_585106.html http://www.lemonde.fr/politique/article/2012/07/16/regle-d-or-et-constitution-mais-comment-compte-faire-hollande_1734329_823448.html http://usa.chinadaily.com.cn/world/2012-07/18/content_15592821.htmEncuentran en Hungría al criminal nazi más buscado del mundo. Para más información: http://www.lemonde.fr/idees/article/2012/07/17/radovan-karadzic-accuse-de-genocide-danger-pour-tous_1734254_3232.html http://www.lemonde.fr/europe/article/2012/07/17/le-criminel-nazi-laszlo-csatary-aurait-fui-son-domicile_1734521_3214.html http://diario.elmercurio.com/2012/07/16/internacional/internacional/noticias/0D556C10-24BB-4277-BDC0-38EE3F5149EA.htm?id={0D556C10-24BB-4277-BDC0-38EE3F5149EA} http://www.bbc.co.uk/news/world-europe-18884106. http://oglobo.globo.com/mundo/nazista-mais-procurado-do-mundo-encontrado-em-budapeste-5482845 Rusia acusa a Occidente de hacer chantaje con la misión de la ONU.Para más información: http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/16/actualidad/1342461553_894080.html Annan en Moscú por conflicto en Siria. Para más información: http://usa.chinadaily.com.cn/world/2012-07/16/content_15583063.htmAprobada la conflictiva división del distrito de Bruselas.Para más información: http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/13/actualidad/1342201123_461591.htmlHSBC se disculpa por casos de lavado de dinero.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/estados-unidos/hsbc-se-disculpa-por-casos-de-lavado-de-dinero_12041301-4Atentado en Sofía deja al menos 7 muertos.http://www.lanacion.com.ar/1491431-atentado-en-bulgaria-contra-una-comitiva-de-turistas-israelies http://www.lemonde.fr/europe/article/2012/07/18/attentat-meurtrier-contre-des-israeliens-en-bulgarie_1735418_3214.html http://www.nytimes.com/2012/07/19/world/europe/explosion-on-bulgaria-tour-bus-kills-at-least-four-israelis.html?_r=1&hp&gwh=97A160EA3577E658088E69075D477BA1Rusia y la ONU analizan posibles soluciones para el conflicto en Siria.Para más información: http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/17/actualidad/1342506302_589902.htmlASIA- PACÍFICO/ MEDIO ORIENTEContinúan las matanzas indiscriminadas en Siria: Damasco sufre los peores combates.Para más información: http://worldnews.msnbc.msn.com/_news/2012/07/17/12794303-syrian-general-tlas-in-france-following-defection?lite http://oglobo.globo.com/mundo/confrontos-chegam-ao-centro-de-damasco-apenas-2km-do-palacio-5495574#ixzz20vqvx9un http://www.latimes.com/news/nationworld/world/la-fg-syria-damascus-fighting-20120718,0,1068141.story http://usa.chinadaily.com.cn/world/2012-07/17/content_15587727.htm http://www.nytimes.com/2012/07/17/world/middleeast/new-fighting-in-damascus-after-syria-denies-attack-on-civilians.html?ref=world&gwh=9CA06F0BDA70FC8EE10DE27FCF32E5D9 http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/17/actualidad/1342519414_504170.html http://www.lemonde.fr/proche-orient/article/2012/07/17/damas-en-guerre-tournant-dans-la-revolte-contre-le-pouvoir-d-assad_1734518_3218.html http://www.lemonde.fr/proche-orient/article/2012/07/17/les-divergences-s-accentuent-entre-russes-et-occidentaux-sur-la-syrie_1734557_3218.html http://edition.cnn.com/2012/07/16/world/meast/syria-unrest/index.html?hpt=wo_c2Irán se ofrece como mediador en conflicto sirio. Para más información: http://edition.cnn.com/2012/07/15/world/meast/iran-syria/index.html?hpt=wo_bn11 El Comité Internacional de la Cruz Roja declaró que el conflicto ha alcanzado tal amplitud y gravedad que ya puede considerarse como una "guerra civil". Para más información: http://diario.elmercurio.com/2012/07/16/internacional/_portada/noticias/4262DBC3-C8B9-42FD-A78B-C3477719A344.htm?id={4262DBC3-C8B9-42FD-A78B-C3477719A344} Ministro de Defensa sirio muere en explosión en Damasco.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/medio-oriente/ministro-defensa-sirio-muere-en-explosion-en-damasco-tv-estatal_12041541-4 http://www.eltiempo.com/mundo/medio-oriente/rebeldes-sirios-anuncian-gran-ofensiva-contra-las-fuerzas-de-asad_12036961-4 http://www.bbc.co.uk/news/world-middle-east-18882149 Más de 112.000 refugiados sirios viven en Líbano, Turquía, Jordania e Irak.Para más información: http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/16/actualidad/1342460935_768958.html 'No actuar en Siria es darles licencia para matar': Ban Ki-moon.Para más información: www.eltiempo.com/mundo/medio-oriente/onu-condena-masacre-de-150-personas-en-siria_12030421-4ONU trata de ayudar a Siria pero no logra satisfacer las necesidades.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/medio-oriente/onu-trata-de-ayudar-a-siria-pero-no-logra-satisfacer-las-necesidades_12034047-4Kim Jong-Un nombra a un nuevo alto mando del Ejército.Para más información: http://www.latimes.com/news/nationworld/world/la-fg-north-korea-dismissal-20120717,0,4588711.story http://diario.elmercurio.com/2012/07/16/internacional/internacional/noticias/ABCDE3E9-4298-43E8-8666-D34D18692C78.htm?id={ABCDE3E9-4298-43E8-8666-D34D18692C78} http://edition.cnn.com/2012/07/15/world/asia/north-korea-army-chief/index.html?hpt=wo_c2 http://www.lemonde.fr/asie-pacifique/article/2012/07/17/pyongyang-nomme-un-nouveau-vice-marechal-de-l-armee_1734513_3216.html http://usa.chinadaily.com.cn/world/2012-07/17/content_15587763.htmHyon Yong-Chol será una pieza clave del presidente norcoreano para controlar totalmente a las Fuerzas Armadas.Para más información: http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/17/actualidad/1342509346_084341.html http://www.nytimes.com/2012/07/18/world/asia/shifts-in-north-korea-may-be-attempt-to-rein-in-military.html?ref=world&gwh=76401E3CBC4CC41356FB4B51058553C4 Kim empieza a imponer su estilo en Corea del Norte.Para más información: http://www.lanacion.com.ar/1490978-kim-empieza-a-imponer-su-estilo-en-corea-del-norte#comentar http://oglobo.globo.com/mundo/para-especialistas-saias-de-norte-coreanas-dizem-muito-sobre-pais-5492829#ixzz20vqz6FsfAtentado en una boda en Kabul: 23 muertos.Para más información: http://www.lanacion.com.ar/1490538-atentado-en-una-boda-en-kabul-23-muertos#comentar http://www.eltiempo.com/mundo/medio-oriente/al-menos-17-muertos-en-un-ataque-suicida-en-una-boda-en-afganistn_12030541-4 http://www.lanacion.com.ar/1490464-al-menos-veintitres-muertos-en-un-ataque-suicida-contra-una-boda-en-el-norte-de-afganistan#comentar20 muertos y 230.000 evacuados en Japón por lluvias torrenciales.Para más información: http://www.nytimes.com/2012/07/17/world/asia/floods-in-japan-displace-hundreds-of-thousands.html?ref=world&gwh=94150277955BA2AEBC85448E35CADBCE http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/14/actualidad/1342268011_634794.html http://edition.cnn.com/2012/07/16/world/asia/japan-floods/index.html?hpt=wo_c2 Clinton visita Israel. Para más información: http://usa.chinadaily.com.cn/world/2012-07/17/content_15587683.htm http://www.nytimes.com/2012/07/17/world/asia/thousands-gather-in-tokyo-to-protest-nuclear-restart.html?ref=world&gwh=00C9D8719334275AF674614A576C5B8FJaponeses contra la energía nuclear.Para más información: http://www.eluniversal.com.mx/internacional/78656.html http://usa.chinadaily.com.cn/world/2012-07/17/content_15587765.htm China en guardia ante la crisis.Para más información: http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/15/actualidad/1342373596_639513.html http://www.latimes.com/business/la-fi-china-gdp-20120713,0,783927.storyViudas de la guerra levantan un barrio con sus propias manos en Kabul.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/medio-oriente/viudas-de-la-guerra-levantan-un-barrio-con-sus-propias-manos-en-kabul_12038483-4 Condenado a muerte el soldado afgano que mató a 5 militares franceses.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/medio-oriente/condenado-a-muerte-el-soldado-afgano-que-mat-a-5-militares-franceses_12036781-4 http://www.lemonde.fr/asie-pacifique/article/2012/07/17/le-soldat-afghan-meurtrier-de-cinq-militaires-francais-condamne-a-mort_1734527_3216.htmlAumenta número de deslizamientos de tierras al sur de Asia. Para más información: http://www.bbc.co.uk/news/science-environment-18872398ÁFRICAHillary Clinton expresó su apoyo a 'transición completa' en Egipto.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/medio-oriente/hillary-clinton-expres-su-apoyo-a-transicin-completa-en-egipto_12033750-4 http://www.latimes.com/news/nationworld/world/la-fg-egypt-clinton-20120715,0,376110.story Clinton insta a la Junta militar egipcia a cooperar con el presidente Morsi.Para más información: http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/15/actualidad/1342363915_980700.html Naciones Unidas condena actos de grupos rebeldes en Congo. Para más información: http://photoblog.msnbc.msn.com/_news/2012/07/17/12787052-un-condemns-congo-attacks-as-rebel-advance-threatens-goma?liteHistórica decisión de la Unión Africana. Para más información: http://www.lemonde.fr/afrique/article/2012/07/17/bamako-annonce-des-concertations-pour-un-gouvernement-d-union_1734502_3212.html http://www.nytimes.com/2012/07/17/world/africa/a-historic-choice-for-the-african-union.html?ref=world&gwh=EE0AA064539A838437181EF67899E531 Mubarak continúa hospitalizado.Para más información: http://edition.cnn.com/2012/07/16/world/africa/egypt-mubarak/index.html?hpt=wo_c2 http://www.nytimes.com/2012/07/17/world/middleeast/egypts-former-leader-mubarak-is-transferred-back-to-prison.html?ref=world&gwh=BC8A1852D8F47652373D75A8BC4E3D92 Egipto: liberan a turistas estadounidenses.Para más información: http://edition.cnn.com/2012/07/16/world/meast/egypt-americans-kidnapped/index.html?hpt=wo_c2 http://www.nytimes.com/2012/07/17/world/middleeast/egypt-american-tourists-released.html?ref=world&gwh=475BFF001B0C5D8E348B7E3970805224 http://www.lemonde.fr/afrique/article/2012/07/16/egypte-liberation-de-deux-touristes-americains-enleves-dans-le-sinai_1734447_3212.html Cruz Roja envía alimentos a Mali. Para más información: http://www.nytimes.com/2012/07/17/world/africa/mali-red-cross-prepares-food-aid.html?ref=world&gwh=01D96D2AF203E05076AC0E1F6E0C09C4 Morsi vs. Corte, una nueva lucha de poder en Egipto.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/africa/morsi-vs-corte-una-nueva-lucha-de-poder-en-egipto_12032085- Sudán del sur, un país que continúa en construcción.Para más información: http://www.eltiempo.com/mundo/africa/sudn-del-sur-un-pas-que-contina-en-construccin_12032081-4 OTRASAdvertencia del FMI por China y Brasil.Para más información: http://www.lanacion.com.ar/1491012-advertencia-del-fmi-por-china-y-brasil#comentar"En todos los casos de la Corte Penal Internacional aparece la violencia sexual".Para más información: http://internacional.elpais.com/internacional/2012/07/14/actualidad/1342281593_350369.html ONU lanza campaña contra crimen organizado.Para más información: http://www.eluniversal.com.mx/internacional/78650.html"The Economist" presenta su informe semanal: "Business this week". Para más información: http://www.economist.com/node/21558323
This PhD issue is to describe and explain the main changes in the political pages of the French press between 1945 and 2000. By observing the redactional innovations in twelve national newspapers (France-Soir, Le Monde, L'Humanité, Le Figaro, L'Express, Le Nouvel Observateur, etc.), I want to show an important evolution in the roles endorsed by the political journalists. More precisely, I tried to discover under which circonstances appeared that journalism defined as "neutral" which seeks to analyze the individual games between the most popular politicians to conquest the power, and notably the presidential power. ; Cette thèse vise à identifier et à expliquer les principales transformations dans le contenu des pages Politique de la presse écrite française, entre 1945 et 2000. À travers l'examen des innovations rédactionnelles dans une dizaine de journaux nationaux d'information générale (France-Soir, Le Monde, L'Humanité, Le Figaro, Paris-Presse, L'Express, France Observateur - Le Nouvel Observateur, etc.), il s'agit de mettre en évidence un profond basculement dans les rôles endossés par les rédacteurs politiques. Plus précisément, j'ai souhaité déterminer dans quelles circonstances s'est imposé ce journalisme, défini comme « impartial », qui s'affaire principalement à raconter et analyser les jeux que se livrent une poignée de professionnels de la politique pour la conquête du pouvoir, et notamment du pouvoir présidentiel. La perspective historique permet en effet de souligner que ces manières de définir et de mettre en scène l'actualité politique ne vont pas de soi et qu'elles ne constituent aucunement une essence du journalisme politique français.Deux démarches ont été conjointement menées : d'une part, entreprendre une observation scrupuleuse des pages Politique depuis 1945 ; d'autre part, s'interroger sur les conditions ayant rendu possibles et effectives les mutations dans les productions journalistiques. En particulier, ce travail cherche à répondre à la question suivante : les métamorphoses des pages Politique ont-elles résulté de transformations de la société française et des règles du jeu politique ou ont-elles participé des transformations contemporaines de l'espace journalistique ? L'enquête s'est donc appuyée sur un triple corpus. Tout d'abord, le recueil et l'exploitation d'un large échantillon de pages Politique à travers lesquelles nous avons surtout cherché à distinguer les évolutions dans les genres et les rhétoriques journalistiques. Ensuite, la réalisation de soixante-cinq entretiens semi-directifs auprès de journalistes en activité ou retraités. Enfin, l'examen d'une vaste documentation permettant de retracer l'histoire des services Politique et de construire une sociographie diachronique des journalistes politiques français depuis 1945. Constituée de trois parties et de huit chapitres, la thèse s'organise selon un double principe, chronologique et analytique. D'un côté, il s'agit de mettre en évidence une césure autour des années 1958-62. De l'autre, pour chacune de ces deux périodes, il faut faire se succéder une dimension descriptive puis une dimension explicative.1. La première partie étudie les pages Politique des années 1945-58, en montrant notamment qu'elles pérennisent les savoir-faire en vigueur dans les journaux de la IIIe République.En effet, jusqu'à la fin des années 1950, le journalisme politique était encore essentiellement un journalisme parlementaire, marqué par des principes d'écriture relativement stabilisés. Affectant leurs rédacteurs auprès des institutions politiques nationales, les services Politique étaient ainsi principalement amenés à reproduire de larges extraits des discours publics et des déclarations officielles des acteurs politiques. Cette exigence de publicité ou d'enregistrement s'articulait à l'imaginaire du parlementarisme. Pour des quotidiens d'establishment tels que Le Monde ou Le Figaro, ce journalisme d'enregistrement était au principe de la crédibilité et du prestige de ces journaux ; il posait le lecteur-citoyen en spectateur attentif des discussions parlementaires et de l'action gouvernementale. D'autres motivations journalistiques contribuaient également à la banalisation de ces comptes-rendus. Ainsi, pour des quotidiens populaires comme France-Soir ou Paris-Presse, ce registre permettait de mettre en scène et d'actualiser le spectacle des batailles politiques les plus saillantes. Quant aux quotidiens militants comme L'Humanité, un tel « journalisme d'intermédiaire » permettait de relayer les discours des représentants du Parti et d'entretenir la mobilisation du lectorat. Ces normes d'écriture s'imposaient d'autant mieux que la vigueur des hiérarchies et l'apprentissage par compagnonnage dans les rédactions permettaient aux chefs de service d'entretenir les normes d'écriture d'avant-guerre. En outre, les rédacteurs de la presse écrite se vivaient toujours en situation de monopole dans l'univers médiatique : leur rôle était ainsi de restituer avec minutie des événements publics dont ils pensaient offrir la primeur à leurs lecteurs.Tout au long de la IVe République, on observe également un journalisme d'examen, réservé aux hiérarchies des services Politique, et qui mêlait, selon les journaux, une double dimension, analytique et prescriptive. D'un côté, certains chroniqueurs s'efforçaient d'anticiper les coups des groupes parlementaires, de divulguer les tractations de « couloir » et d'ainsi rendre lisible une configuration politique fortement instable. De l'autre, la plupart de ces journalistes s'autorisaient à prendre part aux luttes partisanes et à s'inscrire dans une logique d'opinion ou de combat politique. Mais ces registres, moralisateurs ou mobilisateurs, variaient fortement d'une publication à l'autre, selon l'homogénéité sociale et politique des publics visés. Les chroniqueurs des journaux dits d'information se posaient davantage en autorité morale, appelée à surplomber l'espace parlementaire et à juger ses acteurs au nom des attentes supposées de l'« opinion publique », tandis que les chroniqueurs des journaux partisans s'affirmaient davantage en porte-parole de leurs camps. Cette intervention des journalistes au cœur des affrontements politiques était légitimée par un double héritage. D'une part, figures majeures de la presse française, les chefs des services Politique revendiquaient leur filiation avec les « articliers » de la IIIe République, ces grandes plumes qui se positionnaient en alter ego ou en supporters du personnel politique. D'autre part, bénéficiant du passé résistant de leurs publications, les chroniqueurs ont été aussitôt encouragés à participer à la reconstruction politique du pays, à l'entretien du débat public et à la légitimation du renouveau démocratique. Certes, dès 1946-47, les immédiates difficultés d'un marché de la presse fortement étatisé et l'entrée dans une configuration politique moins lisible et moins mobilisatrice a contribué à profondément bousculer ces ambitions initiales. Mais malgré le déclin des publications militantes et le succès des journaux qui témoignaient le plus leur impartialité, la hiérarchie des services Politique continuait ainsi à se vivre comme des acteurs éminents de la République, tout à la fois intermédiaire entre les citoyens et les élus et rouage essentiel dans les tractations du « microcosme » parlementaire.2. La deuxième partie montre que ces savoir-faire canoniques du journalisme politique ont été progressivement délégitimés à partir du début des années 1960. A leur place, les services Politique ont incorporé de nouvelles manières de couvrir la politique et de se positionner à son égard. Très schématiquement, on peut dire qu'au lieu de rendre compte, aujourd'hui on raconte ; qu'au lieu de restituer, il faut désormais mieux resituer. On pourrait lire cet ensemble de mutations comme l'approfondissement d'un processus ancien de différenciation entre activités politiques et journalistiques. Toutefois, les évolutions observées ne se réduisent pas à cette dimension. On a donc pu mettre en évidence trois dynamiques, interdépendantes.On s'est tout d'abord penché sur la question de la visibilité du politique, c'est-à-dire sur les problèmes de rubricages et de hiérarchies événementielles. À partir des années 1960, les séances de l'Assemblée ont ainsi progressivement perdu de leur saillance journalistique, tandis que les rubriques de l'Elysée et de Matignon gagnaient en prestige et qu'apparaissaient des rédacteurs exclusivement chargés de couvrir un ou plusieurs partis. Ce processus reflétait plus généralement l'abandon d'une reproduction exhaustive des déclarations publiques des hommes politiques au profit d'une attention plus marquée à l'égard des « coulisses » des décisions institutionnelles et des luttes au sein des organisations politiques. Restituant l'actualité d'un plus grand nombre d'organisations et d'acteurs, les journalistes politiques se sont davantage efforcés de rendre visible les oppositions non plus seulement entre partis mais plus fréquemment en leur sein.On s'est ensuite intéressé à la question du positionnement des journalistes politiques vis-à-vis de la compétition politique. L'attention porte alors sur les rhétoriques à travers lesquels les journalistes ont projeté les représentations de leurs rôles à l'égard de l'univers politique et du public. Certes, jusqu'au milieu des années 1980, dans un contexte de nette bipolarisation, il demeurait souvent légitime d'afficher ses préférences pour telle ou telle coalition de partis. En revanche, les rédacteurs ont de plus en plus évacué les registres qui les positionnaient soit en stricts intermédiaires, soit en simples supporters du personnel politique. Pour attester de son professionnalisme, il ne suffisait plus de s'effacer derrière la parole politique. Au contraire, de nouveaux rites de distanciation impliquaient de mieux mettre en scène son travail d'enquête et d'ainsi manifester sa capacité d'initiative, de mise en perspective et de distance critique à l'égard de la communication des acteurs politiques. Se sont donc généralisés des papiers de décryptage de la scène politique témoignant non seulement de l'expertise des journalistes mais également de leur autonomie à l'égard de leurs sources. Tandis que l'humour et l'ironie devenaient pensables et, surtout, valorisés, les discours des acteurs politiques ont été de plus en plus appréhendés à l'aune de leur positionnement tactique. Envisagée dans sa dimension instrumentale, la parole politique a donc été réduite à l'expression des calculs « politiciens » visant à enrôler le soutien des pairs ou celui des électeurs. Progressivement, en prenant appui sur les indices d'opinion, les journalistes politiques ont donc abandonné les registres d'évaluation morale ou idéologique au profit de rhétoriques qui jugent la performance des acteurs politiques en fonction des règles pragmatiques de la compétition.On s'est enfin penché sur la question des formats journalistiques mis en place pour rendre le traitement de la politique plus attractif. À partir des années 1960-70, les quotidiens populaires et les newsmagazines d'abord, les quotidiens d'establishment ensuite, ont emprunté une écriture plus narrative qui les ont amené à davantage vulgariser et « humaniser » leur traitement de l'actualité politique. Valorisant les soubassements psychologiques d'affrontements personnels, ces narrations ont considéré les événements politiques comme autant d'épisodes d'une histoire orientée vers son épilogue attendu : l'élection présidentielle. Mais ces lectures « politiciennes », attentives aux péripéties du « microcosme » et n'envisageant le public qu'en tant que spectateur des jeux de pouvoir, ont suscité de nombreuses critiques, au sein même des services Politique. Dès lors, tout au long des années 1990, certains ont cherché à mieux articuler questions politiciennes et questions sociétales. Ces ébauches de renouvellement sont toutefois demeurées limitées : elles ne remettent pas en cause l'attention particulière que les journalistes politiques portent au jeu politique qu'il faut entendre dans sa triple acception : ludique, stratégique et théâtrale.3. Au terme de cette observation, il fallait s'interroger sur les logiques qui ont contribué aux métamorphoses des pages Politique. Trois hypothèses ont été successivement testées au cours de la troisième partie. L'enjeu était tout autant d'éprouver leur pertinence respective que d'imaginer un modèle permettant d'articuler les conditions de possibilité des transformations rédactionnelles et les raisons amenant les journalistes et leurs directions à subvertir les anciens savoir-faire.Dans un premier temps, on a pu montrer que les évolutions des pages Politique accompagnaient étroitement les mutations politiques et sociales de la France contemporaine. Il s'agissait de reverser les termes d'une réflexion qui, habituellement, interroge la contribution des médias aux transformations politiques. Ici, la question portait, au contraire, sur les incidences des bouleversements sociopolitiques sur les pratiques journalistiques. Deux processus ont donc pu être mis à jour. Le premier porte sur les effets de ce qu'on peut grossièrement qualifier de présidentialisation et de bipolarisation du jeu politique au cours des années 1960 et 1970. Tandis que l'actualité élyséenne et intra-partisane suscitait davantage la curiosité des rédacteurs, l'information d'origine parlementaire perdait progressivement de sa valeur aux yeux des services Politique. Le renouvellement des règles du jeu politique entraînait donc un basculement des sources d'information les plus pertinentes. Plus généralement, le phénomène majoritaire a modifié les relations politico-journalistiques en renforçant la discipline de parole dans un nombre croissant d'organisations politiques. Tandis que les pratiques politiques se sont de plus en plus tournées vers la conquête de l'« opinion publique » nationale, grâce notamment au développement des médias audiovisuels, les journalistes politiques ont progressivement considéré que la valeur ajoutée de leur travail ne résidait plus tant dans la restitution minutieuse des déclarations que dans le décryptage des enjeux de pouvoir sous-jacents. Cette configuration a donc légitimé l'adoption d'une lecture stratégique des affrontements politiques. Le second processus prend forme au cours des années 1980. Il résulte de la banalisation des alternances et de la perception d'un désenchantement politique. À partir de cette période, outre qu'il devient nettement plus coûteux, commercialement et journalistiquement parlant, d'exprimer ses préférences partisanes, il paraît plus délicat, pour les rédacteurs, de prendre au sérieux les luttes politiques. Envisagées davantage comme des luttes personnelles, elles suscitent le développement soit d'un traitement people, soit d'une attitude ironique à l'égard des leaders politiques, soit la marginalisation des questions institutionnelles au profit d'une couverture plus sociétale des enjeux politiques. Il serait cependant illusoire d'imaginer des relations mécaniques entre ces évolutions politiques et ces évolutions journalistiques. Soumis aux mêmes mutations de l'environnement politique, les journaux ont pourtant apporté des réponses hétérogènes et dispersées dans le temps. Ce constat supposait alors de questionner des dynamiques propres à l'univers médiatique.Dans un second temps, on s'est donc intéressé à différentes logiques entrepreneuriales, en montrant l'évolution des impératifs économiques et organisationnels de la presse écrite nationale. Tout d'abord, on s'est efforcé de rechercher les mécanismes par lesquels des enjeux commerciaux ont pu être convertis en enjeux journalistiques. Les transformations dans le contenu des pages Politique ont ainsi résulté d'une redéfinition globale des normes rédactionnelles, sous l'effet d'un profond bouleversement de l'espace médiatique. Le déclin du lectorat, la concurrence croissante des entreprises audiovisuelles et l'arrivée d'une nouvelle génération de managers ont poussé la plupart des journaux à renouveler leurs savoir-faire et à abandonner les modes de traitement les plus austères, les plus rébarbatifs ou les plus clivants. À travers différentes « audaces », certaines publications ont innové et ainsi contraint leurs concurrents à imiter ces nouvelles normes rédactionnelles sous peine d'être sanctionnés par les lecteurs. Or ces règles, censées attester du « professionnalisme » des rédacteurs, se sont d'autant mieux imposées qu'elles purent être étayées par des enquêtes marketing et naturalisées dans les espaces d'apprentissage du métier. Mais on a surtout mis en évidence que ces enjeux commerciaux, variables selon les rédactions et les publics visés, n'impliquaient pas nécessairement les mêmes réponses en termes d'écriture de la politique. Ce constat est d'autant plus prégnant que les pages Politique constituent un espace spécifique dans les journaux, régis par des logiques propres à cette spécialité professionnelle. C'est pourquoi, il fallait ensuite se pencher sur la question des dimensions structurantes de ce journalisme depuis les années 1960. Ce n'est pas seulement pour des raisons commerciales que les journalistes politiques paraissent à ce point attentifs aux paroles des acteurs politiques et aux luttes intrapartisanes. Ce cadrage résulte tout autant des contraintes suscitées par le suivi du « pouvoir » et par l'affectation des rédacteurs auprès des partis politiques. Les rhétoriques privilégiées dans les pages Politique répondent donc à des enjeux pluriels et plus ou moins saillants selon les rédactions : satisfaire les attentes d'un lectorat composite, entretenir des relations soutenues avec des interlocuteurs supposés puissants, s'ajuster aux contraintes d'économie du travail.Au-delà, il fallait, dans un troisième temps, étudier la dynamique du changement dans le contenu des pages Politique et donc prendre en compte la question du renouvellement du personnel journalistique. En se penchant sur les dispositions et les aspirations des différentes générations de journalistes, on souhaitait tester l'hypothèse selon laquelle les évolutions dans l'écriture journalistique ont surtout résulté d'audaces que les plus jeunes rédacteurs ont successivement accomplies pour rendre leur traitement de la politique moins insensé et plus gratifiant. Pour confirmer cette hypothèse, il convenait donc d'identifier différentes évolutions dans la morphologie du groupe des journalistes politiques. Tandis que les ressources militantes ont de moins en moins pesé dans les recrutements, les compétences « professionnelles » dont témoignent la détention d'un diplôme d'école de journalisme ou la fréquentation d'autres services ont été de plus en plus valorisées par les hiérarchies. Cette sociographie permet ainsi de souligner que la socialisation politique et journalistique des générations successives de rédacteurs a évolué. Plus diplômées, plus distantes à l'égard de la compétition politique, plus féminisées, les nouvelles cohortes journalistiques ont cherché à imposer des lectures stratégiques, ludiques et personnalisées de la compétition politique, autant de postures mieux ajustées à leurs représentations du politique et du journalisme. Pour cela, ils ont dû lutter contre leurs prédécesseurs et s'appuyer sur les transformations qui affectaient leur environnement. Dès lors, les évolutions politiques et médiatiques précédemment décrites peuvent être avant tout analysées comme des arguments mobilisés par les rédacteurs pour peser dans les rapports de force, justifier leurs transgressions et ainsi légitimer l'incorporation de nouveaux rôles journalistiques.
Diplôme attribuée avec la mention très honorable avec félicitations ; RÉSUMÉDans la délimitation de notre corpus, constitué exclusivement de romans relatifs aux fazendas de café esclavagistes, nous avons été amenée à utiliser certaines notions redevables à la sociologie. Tout d'abord, celle où Maria Sylvia de Carvalho Franco élucide l'ordre esclavagiste comme celui qui, en donnant sa forme à la société brésilienne à un moment donné, exclut par sa propre nature « les hommes libres et pauvres » d'un univers polarisé entre maîtres et esclaves. Cet ordre est celui qui sous-tend toute l'organisation de la période impériale et qui permet à la jeune nation de rebondir, grâce au café, dans les années difficiles qui s'ensuivent à son indépendance en 1822. Dans cette « civilisation du café », d'immenses fazendas, partant des alentours de Rio de Janeiro, couvrent d'abord la vallée du Paraïba, remontant le cour du fleuve en direction notamment de São Paulo. C'est toujours la forme fictionnelle du roman qui semble la mieux adaptée à la fazenda de café littéraire, avec son organisation d'où sont exclus les hommes libres et pauvres, pour lesquels elle n'a pas de place.Leurs propriétaires, des fazendeiros associés à des financiers et à d'autres agents citadins, accroissent leur pouvoir et leur richesse, notamment à partir de 1850, où l'interdiction du trafic négrier libère d'immenses capitaux réinvestis désormais dans la modernisation des villes comme des fazendas. C'est aussi en cette année que s'inaugure une ligne régulière de vapeurs entre Liverpool et Rio de Janeiro mettant en consonance le temps brésilien, impérial et esclavagiste avec le temps industriel et urbanisé de l'Europe. Cette date, souvent évoquée par l'historiographie, a aussi impressionné trois écrivains brésiliens du XIX° siècle qui, tous, choisissent cette décennie comme le noyau central de leurs romans écrits entre 1871 et 1914. La fazenda de café esclavagiste vers le milieu du XIX° siècle au Brésil est un univers en plein épanouissement, où règne en maître absolu sur tout ce qui vit à l'intérieur de ses domaines le fazendeiro. Ce grand propriétaire, en s'enrichissant, abandonnera un mode de vie jusque là austère et isolé ; il voudra s'anoblir et achètera au pouvoir impérial des titres de noblesse qui feront de lui une figure ambiguë, respectée et raillée à la fois, celle des « Barons du café » de la période impériale brésilienne. Souvent évoqués par la littérature dans leurs riches villas citadines, ces nouveaux aristocrates créés par D. Pedro II attirent moins l'attention à l'époque de la construction de leurs personnages et de leur fortune dans les mondes réduits que sont leurs fazendas, polarisées entre la Casa Grande où résident les maîtres et la Senzala réservée aux esclaves. Dans cet univers, les rapports intensément vécus entre les uns et les autres, constitutifs de la vie nationale, composent le noyau d'échanges quotidiens qui envahissent un cadre rural et seigneurial. Trois romans se sont penchés sur ce mode de vie, installant son action dans une riche maison de maître au centre d'une immense propriété où les relations entre dominants et dominés vont évoluer d'une trompeuse harmonie jusqu'à l'éclatement d'une violence tardive mais d'autant plus meurtrière.De ces romans qui constituent le corpus principal de notre thèse, le premier est O tronco do ipê, écrit par José de Alencar en 1871, où apparaît pour la première fois la désignation du siège de la propriété comme Casa Grande, par la suite adoptée par la sociologie et par le langage courant au XX° siècle. Ce terme, plus connu pour son application à la réalité du Nord-est des moulins à sucre, apparaît ainsi comme originaire de la littérature relative à cette vallée caféière, qui a été au centre des discussions économiques et politiques du Brésil impérial et dont la fiction romanesque montre l'ascension fulgurante, suivie de sa disparition encore plus rapide et étonnante, de la mémoire nationale. Le deuxième roman est A escrava Isaura, de 1875, où Bernardo Guimarães a créé l'icône la plus célèbre de la lutte pour l'abolition de l'esclavage au Brésil, dans une œuvre au succès populaire jamais démenti et proportionnel au mépris où il est tenu dans les milieux académiques. Son insertion dans ce corpus permet, en le plaçant à côté des autres deux romans qui traitent du même thème, de mettre en lumière la profonde implication de cette intrigue feuilletonesque et séduisante dans la problématique de son temps et l'habile déconstruction qu'elle fait des clichés usuels dans ce genre de récit. Les deux premiers romans du corpus sont écrits à un moment où le romantisme n'avait pas quitté le centre de la scène littéraire brésilienne, mais où il recevait de plein fouet les attaques d'un régionalisme réaliste, plus représentatif des aspirations qui prenaient corps dans une société qui ne se contentait plus de l'unité impériale et esclavagiste du pays. Finalement, le troisième roman qui se penche sur les fazendas de la vallée est un ouvrage apparemment anachronique, puisque, écrit en 1914, empreint de toutes les tendances qui se croisent dans ce contexte du « Pré-modernisme » brésilien, il met en discussion les problèmes de l'esclavage aboli depuis 1888 et qui n'intéresse plus personne. Les esclaves alors libérés et jetés sur les routes pour mourir de faim, font désormais partie des hommes libres et pauvres toujours exclus de l'organisation sociale du pays. Pour en parler, Coelho Neto crée dans Rei Negro un héros entre romantique et parnassien, une figure olympique et pleinement noire, toutes des caractéristiques associées pour la première fois dans un roman brésilien, ce qui permet de douter de l'anachronisme attribué à cette œuvre. Ce roman vient combler un vide que la fiction romantique brésilienne n'avait pas osé ou pas pu remplir, au moins tant qu'elle était contemporaine de l'esclavage : le droit au centre de la scène pour un protagoniste esclave, le droit à la beauté associée à une peau noire comme l'ébène, le droit à la révolte conduite et assumée par le nègre, sans qu'aucun protagoniste blanc ne vienne lui voler sa fonction de héros romantique, teinté ici du naturalisme, du symbolisme et du régionalisme partout présents dans l'expression littéraire du pays à ce moment-là.Ces romans réunis autour du thème de la fazenda recréent dans leur diversité un même aspect de l'évolution sociale et culturelle du Brésil, la vie et les valeurs qui se développent à l'écart de la ville jusqu'à cette moitié du XIX° siècle qui constitue le moment choisi par les trois auteurs. C'est alors que l'ordre traditionnel se voit contesté par des valeurs nouvelles qui prennent de l'ampleur dans une population qui commence à peser du côté urbain, à échanger des idées avec une Europe en pleine mutation, tout en essayant de consolider son indépendance politique et de réduire sa dépendance économique héritée de l'époque coloniale. Ces facteurs rassemblés et reflétés dans l'espace symbolique d'une vallée autrefois sauvage, rapidement conquise par une culture qui l'occupe, l'enrichit et la détruit en un cycle extraordinairement court, fournissent des caractéristiques communes à nos trois romans. D'autre part, le création littéraire qui en résulte, tout en présentant une grande complexité dès les premier roman du corpus, éprouve le besoin d'expliciter de plus en plus clairement la place centrale de l'esclavage dans la problématique sociale brésilienne.Tout comme la période, le cadre où se situent ces romans fournit des traits déterminants pour leur construction et pour la figuration de la réalité dont ils se chargent. Le fleuve Paraïba, puissant et mythique jusqu'à l'arrivée du café et à la profonde altération de l'environnement alors survenue, est peu à peu ensablé par un sol épuisé et par l'abattage des forêts et se voit petit à petit amoindri, n'étant plus capable des inondations légendaires recréées par Alencar dans un roman précédant, le Guarani. Dans ce roman que l'auteur lui-même situait dans une période coloniale mythifiée, où le langage et les coutumes de l'envahisseur se modifiaient sous l'influx de la nature américaine, le Paraïba était le facteur déterminant du dénouement, puisque c'est lui qui provoque la catastrophique inondation créatrice de la nouvelle humanité qui va occuper l'espace géographique national à partir de cette vallée née en même temps que le pays indépendant. Le fleuve demeure l'espace des mythes dans O tronco do ipê, mais comme un miroir du passé, des légendes et de l'image de la mort qui se cache désormais dans tous les éléments du récit et du paysage. Dans A escrava Isaura, il occupe le fond du décor, les marges de la fazenda, il fait partie de la nature brute domptée et écartée par l'homme du centre du tableau et de l'action. Son cours est évoqué pour tracer les limites d'un immense verger qui allait se perdre dans ses marges escarpées et imposantes, « nas barrancas do grande rio ». Encore majestueux dans ce deuxième roman, bien qu'éloigné par le regard d'un narrateur qui ne s'intéresse qu'aux interactions humaines reflétées dans les discours des personnages, le Paraïba disparaît du décor dans Rei Negro. Dans le dernier roman du corpus, écrit à la veille de la Première guerre mondiale, le paysage n'est plus que symbolique et vaporeux, les terres sont couvertes par des cultures elles-mêmes vues de très loin, tandis que l'eau est devenue un élément sombre et sinistre, apportant la mort et la reflétant. Ce paysage complètement occupé par l'homme n'est évoqué que dans des visions polarisées entre des regards de maîtres et des regards d'esclaves, symbolisant un droit d'appropriation ou la transgression de ce même droit. Dans un conte (« Banzo ») contemporain de son roman, Coelho Neto compare le fleuve desséché et abandonné par le café à l'esclave jeté sur les routes après l'abolition, tous deux vivant de l'aumône d'une pluie ou d'un reste de nourriture. Quant aux terres, elles se transforment tout aussi vite, la forêt sauvage disparaît en quelques années faisant place à l'or vert des caféiers gourmands de terres vierges et d'esclaves en nombre croissant, tous deux engloutis dans la construction de la richesse des fazendeiros. Dans leurs maisons devenues de vrais châteaux, ces propriétaires raffinés ne se contentent plus de l'espace de la fazenda, peut-être trop marqué à la fois par le souvenir lointain d'un travail trop pénible et par la violence nécessaire à son acquisition, toujours présente dans les romans. La propriété de la terre apparaît partout comme originaire de la trahison et de l'usurpation, et le souvenir de ces crimes hante tous les paysages. Abandonnées par leurs propriétaires qui s'en vont vers la capitale ou vers d'autres destinations, maison et plantations tombent en ruine dans la vallée géographique, devenant un thème obsédant pour la fiction. Symptomatiquement, la représentation de la vallée et de ses fazendas dans le dernier roman du corpus est emboîtée dans une sorte d'ellipse qui, associée à l'historiographie, rend évidente la rapidité et la paradoxale fragilité de ce processus. Pour nos trois auteurs, postérieurs à Balzac, leur écriture est une histoire du cœur humain ou histoire sociale, où le terme « histoire » n'indique pas un examen scientifique d'événements passés, mais une invention relativement libre ; ce qu'ils font c'est de la fiction et non de l'history, pour utiliser les termes anglais, particulièrement précis, comme l'a si bien remarqué Auerbach. Ce n'est pas du passé que traite leur écriture, mais d'une époque qui leur est contemporaine et dont la connaissance est indispensable à la compréhension de leurs œuvres, comme l'accentue ce même critique dans son analyse de la représentation de la réalité dans la littérature occidentale.La rapidité des transformations intervenues au Brésil vers la moitié du XIX° siècle a, de toute évidence, retenu l'attention de nos trois romanciers. C'est le passage ravageur du temps le vrai conducteur de leurs intrigues. La représentation qu'ils en donnent reflète le moment fugace de fluctuation entre le monde ancien, rural, fermé, isolé et l'ouverture aux valeurs nouvelles qui aspireront vers la ville, vers l'Europe, vers le monde citadin les propriétaires terriens ainsi que leur richesse. La vallée, désertée par des maîtres qui n'y ont pas créé des racines, ainsi que par le café qui l'a épuisée, s'appauvrit, se dessèche pour être abandonnée au profit d'une avancée vers les terres rouges de l'Ouest pauliste, qui attirent désormais de nouveaux maîtres et de nouveaux travailleurs, les colons européens immigrés, qui viennent remplacer le Noir africain. Accrochée à son économie basée sur la force esclave, qu'elle veut à tout prix conserver, et absorbée par le besoin de rénovation constante de ces « machines humaines » remplaçables à peu de frais jusqu'en 1850, la richesse de la vallée se crée et se détruit en moins d'un siècle, dans un temps qui se précipite vers une modernité qu'elle ne voit pas ou ne veut pas voir venir. La répercussion de tous ces changements offre à nos trois romans un cadre circonscrit où dramatiser et condenser ces événements que nos auteurs ressentent comme décisifs pour les destins de leur société. Situés ainsi entre un ordre conservateur et une aspiration à la modernité que chacun d'eux voit reflétée sous un aspect différent dans la vie de la fazenda, nos trois romanciers ont recours à quelques constantes dans la construction de leurs récits. Les constellations des personnages et le jeu de leurs désirs autour de la propriété de la terre, condition incontournable pour devenir un personnage respectable depuis les premiers temps de la colonie ; l'éducation de l'héritier qui doit se cultiver en Europe mais revenir à un ordre le plus rétrograde qui soit ; les personnages féminins de la sinhá libre et de la mucama esclave qui interagissent à l'intérieur de la Casa Grande sont quelques-uns des thèmes de tout le corpus. Les représentations des esclaves, idéalisés mais point simplifiés chez Alencar, apportent à notre premier roman les voix du mythe, des légendes et de la mémoire du passé. Bernardo Guimarães élabore un personnage d'esclave blanche, tout à fait représentative des changements subis par la société brésilienne vers la moitié du XIX° siècle, chargée de commenter et retourner les raisonnements de ses maîtres dont l'hypocrisie, aujourd'hui patente, était parfaitement en conformité avec la doxa pratiquée par ses contemporains et lecteurs moins avertis. Finalement, l'esclave de Coelho Neto, enfin pleinement noir, est l'instrument de la vengeance épique contre toute une période où sa représentation le condamnait à la farce ou à l'ombre des fonds du tableau romanesque, comme le prouvent d'ailleurs les précédents romans : l'esclave noir de José de Alencar, pour devenir personnage littéraire, doit occuper des espaces mythifiés et légendaires, et l'esclave de Bernardo Guimarães, pour venir débattre dans les salons, est d'abord dépouillée de sa couleur. D'autre part, pour parler des valeurs qui importent à leurs lecteurs sans trop les secouer, les narrateurs de ces romans sont tous très prudents, ironiques, presque sournois dans leurs commentaires et suggestions. Les discours les plus incisifs seront généralement laissés pour le compte de personnages plats, capables d'attirer dans leur interaction la sympathie ou l'aversion de ces lecteurs à la fois éclairés et dépendants des esclaves pour le moindre de leurs gestes, voire pour leur apporter le roman abolitionniste qu'ils s'apprêtent à lire.Les espaces de vie à la fazenda se trouvent représentés dans nos trois romans de différentes manières. La Casa Grande est le lieu du discours civilisé, des échos du monde référentiel et historique contemporain, des arts à la mode et des idées éclairées ou conformistes qui divisent les opinions. Elle est aussi un espace de lecture, activité par ailleurs confiée aux esclaves ; ils sont aussi les seuls personnages chargés de l'acte de raconter. Ainsi, dès le premier roman, c'est dans la cabane de l'esclave que revit tradition orale, c'est là que les légendes sont ressuscitées et la mémoire du passé pieusement conservée. Dans le deuxième, la parole qui raconte retourne au salon en musique, mais portée par une figure d'esclave surdouée qui envahit et occupe entièrement cet espace de sociabilité. Elle ne cède jamais le centre de la scène à ses maîtres ou maîtresses, dont le discours elle réfute point par point, sans jamais se départir de son humilité ; en toute modestie, c'est elle qui occupe le piano pour chanter sa propre épopée (la muse qui l'inspire d'après la narration est la muse épique Calliope) et émouvoir le public le plus traditionnel du pays. Dans le troisième roman, le roi nègre a son propre oracle noir pour recréer un passé de gloire qui lui rendra insupportable l'humiliation de l'esclavage, mais ici les discours les plus significatifs des personnages n'ont plus pour cadre la maison seigneuriale, dont l'espace rétréci et ne peut plus rendre compte de la progression de l'action. À l'opposé de la casa grande, dans la polarisation inhérente à cette organisation, les romans de la fazenda donnent tout d'abord l'impression d'avoir laissé un vide inexplicable, car la senzala, le lieu d'habitation des esclaves n'y apparaît pratiquement jamais et ce qui fait vivre, ce qui permet à la fazenda historique d'exister, soit le travail de la terre, encore moins. Et pourtant, tout est là. Par des allusions, par des histoires racontées dans des digressions opportunes, par des rebondissement provoquées ailleurs qu'au premier plan de l'intrigue. Tout ce que le récit ne dit pas clairement agit sur lui ; tout ce que les intrigues laissent dans l'ombre les éclaire d'une lumière commune, et toutes ces fazendas se constituent ainsi en un univers fictionnel cohérent et problématisé par la structure romanesque. Ces romans mis ensemble offrent des possibilités de lecture inédites, mais il faut aussi les lire « à l'envers », comme le fait remarquer Heloisa Toller Gomes à propos du Tronco do ipê. En portant notre regard au-delà des protagonistes blancs et en concentrant notre attention sur la communauté environnante, et surtout en observant comment les uns et les autres interagissent, nous découvrons la diversité des moyens mis en œuvres par ces textes pour nous fournir un panneau très vivant et illustratif du Brésil esclavagiste au XIX° siècle. Par ailleurs, le brouillage de l'espace des esclaves, avec l'effacement de la senzala qui avait d'abord attiré notre attention, semble susciter encore des discussions, car si la senzala existe jusqu'à la fin de l'esclavage, les cabanes des esclaves avec leur petites plantations vivrières ou d'agrément font tout aussi partie d'un paysage référentiel absorbé et utilisé comme matériau littéraire.C'est dans ce cadre que la lutte entre passéisme et modernité peut se nouer dans des intrigues parfois presque pédagogiques grâce à la concentration permise par la délimitation restreinte du cadre, au nombre relativement réduit des personnages, et au dialogue forcé et constant entre ces deux classes de personnages, les maîtres et les esclaves. Il devient clair que les auteurs de notre corpus ont voulu construire une fiction complexe, capable de toucher un public ambivalent, peu nombreux mais liseur avide, éclairé et esclavagiste à la fois, conservateur mais curieux des nouveautés qui lui arrivent en nombre croissant depuis l'Europe, un public qui commence à changer ses habitudes d'habillement, de sociabilité - et de lecture. ; RESUMONa constituição deste corpus, foram usadas noções fundamentais para a compreensão dos romances das primeiras fazendas de café brasileiras, como aquelas em que Maria Sylvia de Carvalho Franco elucida a « ordem escravagista » como sendo a que, ao dar forma à sociedade exclui os "homens livres e pobres" de um universo polarizado entre mestres e escravos. A ordem evocada nessa obra é aquela que subtende toda a organização imperial e que possibilita à jovem nação, graças ao café, reconstruir-se nos anos difíceis que se seguem à sua independência em 1822. Esse estudo refere-se à velha "civilização do café" e às imensas fazendas que cobrem inicialmente o vale do Paraíba, a meio-caminho entre o Rio de Janeiro e São Paulo, onde fazendeiros associados a comissários e agentes financeiros citadinos formam uma sociedade cada vez mais poderosa, cujas características de ruralidade vão rapidamente ceder espaço à urbanização do país. As mudanças sofridas por essa sociedade se aceleram precisamente em torno do ano de 1850, momento que, freqüentemente evocado pela historiografia, impressionou também três escritores brasileiros do século XIX, que escolhem essa década como o nódulo central de seus romances escritos entre 1871 e 1914. Nos três casos, a forma ficcional do romance parece ser a que mais se adapta à fazenda de café literária, com a sua organização que exclui os homens livres e pobres, para os quais tanto a fazenda como sua representação romanesca parecem não ter lugar.A fazenda de café escravagista, na metade do século XIX é um universo em plena expansão, no qual reina e governa o fazendeiro com poderes absolutos sobre tudo o que vive em suas terras. Este grande proprietário, ao enriquecer, deseja também tornar-se nobre e compra seus títulos do poder imperial, tornando-se assim essa figura ambígua, ao mesmo tempo respeitada e ironizada, do Barão do café do período imperial brasileiro. Freqüentemente evocado pela literatura nas suas mansões citadinas, esses novos aristocratas criados por D. Pedro II, não chamam tanto a atenção na época da construção de seus personagens e de sua fortuna nesses mundos reduzidos que são as fazendas polarizadas entre Casa Grande e Senzala. Nesse universo, as relações intensamente vividas entre mestres e escravos, constitutivos da vida nacional, compõem o nódulo de trocas quotidianas que invadem um quadro rural e senhorial. Três romances se interessaram por esse modo de vida que, na época de sua escritura, dizia respeito à maior parte da população brasileira (no que se refere ao aspecto de ruralidade), instalando sua ação numa rica casa de senhor de escravos no meio de uma imensa propriedade na qual as relações entre dominantes e dominados vão evoluir de uma enganosa harmonia à explosão de uma violência tardia mais tanto mais mortífera.Desses romances que constituem o corpus principal de nossa tese, o primeiro é O tronco do ipê, escrito por José de Alencar em 1871, onde aparece pela primeira vez a designação da sede da propriedade como Casa Grande, em seguida adotada pela sociologia e pela linguagem corrente durante o século XX. Esse termo, mais conhecido por sua aplicação à realidade do Nordeste dos engenhos de açúcar, aparece assim como originário da literatura relativa a esse vale cafeeiro, que esteve no centro das discussões econômicas e políticas do Brasil imperial, e cuja ficção romanesca mostra a ascensão fulgurante, seguida de seu desaparecimento ainda mais rápido e surpreendente, da memória nacional. O segundo romance é A escrava Isaura, de 1875, no qual Bernardo Guimarães criou o ícone mais célebre da luta pela abolição da escravidão no Brasil, numa obra cujo sucesso popular nunca desmentido é proporcional ao desprezo que lhe votam os meios acadêmicos. Sua inserção neste corpus, ao lado dos outros dois romances que tratam do mesmo tema, permite esclarecer a profunda implicação dessa intriga folhetinesca e sedutora na problemática de seu tempo, bem a como a hábil desconstrução dos clichês usuais nesse gênero de narrativa. Os dois primeiros romances foram escritos num momento em que o romantismo ainda não tinha abandonado o centro da cena literária brasileira, mas em que ele já era alvo dos ataques furiosos de um regionalismo mais preocupado com o realismo e mais significativo das aspirações que tomavam corpo numa sociedade que não se satisfazia mais sob a unidade imperial e escravocrata do país. Finalmente, o terceiro romance a tratar das fazendas do vale é uma obra taxada de anacronismo pois, escrita em 1914, prenhe de todas tendências que se cruzam nesse contexto do Pré-modernismo brasileiro, põe em discussão os problemas da escravidão abolida desde 1888 e que não interessa mais ninguém. O país tem pressa de esquecer tanto o antigo regime escravagista quanto os escravos libertados para fazer parte dos homens livres e pobres que continuam excluídos da nova organização social do país. Para tanto, Coelho Neto cria em Rei Negro um herói romântico e parnasiano, uma figura olímpica e plenamente negra, características essas associadas pela primeira vez num romance brasileiro, o que permite duvidar do anacronismo atribuído a uma obra que vem preencher um vazio que a ficção romântica brasileira não pudera ou não ousara ocupar, pelo menos enquanto contemporânea da escravidão: o direito ao centro do palco para um protagonista escravo, o direito à beleza associado a uma pele negra como o ébano, o direito à revolta conduzida e assumida pelo negro, sem que nenhum protagonista branco venha lhe roubar sua função de herói romântico, tingido aqui pelo naturalismo, pelo simbolismo e pelo regionalismo presentes na expressão literária do país nesse momento.Os romances reunidos em torno do tema da fazenda recriam em sua diversidade um mesmo aspecto da evolução histórica do Brasil, a vida e os valores que se desenvolvem à margem da cidade até essa metade do século XIX que constitui o momento escolhido pelos três autores. É então que a ordem tradicional se vê contestada por valores novos que se amplificam numa população que começa a pesar do lado urbano, a trocar idéias com uma Europa em plena mutação, enquanto tenta consolidar sua independência política e reduzir sua dependência econômica herdada da época colonial. 1850 é o ano em que a cessação do tráfico de escravos africanos libera enormes quantidades de divisas e fornece aos fazendeiros os créditos que vão mudar um modo de vida até então austero e isolado. É também nesse ano que é inaugurada uma linha de navios a vapor entre Liverpool e o Rio de Janeiro, pondo em consonância o tempo brasileiro, imperial e escravocrata, com o tempo industrial e urbanizado da Europa. Esses fatores reunidos e refletidos num espaço simbólico de um vale outrora selvagem, rapidamente conquistado por uma cultura que o enriquece e o destrói num ciclo extraordinariamente curto, fornecem as características comuns que vão se acentuar na passagem do primeiro ao último romance.Tanto quanto o período, o cenário desses três romances fornece traços determinantes para sua construção e para a representação da realidade que eles trazem. O rio Paraíba, poderoso e mítico até a chegada do café e à profunda alteração do meio-ambiente sobrevinda então, já não é mais capaz das inundações legendárias recriadas por Alencar num romance precedente, O Guarani. Nesse romance que o próprio autor situava num período colonial mitificado, em que a linguagem e os costumes do invasor se modificavam sob o influxo da natureza americana, o Paraíba era o fator determinante do desenlace, pois é ele que provoca a catastrófica inundação criadora da nova humanidade que vai ocupar o espaço geográfico nacional a partir desse vale nascido ao mesmo tempo que o país independente. O rio permanece o espaço dos mitos no O tronco do ipê, mas como um espelho do passado, das lendas e da imagem da morte que se esconde doravante em todos os elementos da narrativa e da paisagem. Em A escrava Isaura, ele ocupa o fundo do cenário, as margens da fazenda, faz parte da natureza bruta, domada e afastada pelo homem do centro do quadro e da ação. Seu curso é evocado para traçar os limites do imenso pomar que ia se perder nas suas margens escarpadas e imponentes, "nas barrancas do grande rio". Ainda majestoso nesse segundo romance, se bem que descartado pelo olhar de um narrador que só se interessa pelas interações humanas refletidas nos discursos dos personagens, o Paraíba desaparece do cenário em Rei Negro. Nesse último romance do corpus, escrito às vésperas da Primeira Guerra Mundial, a paisagem torna-se simbólica e vaporosa, as terras são cobertas de culturas vistas de bem longe, enquanto a água se torna um elemento sombrio e sinistro, trazendo a morte e refletindo-a. Esta paisagem completamente ocupada pelo homem só é evocada em visões polarizadas entre olhares de mestres e olhares de escravos, simbolizando um direito de apropriação ou a transgressão desse mesmo direito. Num conto ("Banzo") contemporâneo de seu romance, Coelho Neto compara o rio ressecado e abandonado pelo homem ao escravo jogado nas estradas após a abolição, os dois vivendo da esmola de uma chuva ou de um resto de comida.Quanto às terras, elas se transformam tão depressa quanto o rio; a floresta desaparece em alguns anos, dando lugar ao ouro verde dos cafezais famintos de terras virgens e de escravos cada vez mais numerosos, ambos engolidos na construção da riqueza dos fazendeiros. Em suas mansões que se transformam em verdadeiros castelos, esses proprietários refinados não se contentam mais com o espaço da fazenda, talvez duplamente marcado pela lembrança longínqua de um trabalho demasiado penoso, ou pela violência necessária à sua aquisição. Nos romances, a propriedade da terra aparece sempre ligada à traição e à usurpação, e a lembrança desses crimes assombra todas as paisagens. Abandonadas por seus proprietários que partem para a capital ou ainda mais longe, casa e plantações ficam arruinadas, o que é um outro tema obsedante para esta ficção. Sintomaticamente, a representação do vale e de suas fazendas no segundo tempo de escritura dos romances, encaixa-se numa espécie de elipse que, associada à historiografia, torna evidente a rapidez e a paradoxal fragilidade desse processo. À medida que se aproximam a Abolição e a República, e que se percebem os progressos reais então conquistados, os escritores são obrigados a constatar a grande decepção que esses dois acontecimentos representaram para aqueles que ainda acreditavam em mudanças profundas, quando foram escritos os dois primeiros romances. Para os três autores, como para Balzac, sua escritura é uma "história do coração humano" ou "história social", na qual o termo história indica, não um exame cientifico de acontecimentos passados, mas uma invenção relativamente livre; o que eles fazem é fiction e não history, para usar termos ingleses particularmente precisos, como bem notou Erich Auerbach. Para esses escritores posteriores a Balzac, não se trata de passado, mas de uma época que lhes é contemporânea. Assim, o conhecimento do referente histórico é indispensável à compreensão de suas obras, como acentua esse mesmo crítico na sua análise da representação da realidade na literatura ocidental, ao evocar, após a obra de Balzac, a íntima relação entre a construção do romance de Stendhal, Le rouge et le noir, e os anos 1830 na França.A rapidez das transformações ocorridas no Brasil por volta da metade do século XIX não podia deixar de chamar a atenção de nossos três romancistas. A representação construída por eles reflete o momento fugaz de flutuação entre o mundo antigo, rural, fechado, isolado, e a abertura aos valores novos que atrairão para a cidade, para a Europa, para o mundo citadino os donos das terras com suas riquezas. O vale, desertado por senhores que não criaram raízes, bem como pelo café que o esgotou, empobrece, seca, para ser abandonado em proveito de uma corrida para as terras vermelhas do Oeste paulista, que atraem a partir de então novos senhores e novos trabalhadores, os colonos europeus imigrados, que vêm substituir o negro africano. Apoiada na sua economia baseada na força escrava, que ela quer conservar a qualquer preço, e absorvida pela necessidade de renovação constante dessas "máquinas humanas" facilmente descartáveis até 1850, a riqueza do vale se cria e se destrói em menos de um século, num tempo que se acelera para precipitá-lo numa modernidade que ele não vê ou não quer ver chegar. A repercussão de todas essas mudanças na fazenda oferece aos três romances um quadro circunscrito para dramatizar e condensar esses acontecimentos que nossos autores sentem como decisivos para os destinos de sua época.Assim, situados entre uma ordem conservadora e uma aspiração à modernidade que cada um deles vê refletida sob um aspecto diferente na vida da fazenda, os três romancistas recorrem a algumas constantes na construção de suas narrativas. As constelações de personagens e o jogo de seus desejos em torno da propriedade da terra, condição indispensável para fazer parte dos "homens bons" e respeitáveis desde os primeiros tempos da colonização; a educação do herdeiro que deve se cultivar na Europa para depois voltar à ordem a mais retrógrada; as personagens femininas da sinhá livre e da mucama escrava que interagem no interior da Casa Grande são alguns dos temas que percorrem todo o corpus. As representações de escravos, idealizadas mas não simplificadas por Alencar, trazem para o primeiro romance as vozes do mito, das lendas e da memória do passado. Bernardo Guimarães elabora um personagem de escrava branca, perfeitamente representativa das mudanças sofridas pela sociedade brasileira na metade do século XIX, encarregada de comentar e retornar os argumentos de seus mestres, cuja hipocrisia, hoje patente, estava perfeitamente em conformidade com a doxa praticada por seus contemporâneos e leitores menos prevenidos. Finalmente, o escravo de Coelho Neto, enfim plenamente negro, é o instrumento da vingança épica contra todo um período em que sua representação o condenava à farsa ou à sombra dos fundos do quadro romanesco, como provam aliás os romances precedentes: o escravo negro de José de Alencar, para se tornar personagem literário, deve ocupar espaços mitificados e legendários, e o escravo de Bernardo Guimarães, para vir debater nos salões, é primeiro despojado de sua cor. Por outro lado, para falar de valores que importam a seus leitores sem desestabilizá-los, os narradores desses romances são todos muito prudentes, irônicos, dissimulados em seus comentários e sugestões. Os discursos mais incisivos ficam geralmente por conta de personagens planos, capazes de atrair a simpatia ou a aversão desses leitores ao mesmo tempo ilustrados e dependentes dos escravos para o menor gesto, até mesmo para lhes trazer o romance abolicionista que eles se preparam para ler.Os espaços de vida na fazenda se acham representados nos três romances de diferentes maneiras. A Casa Grande é o lugar do discurso civilizado, dos ecos do mundo referencial e histórico contemporâneo, das artes da moda e das idéias esclarecidas ou conformistas que dividem as opiniões. É também um espaço de leitura, atividade que aliás passa progressivamente dos mestres aos escravos, que em todos os relatos são os únicos personagens encarregados do ato de contar. Assim, desde o primeiro romance, a tradição oral revive na cabana do escravo, onde as lendas são ressuscitadas e a memória do passado é piedosamente conservada; no segundo, a voz que conta (e canta) retorna ao salão, espaço agora inteiramente ocupado por uma figura de escrava excepcional. Ela não cede jamais o centro do palco a seus sinhôs ou sinhás, cujo discurso ela refuta ponto por ponto, sem jamais abandonar sua humildade; sempre modesta, é ela que ocupa o piano para cantar sua própria epopéia (a musa que a inspira, segundo a narração, é a musa épica Calíope) e emocionar o público mais tradicional do país. No terceiro romance, o rei negro tem seu próprio oráculo negro para recriar um passado de glória que torna insuportável a humilhação da escravidão, mas aqui os discursos mais significativos dos personagens não têm mais por cenário uma casa senhorial, cujo espaço encolheu e não pode mais dar conta da progressão da intriga. Do lado oposto à casa grande, na polarização inerente a essa organização, os romances da fazenda dão inicialmente a impressão de ter deixado um vazio inexplicável, pois a senzala, o lugar de moradia dos escravos, não aparece praticamente nunca, menos ainda aquilo que faz viver, que possibilita a existência da fazenda, ou seja, o trabalho da terra. E, no entanto, tudo está presente. Por alusões, por histórias contadas em digressões oportunas, por peripécias provocadas fora do primeiro plano do relato. Tudo o que a narrativa não diz claramente age sobre ela; tudo que as intrigas deixam na sombra as esclarece com uma luz comum, e todas essas fazendas constituem assim um universo ficcional coerente e problematizado pela estrutura romanesca. Esses romances oferecem possibilidades de leitura inéditas, mas deve-se lê-los "pelo avesso", como nota Heloísa Toller Gomes a propósito do O tronco do ipê. Projetando nosso olhar além das personagens brancas e concentrando nossa atenção sobre a comunidade negra, sobretudo observando como uns e outros interagem, descobrimos a diversidade dos meios empregados por esses textos para nos fornecer um painel vivo e ilustrativo do Brasil escravocrata do século XIX. Aliás, os contornos mal delimitados do espaço dos escravos, que desde o início tinha atraído nossa atenção, não ficam mais claros na historiografia, pois se a senzala existe até o final da escravidão, as cabanas dos escravos, com suas pequenas roças ou jardins, também fazem parte de uma paisagem referencial absorvida e utilizada como material literário.É nesse quadro que a luta entre passadismo e modernidade pode se travar em intrigas às vezes quase pedagógicas graças à concentração possibilitada pela delimitação restrita do quadro, ao número relativamente reduzido de personagens, e ao diálogo forçado e constante entre essas duas classes de personagens, os senhores e os escravos. A introdução dessas duas linguagens diversas na intriga romanesca, bem como a imbricação dramática entre tempo e espaço que predominam na construção de nossos romances, foram explicitados graças aos conceitos de "polifonia" e de "cronótopo" desenvolvidos por Mikhaïl Bakhtine. Torna-se claro que os romancistas do corpus queriam construir uma ficção complexa, capaz de sensibilizar um público ambivalente, pouco numeroso mas leitor ávido, ilustrado e escravagista ao mesmo tempo, conservador mas curioso das novidades que lhe chegam em número cada vez maior da Europa, um público que começa a mudar seus hábitos de vestuário, de moradia, de sociabilidade e, o que mais nos interessa, de leitura.
The present report provides an overview of the main developments and debates in relation to migration and asylum in Luxembourg in 2017. The number of people applying for international protection remained high in 2017 (2.322 applications) compared to the levels registered pre- 'migration crisis' (1.091 in 2014). However, the number of registrations remained relatively stable if compared to the two preceding years (2.447 in 2015 and 2.035 in 2016). This relative stability in numbers also reflected on the general public and policy debate in the field of migration and asylum. Since 2016, its focus has continuously shifted from an 'emergency' discourse axed on the implementation of reception measures and conditions towards discussions on longer-term integration measures and policies. In this regard, the newly introduced Guided Integration Trail (parcours d'intégration accompagné - PIA) can be considered a flagship project of OLAI, the national agency responsible for the reception and integration of foreigners. This multidisciplinary package of measures aims to empower applicants and beneficiaries of international protection and to support them in developing their life project. The trail, compulsory for all adult applicants for international protection, consists of a linguistic component and a civic component and is split into three phases. Although increasing housing capacities for the reception of applicants for international protection was high on national authorities' agenda, housing remained a challenging aspect of the asylum system and triggered debate on a national scale. Alongside access to training, problems related to housing were among the issues most frequently raised by applicants for international protection in 2017. The lack of affordable housing on the private market, an increasing number of family reunifications as well as the increasing number of beneficiaries and persons who have been issued a return decision who remain housed in structures of OLAI were all identified as interplaying barriers for finding available accommodation for applicants for international protection. The difficulties with the construction of modular housing structures also persisted in 2017. A certain reticence of the population towards the construction of these so-called 'container villages, planned in response to the increasing influx that started in August 2015, was visible in the appeals introduced into Luxembourg's First Instance Administrative Courts to annul the land-use plans related to the projects. Living conditions in the various reception facilities were also one of the subjects of discussion in 2017. This included a debate on the (lack of) kitchen infrastructure in reception facilities and the varying systems for provision of food, the types of food available, as well as the availability of internet. As an answer to the resurgence of an increased influx of applicants of international protection from the Western Balkans in early 2017, a new 'ultra-accelerated procedure' was put in place for applicants of international protection stemming from the Western Balkans. According to the state authorities, the ultra-accelerated procedure was set up to take pressure off the reception facilities, but also as a deterrent to avoid creating false hopes for long-term stay. In April 2017, a 'semi-open return structure' (Structure d'hébergement d'urgence au Kirchberg – SHUK) was put in place, from which people are transferred to states applying the Dublin regulation. Due to home custody (assignation à résidence), the SHUK is considered to be an alternative to detention by national authorities. The newly created structure as well as the related conditions for assignment, were nevertheless criticised by civil society. The outcry among civil society was equally high during and after the adoption the Law of 8 March 2017, which endorses the extension of the permitted period of detention of adults or families with children from 72 hours to 7 days, in order to improve the organisation of the return and ensures that it is carried out successfully. A commission in charge of determining the best interests of unaccompanied minors applying for international protection was decided at the end of 2017. The commission is in charge of carrying out individual assessments regarding the best interest of the child with the aim of delivering an authorisation of stay or a return decision. Among the elements taken into consideration when the best interest of the child is evaluated in the context of a potential return decision is information provided by the International Organization for Migration (IOM). The latter made an agreement with the Directorate of Immigration in 2017 to search for the parents of UAMs in the country of origin. With the focus of debates having slowly shifted towards long-term integration issues, the Council of Government also approved the elaboration of a new multiannual national action plan on integration. The plan will be based on two axes: (1) the reception and follow-up of applicants for international protection and (2) the integration of Luxembourg's non-Luxembourgish residents. Luxembourg's National Employment Agency (ADEM) set up a "cellule BPI" (beneficiaries of international protection cell) in its Employer Service in early 2017. This cell provides employers with information regarding job applications and evaluations of the competences of beneficiaries of international protection. A new law on the Luxembourgish nationality entered into force on 1 April 2017. Given the particular demographic situation of Luxembourg characterised by a significant increase in the total population and a decrease in the proportion of Luxembourgers in the total population, the reform intends to promote the societal and political integration of non-Luxembourgish citizens and to strengthen cohesion within the national community. The main changes introduced by the law include a decreased length of residence requirement for naturalisation (from 7 to 5 years), the right of birthplace (jus soli) of the first generation, a simplified way of acquiring Luxembourgish nationality by 'option', as well as new scenarios to avoid cases of statelessness. The law maintains previous linguistic requirements but makes some adjustments in order to prevent the language condition from becoming an insurmountable obstacle. Ahead of the local elections held on 8 October 2017, the Ministry of Family, Integration and the Greater Region launched a national information and awareness-raising campaign titled "Je peux voter" (I can vote) in January 2017. This campaign aimed to motivate Luxembourg's foreign population to register on the electoral roll for the local elections. The government's intention to legislate face concealment was arguably one of the most debated topics in the field related to community life and integration in the broader sense, both in parliament as well as in the media and public sphere. Bill n°7179 aims to modify article 563 of the Penal Code and to create the prohibition of face concealment in certain public spaces. The bill defines face concealment as the action of covering part of or all of the face in a way of rendering the identification of the person impossible and provides a wide variety of examples, such as the wearing of a motor cycle helmet, a balaclava or a full-face veil. Opposing views among stakeholders, whether political parties, public institutions, civil society or the media, emerged with regard to the necessity to legislate in the matter and if so, on the basis of which grounds and to what extent. The phenomenon of migration has also led to a more heterogeneous population in Luxembourg's schools. To face this situation, the education authorities continued to diversify Luxembourg's offer in education and training, creating for instance a bigger offer for youngsters and adults who do not master any of Luxembourg's vehicular languages, offering more alphabetisation courses or basic instruction courses. The Minister for National Education continued to develop and adapt the school offer to the increased heterogeneity by increasing the international and European school offer, introducing of a new mediation service and putting in place a plurilingual education programme. In the area of legal migration, the most significant changes concerned admission policies of specific categories of third-country nationals. In this respect, bill n°7188 mainly aims to transpose Directive (EU) 2016/801 of the European Parliament and the Council of 11 May 2016 on the conditions of entry and residence of third-country nationals for the purposes of research, studies, training, voluntary service, pupil exchange schemes or educational projects and au pairing. The directive aims to make the European Union a world centre of excellence for studies and training, while favouring contacts between people and favouring their mobility, these two being important elements of the European Union's external policy. Bill N°7188 intends to facilitate and simplify the procedures for intra-European mobility of TCN researchers and students. Moreover, the proposed changes include incentive mechanisms to retain students and researchers. To this end, it proposes that students and researchers, once they have completed their studies/research, can be issued a residence permit for "private reasons" for a duration of 9 months at most in view of finding employment or creating a business. Finally, bill n°7188 also foresees provisions to regulate the family reunification of a researcher staying in Luxembourg in the context of short- and long-term mobility with his/her nuclear family. The legislator furthermore transposed Directive 2014/36 on seasonal workers and Directive 2014/66 on temporary intragroup transfer into national law, and adapted Luxembourg's immigration law to the needs to the economy, by introducing, amongst other things, and authorisation of stay for investors. Organising the admission of stay and the issuance of authorisations of stay was also a key component within the agreement between Luxembourg and Cape Verde on the concerted management of migratory flows and solidary development. Other objectives of the agreement include the promotion of the movement of people, detailing readmission procedures, fighting against irregular migration, strengthening the legal establishment and integration of the concerned nationals, as well as the mobilisation of skills and resources of migrants in favour of solidary development. ; Le présent rapport fait la synthèse des principaux débats et des évolutions majeures concernant les migrations et l'asile au Luxembourg en 2017. Le nombre de personnes demandant une protection internationale est resté élevé en 2017 (2 322 demandes) par rapport aux niveaux enregistrés avant la « crise migratoire » (1 091 en 2014). Toutefois, ce nombre est resté relativement stable par rapport aux deux années précédentes (2 447 en 2015 et 2 035 en 2016). Cette stabilité relative s'est également reflétée dans le débat public et politique dans le domaine des migrations et de l'asile. Depuis 2016, l'accent n'a cessé de se déplacer d'un discours « d'urgence » axé sur la mise en œuvre de mesures et de conditions d'accueil vers des discussions sur des mesures et des politiques d'intégration à plus long terme. À cet égard, le nouveau parcours d'intégration accompagné (PIA) peut être considéré comme un projet phare de l'OLAI, l'Office luxembourgeois de l'accueil et de l'intégration des étrangers. Le PIA vise à autonomiser les demandeurs et les bénéficiaires d'une protection internationale et à les soutenir dans le développement de leur projet de vie. Le parcours, obligatoire pour tous les demandeurs adultes de protection internationale, se compose d'une composante linguistique et d'une composante civique, et il est divisé en trois phases. Bien que l'augmentation des capacités d'hébergement des demandeurs de protection internationale (DPI) figure parmi les priorités des autorités nationales, le logement des DPI reste très problématique et a déclenché un débat à l'échelle nationale. Outre l'accès à la formation, les problèmes liés au logement des DPI ont été parmi les questions les plus fréquemment soulevées en 2017. La pression sur le logement des DPI et des bénéficiaires de protection internationale (BPI) est importante : le manque de logements abordables sur le marché privé, le nombre croissant de réunifications familiales et la progression du nombre de BPI et de personnes qui ont fait l'objet d'une décision de retour mais qui restent hébergées dans les structures de l'OLAI ont été identifiés comme facteurs de pression. Les difficultés liées à la construction de structures modulaires d'hébergement ont également persisté en 2017. Une certaine réticence de la population à l'égard de la construction de ces « villages conteneurs », prévue en réponse à l'afflux croissant qui a commencé en août 2015, était visible dans les recours introduits devant les tribunaux administratifs pour annuler les plans d'occupation des sols liés aux projets. Les conditions de vie au sein des structures d'accueil ont également fait l'objet de discussions. Elles portaient notamment sur l'absence d'équipement en cuisines de plusieurs lieux d'accueil, les différents systèmes d'approvisionnement en nourriture et les types de nourriture disponibles. Afin de répondre au nombre toujours important de DPI en provenance des pays des Balkans occidentaux, une procédure ultra-accélérée a été mise en place. Cette procédure a été instaurée pour diminuer les pressions sur les structures d'accueil et pour éviter de créer de faux espoirs pour les séjours de longue durée. En avril 2017, la structure d'hébergement d'urgence au Kirchberg (SHUK) a été mise en place, afin d'héberger les DPI pour lesquels le Luxembourg n'est pas compétent pour examiner les demandes en vertu de l'application du règlement de Dublin. Ce nombre a fortement progressé. Le placement à la SHUK correspond à une assignation à résidence, donc à une alternative à la rétention. La structure nouvellement créée ainsi que les conditions d'affectation ont néanmoins été critiquées par la société civile. Plusieurs acteurs de la société civile ont manifesté leur opposition face à une disposition de la loi du 8 mars 2017 qui a étendu la période de rétention des adultes ou familles avec enfants de 72 heures à 7 jours afin de rendre plus efficiente l'organisation du retour. Un premier bilan du fonctionnement du Centre de rétention a été publié en 2017. Une commission chargée d'évaluer l'intérêt des mineurs non accompagnés dans le cadre d'une décision de retour a été créé fin 2017. La commission est chargée de mener à bien des évaluations individuelles concernant l'intérêt supérieur de l'enfant dans le but de prendre une décision de retour ou d'accorder une autorisation de séjour. Parmi les éléments pris en considération lors de cette évaluation et dans le contexte d'une éventuelle décision de retour figurent également les informations fournies par l'Organisation internationale pour les migrations (OIM). Cette dernière a conclu un accord avec la Direction de l'immigration pour rechercher les parents de mineurs non accompagnés dans le pays d'origine. Comme les débats s'orientent lentement vers l'intégration à long terme, le Conseil de gouvernement a également approuvé l'élaboration d'un nouveau plan d'action national sur l'intégration. Le plan sera basé sur deux axes : l'accueil et le suivi des demandeurs de protection internationale et l'intégration des résidents non luxembourgeois au Luxembourg. L'Agence pour le Développement de l'Emploi (ADEM) a créé une cellule BPI au sein de son Service employeurs. Cette cellule fournit aux employeurs des renseignements sur les demandes d'emploi et les évaluations des compétences des BPI. Une nouvelle loi sur la nationalité luxembourgeoise est entrée en vigueur le 1er avril 2017. Cette loi s'inscrit dans le contexte démographique particulier du Luxembourg, caractérisé par une augmentation continue de la population totale avec, en parallèle, une diminution de la part des Luxembourgeois dans la population totale. A travers cette loi, le législateur veut favoriser l'intégration sociétale et politique des citoyens non luxembourgeois et renforcer la cohésion au sein de la communauté nationale. Les principaux changements introduits par la loi consistent en la réduction de la durée de résidence pour la naturalisation (de 7 à 5 ans), l'introduction du droit du sol de la première génération, la réinstauration de voies simplifiées d'acquisition de la nationalité luxembourgeoise par « option », ainsi que de nouveaux scénarios pour éviter les cas d'apatridie. La loi maintient les exigences linguistiques antérieures tout en procédant à quelques ajustements afin d'empêcher que les exigences linguistiques ne deviennent un obstacle insurmontable. En vue des élections communales du 8 octobre 2017, le ministère de la Famille, de l'Intégration et à la Grande Région a lancé une campagne d'information et de sensibilisation intitulée « Je peux voter » en janvier 2017. Cette campagne avait pour but d'inciter la population étrangère du Luxembourg à s'inscrire sur les listes électorales pour les élections communales. L'intention du Gouvernement de légiférer sur la dissimulation du visage était sans doute l'un des sujets les plus débattus dans le domaine lié à la vie au sein de la société au Luxembourg et l'intégration au sens large du terme, tant à la Chambre des députés que dans les médias et la sphère publique. Le projet de loi n° 7179 vise à modifier l'article 563 du Code pénal et à créer l'interdiction de dissimuler le visage dans certains espaces publics. Il définit la dissimulation du visage comme le fait de couvrir une partie ou la totalité du visage de façon à rendre l'identification de la personne impossible. Des vues opposées entre les parties prenantes – les partis politiques, les institutions publiques, la société civile ou les médias – se sont exprimées au sujet de la nécessité de légiférer en la matière et dans l'affirmative, sur les motifs et l'étendue de l'interdiction de la dissimulation du visage. Le phénomène des migrations a eu aussi comme conséquence de renforcer l'hétérogénéité de la population scolaire. Pour faire face à cette situation, les autorités scolaires ont continué à diversifier l'offre en matière d'éducation et de formation. Parmi les mesures mises en place, on peut signaler notamment l'élargissement des offres de cours d'alphabétisation et de formation de base, l'extension de l'offre au niveau des écoles internationales et européennes et la mise en place d'un programme d'éducation plurilingue au niveau de la petite enfance. Dans le domaine de l'immigration, les changements les plus importants concernent la politique d'admission de certaines catégories de ressortissants de pays tiers. À cet égard, le projet de loi n° 7188 vise principalement à transposer la Directive européenne 2016/801 du Parlement européen et du Conseil du 11 mai 2016 sur les conditions d'entrée et de séjour des ressortissants de pays tiers à des fins de recherche, d'études, de formation, de volontariat, de programmes d'échanges d'élèves ou de projets éducatifs et de travail au pair. La directive vise à faire de l'Union européenne un centre mondial d'excellence en matière d'études et de formation, tout en favorisant les contacts entre les personnes et leur mobilité, deux éléments importants de la politique extérieure de l'Union européenne. Le projet de loi vise à faciliter et à simplifier les procédures de mobilité intraeuropéenne des chercheurs et des étudiants qui sont des ressortissants de pays tiers. De plus, certaines modifications comprennent des mécanismes incitatifs pour retenir les étudiants et les chercheurs. À cette fin, il propose que les étudiants et les chercheurs, une fois leurs études ou recherches terminées, puissent se voir délivrer un titre de séjour pour « raisons privées » pour une durée maximum de 9 mois en vue de trouver un emploi ou de créer une entreprise. Enfin, le projet de loi entend réglementer le regroupement familial d'un chercheur séjournant au Luxembourg dans le cadre d'une mobilité à court et à long terme. Le législateur a par ailleurs transposé la Directive 2014/36 sur les travailleurs saisonniers et la Directive 2014/66 sur le transfert temporaire intragroupe en droit national, et a adapté le dispositif de l'immigration aux besoins de l'économie en introduisant entre autres, une autorisation de séjour pour les investisseurs. L'organisation de l'admission du séjour et de la délivrance des autorisations de séjour était également un élément clé de l'Accord entre le Luxembourg et le Cap-Vert relatif à la gestion concertée des flux migratoires et au développement solidaire. L'accord approuvé par la loi du 20 juillet 2017 poursuit en outre les objectifs suivant : promouvoir la mobilité des personnes, lutter contre l'immigration irrégulière, préciser les procédures de réadmission, renforcer l'intégration légale des ressortissants concernés, ainsi que mobiliser les compétences et les ressources des migrants en faveur d'un développement solidaire.
The present report provides an overview of the main developments and debates in relation to migration and asylum in Luxembourg in 2017. The number of people applying for international protection remained high in 2017 (2.322 applications) compared to the levels registered pre- 'migration crisis' (1.091 in 2014). However, the number of registrations remained relatively stable if compared to the two preceding years (2.447 in 2015 and 2.035 in 2016). This relative stability in numbers also reflected on the general public and policy debate in the field of migration and asylum. Since 2016, its focus has continuously shifted from an 'emergency' discourse axed on the implementation of reception measures and conditions towards discussions on longer-term integration measures and policies. In this regard, the newly introduced Guided Integration Trail (parcours d'intégration accompagné - PIA) can be considered a flagship project of OLAI, the national agency responsible for the reception and integration of foreigners. This multidisciplinary package of measures aims to empower applicants and beneficiaries of international protection and to support them in developing their life project. The trail, compulsory for all adult applicants for international protection, consists of a linguistic component and a civic component and is split into three phases. Although increasing housing capacities for the reception of applicants for international protection was high on national authorities' agenda, housing remained a challenging aspect of the asylum system and triggered debate on a national scale. Alongside access to training, problems related to housing were among the issues most frequently raised by applicants for international protection in 2017. The lack of affordable housing on the private market, an increasing number of family reunifications as well as the increasing number of beneficiaries and persons who have been issued a return decision who remain housed in structures of OLAI were all identified as interplaying barriers for finding available accommodation for applicants for international protection. The difficulties with the construction of modular housing structures also persisted in 2017. A certain reticence of the population towards the construction of these so-called 'container villages, planned in response to the increasing influx that started in August 2015, was visible in the appeals introduced into Luxembourg's First Instance Administrative Courts to annul the land-use plans related to the projects. Living conditions in the various reception facilities were also one of the subjects of discussion in 2017. This included a debate on the (lack of) kitchen infrastructure in reception facilities and the varying systems for provision of food, the types of food available, as well as the availability of internet. As an answer to the resurgence of an increased influx of applicants of international protection from the Western Balkans in early 2017, a new 'ultra-accelerated procedure' was put in place for applicants of international protection stemming from the Western Balkans. According to the state authorities, the ultra-accelerated procedure was set up to take pressure off the reception facilities, but also as a deterrent to avoid creating false hopes for long-term stay. In April 2017, a 'semi-open return structure' (Structure d'hébergement d'urgence au Kirchberg – SHUK) was put in place, from which people are transferred to states applying the Dublin regulation. Due to home custody (assignation à résidence), the SHUK is considered to be an alternative to detention by national authorities. The newly created structure as well as the related conditions for assignment, were nevertheless criticised by civil society. The outcry among civil society was equally high during and after the adoption the Law of 8 March 2017, which endorses the extension of the permitted period of detention of adults or families with children from 72 hours to 7 days, in order to improve the organisation of the return and ensures that it is carried out successfully. A commission in charge of determining the best interests of unaccompanied minors applying for international protection was decided at the end of 2017. The commission is in charge of carrying out individual assessments regarding the best interest of the child with the aim of delivering an authorisation of stay or a return decision. Among the elements taken into consideration when the best interest of the child is evaluated in the context of a potential return decision is information provided by the International Organization for Migration (IOM). The latter made an agreement with the Directorate of Immigration in 2017 to search for the parents of UAMs in the country of origin. With the focus of debates having slowly shifted towards long-term integration issues, the Council of Government also approved the elaboration of a new multiannual national action plan on integration. The plan will be based on two axes: (1) the reception and follow-up of applicants for international protection and (2) the integration of Luxembourg's non-Luxembourgish residents. Luxembourg's National Employment Agency (ADEM) set up a "cellule BPI" (beneficiaries of international protection cell) in its Employer Service in early 2017. This cell provides employers with information regarding job applications and evaluations of the competences of beneficiaries of international protection. A new law on the Luxembourgish nationality entered into force on 1 April 2017. Given the particular demographic situation of Luxembourg characterised by a significant increase in the total population and a decrease in the proportion of Luxembourgers in the total population, the reform intends to promote the societal and political integration of non-Luxembourgish citizens and to strengthen cohesion within the national community. The main changes introduced by the law include a decreased length of residence requirement for naturalisation (from 7 to 5 years), the right of birthplace (jus soli) of the first generation, a simplified way of acquiring Luxembourgish nationality by 'option', as well as new scenarios to avoid cases of statelessness. The law maintains previous linguistic requirements but makes some adjustments in order to prevent the language condition from becoming an insurmountable obstacle. Ahead of the local elections held on 8 October 2017, the Ministry of Family, Integration and the Greater Region launched a national information and awareness-raising campaign titled "Je peux voter" (I can vote) in January 2017. This campaign aimed to motivate Luxembourg's foreign population to register on the electoral roll for the local elections. The government's intention to legislate face concealment was arguably one of the most debated topics in the field related to community life and integration in the broader sense, both in parliament as well as in the media and public sphere. Bill n°7179 aims to modify article 563 of the Penal Code and to create the prohibition of face concealment in certain public spaces. The bill defines face concealment as the action of covering part of or all of the face in a way of rendering the identification of the person impossible and provides a wide variety of examples, such as the wearing of a motor cycle helmet, a balaclava or a full-face veil. Opposing views among stakeholders, whether political parties, public institutions, civil society or the media, emerged with regard to the necessity to legislate in the matter and if so, on the basis of which grounds and to what extent. The phenomenon of migration has also led to a more heterogeneous population in Luxembourg's schools. To face this situation, the education authorities continued to diversify Luxembourg's offer in education and training, creating for instance a bigger offer for youngsters and adults who do not master any of Luxembourg's vehicular languages, offering more alphabetisation courses or basic instruction courses. The Minister for National Education continued to develop and adapt the school offer to the increased heterogeneity by increasing the international and European school offer, introducing of a new mediation service and putting in place a plurilingual education programme. In the area of legal migration, the most significant changes concerned admission policies of specific categories of third-country nationals. In this respect, bill n°7188 mainly aims to transpose Directive (EU) 2016/801 of the European Parliament and the Council of 11 May 2016 on the conditions of entry and residence of third-country nationals for the purposes of research, studies, training, voluntary service, pupil exchange schemes or educational projects and au pairing. The directive aims to make the European Union a world centre of excellence for studies and training, while favouring contacts between people and favouring their mobility, these two being important elements of the European Union's external policy. Bill N°7188 intends to facilitate and simplify the procedures for intra-European mobility of TCN researchers and students. Moreover, the proposed changes include incentive mechanisms to retain students and researchers. To this end, it proposes that students and researchers, once they have completed their studies/research, can be issued a residence permit for "private reasons" for a duration of 9 months at most in view of finding employment or creating a business. Finally, bill n°7188 also foresees provisions to regulate the family reunification of a researcher staying in Luxembourg in the context of short- and long-term mobility with his/her nuclear family. The legislator furthermore transposed Directive 2014/36 on seasonal workers and Directive 2014/66 on temporary intragroup transfer into national law, and adapted Luxembourg's immigration law to the needs to the economy, by introducing, amongst other things, and authorisation of stay for investors. Organising the admission of stay and the issuance of authorisations of stay was also a key component within the agreement between Luxembourg and Cape Verde on the concerted management of migratory flows and solidary development. Other objectives of the agreement include the promotion of the movement of people, detailing readmission procedures, fighting against irregular migration, strengthening the legal establishment and integration of the concerned nationals, as well as the mobilisation of skills and resources of migrants in favour of solidary development. ; Le présent rapport fait la synthèse des principaux débats et des évolutions majeures concernant les migrations et l'asile au Luxembourg en 2017. Le nombre de personnes demandant une protection internationale est resté élevé en 2017 (2 322 demandes) par rapport aux niveaux enregistrés avant la « crise migratoire » (1 091 en 2014). Toutefois, ce nombre est resté relativement stable par rapport aux deux années précédentes (2 447 en 2015 et 2 035 en 2016). Cette stabilité relative s'est également reflétée dans le débat public et politique dans le domaine des migrations et de l'asile. Depuis 2016, l'accent n'a cessé de se déplacer d'un discours « d'urgence » axé sur la mise en œuvre de mesures et de conditions d'accueil vers des discussions sur des mesures et des politiques d'intégration à plus long terme. À cet égard, le nouveau parcours d'intégration accompagné (PIA) peut être considéré comme un projet phare de l'OLAI, l'Office luxembourgeois de l'accueil et de l'intégration des étrangers. Le PIA vise à autonomiser les demandeurs et les bénéficiaires d'une protection internationale et à les soutenir dans le développement de leur projet de vie. Le parcours, obligatoire pour tous les demandeurs adultes de protection internationale, se compose d'une composante linguistique et d'une composante civique, et il est divisé en trois phases. Bien que l'augmentation des capacités d'hébergement des demandeurs de protection internationale (DPI) figure parmi les priorités des autorités nationales, le logement des DPI reste très problématique et a déclenché un débat à l'échelle nationale. Outre l'accès à la formation, les problèmes liés au logement des DPI ont été parmi les questions les plus fréquemment soulevées en 2017. La pression sur le logement des DPI et des bénéficiaires de protection internationale (BPI) est importante : le manque de logements abordables sur le marché privé, le nombre croissant de réunifications familiales et la progression du nombre de BPI et de personnes qui ont fait l'objet d'une décision de retour mais qui restent hébergées dans les structures de l'OLAI ont été identifiés comme facteurs de pression. Les difficultés liées à la construction de structures modulaires d'hébergement ont également persisté en 2017. Une certaine réticence de la population à l'égard de la construction de ces « villages conteneurs », prévue en réponse à l'afflux croissant qui a commencé en août 2015, était visible dans les recours introduits devant les tribunaux administratifs pour annuler les plans d'occupation des sols liés aux projets. Les conditions de vie au sein des structures d'accueil ont également fait l'objet de discussions. Elles portaient notamment sur l'absence d'équipement en cuisines de plusieurs lieux d'accueil, les différents systèmes d'approvisionnement en nourriture et les types de nourriture disponibles. Afin de répondre au nombre toujours important de DPI en provenance des pays des Balkans occidentaux, une procédure ultra-accélérée a été mise en place. Cette procédure a été instaurée pour diminuer les pressions sur les structures d'accueil et pour éviter de créer de faux espoirs pour les séjours de longue durée. En avril 2017, la structure d'hébergement d'urgence au Kirchberg (SHUK) a été mise en place, afin d'héberger les DPI pour lesquels le Luxembourg n'est pas compétent pour examiner les demandes en vertu de l'application du règlement de Dublin. Ce nombre a fortement progressé. Le placement à la SHUK correspond à une assignation à résidence, donc à une alternative à la rétention. La structure nouvellement créée ainsi que les conditions d'affectation ont néanmoins été critiquées par la société civile. Plusieurs acteurs de la société civile ont manifesté leur opposition face à une disposition de la loi du 8 mars 2017 qui a étendu la période de rétention des adultes ou familles avec enfants de 72 heures à 7 jours afin de rendre plus efficiente l'organisation du retour. Un premier bilan du fonctionnement du Centre de rétention a été publié en 2017. Une commission chargée d'évaluer l'intérêt des mineurs non accompagnés dans le cadre d'une décision de retour a été créé fin 2017. La commission est chargée de mener à bien des évaluations individuelles concernant l'intérêt supérieur de l'enfant dans le but de prendre une décision de retour ou d'accorder une autorisation de séjour. Parmi les éléments pris en considération lors de cette évaluation et dans le contexte d'une éventuelle décision de retour figurent également les informations fournies par l'Organisation internationale pour les migrations (OIM). Cette dernière a conclu un accord avec la Direction de l'immigration pour rechercher les parents de mineurs non accompagnés dans le pays d'origine. Comme les débats s'orientent lentement vers l'intégration à long terme, le Conseil de gouvernement a également approuvé l'élaboration d'un nouveau plan d'action national sur l'intégration. Le plan sera basé sur deux axes : l'accueil et le suivi des demandeurs de protection internationale et l'intégration des résidents non luxembourgeois au Luxembourg. L'Agence pour le Développement de l'Emploi (ADEM) a créé une cellule BPI au sein de son Service employeurs. Cette cellule fournit aux employeurs des renseignements sur les demandes d'emploi et les évaluations des compétences des BPI. Une nouvelle loi sur la nationalité luxembourgeoise est entrée en vigueur le 1er avril 2017. Cette loi s'inscrit dans le contexte démographique particulier du Luxembourg, caractérisé par une augmentation continue de la population totale avec, en parallèle, une diminution de la part des Luxembourgeois dans la population totale. A travers cette loi, le législateur veut favoriser l'intégration sociétale et politique des citoyens non luxembourgeois et renforcer la cohésion au sein de la communauté nationale. Les principaux changements introduits par la loi consistent en la réduction de la durée de résidence pour la naturalisation (de 7 à 5 ans), l'introduction du droit du sol de la première génération, la réinstauration de voies simplifiées d'acquisition de la nationalité luxembourgeoise par « option », ainsi que de nouveaux scénarios pour éviter les cas d'apatridie. La loi maintient les exigences linguistiques antérieures tout en procédant à quelques ajustements afin d'empêcher que les exigences linguistiques ne deviennent un obstacle insurmontable. En vue des élections communales du 8 octobre 2017, le ministère de la Famille, de l'Intégration et à la Grande Région a lancé une campagne d'information et de sensibilisation intitulée « Je peux voter » en janvier 2017. Cette campagne avait pour but d'inciter la population étrangère du Luxembourg à s'inscrire sur les listes électorales pour les élections communales. L'intention du Gouvernement de légiférer sur la dissimulation du visage était sans doute l'un des sujets les plus débattus dans le domaine lié à la vie au sein de la société au Luxembourg et l'intégration au sens large du terme, tant à la Chambre des députés que dans les médias et la sphère publique. Le projet de loi n° 7179 vise à modifier l'article 563 du Code pénal et à créer l'interdiction de dissimuler le visage dans certains espaces publics. Il définit la dissimulation du visage comme le fait de couvrir une partie ou la totalité du visage de façon à rendre l'identification de la personne impossible. Des vues opposées entre les parties prenantes – les partis politiques, les institutions publiques, la société civile ou les médias – se sont exprimées au sujet de la nécessité de légiférer en la matière et dans l'affirmative, sur les motifs et l'étendue de l'interdiction de la dissimulation du visage. Le phénomène des migrations a eu aussi comme conséquence de renforcer l'hétérogénéité de la population scolaire. Pour faire face à cette situation, les autorités scolaires ont continué à diversifier l'offre en matière d'éducation et de formation. Parmi les mesures mises en place, on peut signaler notamment l'élargissement des offres de cours d'alphabétisation et de formation de base, l'extension de l'offre au niveau des écoles internationales et européennes et la mise en place d'un programme d'éducation plurilingue au niveau de la petite enfance. Dans le domaine de l'immigration, les changements les plus importants concernent la politique d'admission de certaines catégories de ressortissants de pays tiers. À cet égard, le projet de loi n° 7188 vise principalement à transposer la Directive européenne 2016/801 du Parlement européen et du Conseil du 11 mai 2016 sur les conditions d'entrée et de séjour des ressortissants de pays tiers à des fins de recherche, d'études, de formation, de volontariat, de programmes d'échanges d'élèves ou de projets éducatifs et de travail au pair. La directive vise à faire de l'Union européenne un centre mondial d'excellence en matière d'études et de formation, tout en favorisant les contacts entre les personnes et leur mobilité, deux éléments importants de la politique extérieure de l'Union européenne. Le projet de loi vise à faciliter et à simplifier les procédures de mobilité intraeuropéenne des chercheurs et des étudiants qui sont des ressortissants de pays tiers. De plus, certaines modifications comprennent des mécanismes incitatifs pour retenir les étudiants et les chercheurs. À cette fin, il propose que les étudiants et les chercheurs, une fois leurs études ou recherches terminées, puissent se voir délivrer un titre de séjour pour « raisons privées » pour une durée maximum de 9 mois en vue de trouver un emploi ou de créer une entreprise. Enfin, le projet de loi entend réglementer le regroupement familial d'un chercheur séjournant au Luxembourg dans le cadre d'une mobilité à court et à long terme. Le législateur a par ailleurs transposé la Directive 2014/36 sur les travailleurs saisonniers et la Directive 2014/66 sur le transfert temporaire intragroupe en droit national, et a adapté le dispositif de l'immigration aux besoins de l'économie en introduisant entre autres, une autorisation de séjour pour les investisseurs. L'organisation de l'admission du séjour et de la délivrance des autorisations de séjour était également un élément clé de l'Accord entre le Luxembourg et le Cap-Vert relatif à la gestion concertée des flux migratoires et au développement solidaire. L'accord approuvé par la loi du 20 juillet 2017 poursuit en outre les objectifs suivant : promouvoir la mobilité des personnes, lutter contre l'immigration irrégulière, préciser les procédures de réadmission, renforcer l'intégration légale des ressortissants concernés, ainsi que mobiliser les compétences et les ressources des migrants en faveur d'un développement solidaire.
Dottorato di ricerca in Biotecnologie degli alimenti ; Lo smaltimento delle acque di vegetazione dei frantoi oleari costituisce, attualmente, uno dei principali problemi dal punto di vista ambientale, specialmente nei paesi del Mediterraneo dove si concentra la maggior parte della produzione mondiale di olio di oliva. Le acque di vegetazione sono tra i reflui agro-industriali a più alto tasso inquinante a causa del loro elevato carico organico, caratterizzato soprattutto da composti fenolici e polifenolici ad elevata azione antimicrobica e fitotossica. La purificazione biologica delle acque di vegetazione è particolarmente difficile poiché questo refluo presenta solidi in sospensione e un elevato carico organico, in particolare polifenoli con attività biostatica e/o biocida, che riduce fortemente le prestazione degli impianti di depurazione. Di conseguenza, l'impianto deve prevedere due o più stadi di trattamento che rendono la depurazione complessa e costosa. Attualmente, la normativa vigente consente la pratica dello spandimento delle acque di vegetazione sui terreni agrari; nonostante questa risulti, al momento, essere la soluzione migliore sia dal punto di vista pratico che economico, trova attuazione solo se si ha disponibilità di terreni sufficientemente vicini su cui spargere il refluo e comunque deve essere applicata in maniera controllata dal momento che gli eventuali effetti positivi o negativi sulla composizione, sulla carica microbica e la fertilità del terreno sono ancora oggi oggetto di studio. Inoltre, la migrazione di alcuni composti negli strati più bassi del terreno potrebbe causare la contaminazione di eventuali falde acquifere sottostanti con conseguenze per la salute dell'uomo. Negli ultimi anni sono state proposte soluzioni alternative finalizzate a sfruttare questo refluo, in quanto ricco di composti utili. La valorizzazione delle AV mediante il loro impiego per l'ottenimento di prodotti a medio o alto valore aggiunto attraverso processi fisico-chimici o fermentativi, riveste notevole interesse scientifico. Nelle AV sono presenti una grande varietà di biomolecole come acidi organici, polialcoli, zuccheri semplici e complessi e lipidi che le rendono una possibile base per i processi fermentativi. In virtù del contenuto residuo di lipidi, le AV potrebbero rappresentare un ottimo candidato come terreno liquido di crescita per la produzione di lipasi microbiche. Lo scopo della presente tesi di dottorato è stato quello di mettere a punto un processo fermentativo per la valorizzazione delle AV mediante produzione microbica di enzimi, in particolare enzimi lipolitici, ottenendo al contempo un abbattimento, o quanto meno una riduzione, del loro potere inquinante. Esiste una vasta bibliografia in cui viene presa in esame la produzione di lipasi da numerose specie microbiche tra cui Penicillium e Candida e sia il terreno che il processo fermentativo per la produzione di questo enzima è stato ampiamente ottimizzato. Nella maggior parte dei casi, una buona produzione di lipasi microbica prevede l'utilizzo di terreni sintetici piuttosto complessi che sicuramente incidono in maniera significativa sul prezzo finale del prodotto. Inoltre, negli ultimi anni anche la produzione di preparati enzimatici commerciali contenenti lipasi di origine microbica ha avuto un notevole sviluppo. Sigma, Amano, Roche, Novo Nordisk, etc., forniscono preparati lipolititici con varie composizioni e proprietà catalitiche utilizzati in diversi settori: industria alimentare, farmaceutica, dei detergenti e per la produzione di biodiesel. L'innovazione che dovrebbe introdurre questo lavoro è l'opportunità di produrre lipasi microbiche di possibile interesse industriale utilizzando un substrato costituito da un refluo agro-industriale. Con questa idea, si è cercato di mettere a punto un terreno di produzione a basso costo che permettesse di ottenere buoni livelli di attività e contemporaneamente un abbattimento del carico inquinante del refluo finale. In prima battuta, è stato effettuato uno screening di microrganismi (Geotrichum candidum, NRRL 552, 553; Rhizopus sp, ISRIM 383; Rhizopus arrhizus, NRRL 2286; Rhizopus oryzae, NRRL 6431; Aspergillus oryzae, NRRL 1988, 495; Aspergillus niger, NRRL 334; Candida cylindracea, NRRL Y-17506; Penicillium citrinum, NRRL 1841, 3754, ISRIM 118) in grado di crescere sulle acque di vegetazione producendo lipasi. Le produzioni più elevate di enzima sono state ottenute, in condizioni non-ottimizzate, dopo 168 h con Geotrichum candidum NRRL 553 (0,521 U/ml) e Candida cylindracea (0,460 U/ml). Inoltre, livelli di produzione molto interessanti sono stati raggiunti dopo 72 h con i ceppi di Penicillium citrinum (0,365, 0,320 e 0,375 U/ml per NRRL 1841, NRRL 3754 e ISRIM 118, rispettivamente). Questi ceppi sono stati selezionati per valutare, in via preliminare, l'effetto di alcuni fattori sulla produzione di lipasi quali tipologia di AV, utilizzo di vari oli come induttori di attività e impiego di diverse fonti di azoto. Per quanto riguarda la produzione di lipasi da P. citrinum NRRL 1841 su AV, l'attività è stata influenzata in maniera marcata dal tipo di fonte di azoto ma non era aumentata in maniera significativa dall'aggiunta di oli. Nel caso della produzione di lipasi da C. Cylindracea NRRL Y-17506, il cloruro di ammonio e l'olio di oliva rappresentavano rispettivamente la fonte di azoto e l'induttore più adatto; infatti questo ceppo cresciuto in condizioni parzialmente ottimizzate produceva 9,48 U/ml di attività lipolitica dopo 264 h di fermentazione. Successivamente, la produzione di lipasi da P. citrinum NRRL 1841, utilizzando il terreno a base di AV, è stata ottimizzata in beuta valutando l'effetto del pH iniziale, della concentrazione di azoto e di estratto di lievito secondo un approccio multi-fattoriale. La combinazione ottimizzata dal modello è stata la seguente: pH 6,15, 2,7 g/l NH4Cl e 1,1 g/l YE. La produzione massima raggiunta è stata di 1,242 U/ml. Con il terreno così ottimizzato, al fine di ottenere informazioni sul possibile trasferimento di scala del processo, sono stati condotti altri esperimenti in reattori da banco. Allo scopo, sono stati impiegati due tipi di sistemi, un bioreattore ad agitazione meccanica (STR) e uno ad agitazione pneumatica (Air-lift). In entrambi i casi, l'attività lipolitica extracellulare aveva raggiunto il suo picco massimo dopo 192 h di fermentazione. Tuttavia, il massimo di attività è stato significativamente più alto in STR che in Airlift (0,700 vs 0,420 U/ml, rispettivamente). Sebbene tutti i ceppi studiati sono stati in grado di crescere sulle acque di vegetazione e produrre a livelli significativi attività lipolitica, una particolare attenzione è stata riservata a C. cylindracea (noto anche come C. rugosa) per il notevole interesse applicativo della lipasi prodotta da questo lievito. Inizialmente, si è cercato di ottimizzare in beuta la composizione del terreno di produzione (concentrazione dell'olio di oliva, effetto del glucosio, aggiunta di surfactanti e di vari fattori di crescita) e di valutare in via preliminare l'effetto sulla crescita cellulare e sull'attività di alcune condizioni colturali quali velocità di agitazione e aerazione. La migliore composizione del terreno di produzione si è confermata essere quella contenente 3 g/l di olio di oliva, 2,4 g/l di NH4Cl e 0,5 g/l di estratto di lievito, senza l'aggiunta di glucosio e Tween 80. Inoltre, con lo scopo di valutare la fattibilità tecnica di un trasferimento di scala del bioprocesso e approfondire la messa a punto del processo fermentativo sono stati condotti una serie di esperimenti in bioreattore da banco ad agitazione meccanica (STR). In particolare, utilizzando il terreno a base di AV ottimizzato, si è cercato di ottimizzare alcuni parametri quali pH, velocità di agitazione e aerazione. Per quanto riguarda l'effetto della velocità di agitazione e dell'aerazione sulla produzione enzimatica, sono state prese in esame tre velocità di agitazione (300, 500 e 700 giri/min), mantenute fisse durante tutta la fermentazione, e in più è stato condotto un esperimento in cui si è cercato di mantenere la concentrazione dell'ossigeno disciolto nel mezzo superiore al 20% di saturazione facendo variare la velocità di agitazione tra 300 e 800 giri/min. Mentre per valutare l'effetto del pH, sono stati condotti degli esperimenti a pH 6,5 fisso confrontando la produzione con quella ottenuta a pH libero e a pH mantenuto inferiore a 6,5. La massima produzione di lipasi da C. cylindracea è stata ottenuta in bioreattore lavorando a pH libero e ad una velocità di agitazione costante di 500 giri/min (18,50 U/ml) o ad una velocità di agitazione variabile tra 300 e 800 giri/min in modo da assicurare un valore di ossigeno disciolto nel brodo superiore al 20% di saturazione (18,70 U/ml); in quest'ultimo caso, inoltre, la comparsa del picco massimo è stata anticipata nel tempo favorendo così la produttività oraria del bioprocesso. Per quanto riguarda i reattori a 300 e 700 giri/min, la produzione enzimatica è stata di 2,54 e 11,65 U/ml, rispettivamente. Infine, messo a punto il bioprocesso di produzione della lipasi da C. cylindracea coltivata su un terreno a base di AV, si è cercato di identificare il profilo enzimatico del campione grezzo così ottenuto, dal momento che, come è noto dalla letteratura, questo lievito è in grado di produrre fino a sette isoforme ad attività lipolitica. A tale scopo sono stati condotti degli esperimenti di isoelettrofocalizzazione (IEF) analitica. Nel gel sono stati caricati un campione di lipasi commerciale (Tipo VII, Sigma) e due campioni grezzi ottenuti da C. cylindracea coltivata sul terreno a base di AV, prelevati a due tempi fermentativi diversi e corrispondenti ai due picchi di attività lipolitica raggiunti durante le prove in STR (I° e II° picco di massima attività, 48esima e 192esima ora, rispettivamente). Dai risultati ottenuti, è stato osservato che il campione grezzo era costituito da più isoenzimi con attività lipolitica e che il profilo isoenzimatico aveva una sola banda in comune con quello della lipasi commerciale (Typo VII, Sigma) a cui è stato assegnato pI 4,7. Per quanto riguarda il campione prelevato alla 48esima ora, sono state osservate anche una banda piuttosto intensa a pI 5,1 e una tripletta di bande più deboli a pIs di 5,06, 5,0 e 4,9. Durante la fermentazione il profilo isoenzimatico del campione aveva subito delle modifiche: infatti, alla 192esima ora, le bande a pIs 5,1, 5,0 e 4,9 erano scomparse, mentre era comparsa una banda di attività intensa a cui è stato assegnato un pI di 4,5. Infine, in entrambi i campioni grezzi è stata rilevata una banda tenue a pI 3,8. In conclusione, i buoni livelli di attività enzimatica raggiunti dimostrano la fattibilità tecnica di un processo fermentativo finalizzato alla valorizzazione dei reflui oleari mediante la produzione di lipasi, che può avere promettenti utilizzi in varie applicazioni industriali. Comunque, ulteriori fasi di scale-up del processo sono ancora necessarie al fine di poter effettuare una valutazione sulla fattibilità economica del processo. ; The olive mill wastewater (OMW) disposal is, currently, one of the main environmental problems in all olive-oil producing countries, especially in the Mediterranean area. In fact, for its high organic load, phenolic fraction with phytotoxic effects and antimicrobial activity, the OMW is a highly polluted agro-industrial effluent. The biological treatment can be very difficult since solid residues, high organic load and phenols may strongly reduce the depuration efficiency. Consequently, a possible process should include several technological options, physical, chemical and biological, as well as combinations thereof, thus resulting in increased process costs. At the moment, the Italian legislation allows land spreading of untreated olive mill wastewater that is the best economical solution. Application on agriculture soils is a practice which solves partially the problem of OMW disposal. Positive and negative effects on soil composition and fertility are still under study, so that OMW application must be strictly controlled. Land spreading, in fact, may cause serious negative environmental impact regarding, for instance, groundwater contamination. In the last years, alternative solutions have been proposed in view of the use this waste as a source of valuable compounds. Several recent research studies have reported the possibility of OMW valorization to obtain products of actual or potential industrial interest. The presence in OMW of a wide range of biomolecules such as organic acids, polyalcohols, simple and complex sugars and lipids makes it a potential basis for fermentation processes. In this way, OMW could be a putative candidate as a potentially suitable liquid growth medium for the production of microbial lipases by virtue of its residual lipid content. For these reasons, the objective of the present PhD thesis was to assess the suitability of OMW as growth medium for the production of lipases and to set up a related fermentation process that might lead, at the same time, to a low polluting load final effluent. A large number of microbial strains have been screened for lipase production belonging to several fungal genera, Candida and Penicillium in particular. In literature, numerous methods for lipolytic enzyme production are published and medium composition and cultural conditions have been fully optimised. Neverthless, the most frequently used medium is a chemical defined and complex one, significantly affecting the final product costs. Besides, in the last years, a whole range of microbial lipase preparations has been developed. Sigma, Amano, Roche, Novo Nordisk, etc., provide lipolytic preparations with various compositions and catalytic proprierties employed in areas such as detergent pharmaucetic and food industries and biodiesel production. Our innovative approach consists in the trial of producing microbial lipases using an agroindustrial-waste based medium. Our basic idea, in fact, was that of developing a low cost production medium. Firstly, 12 fungal strains belonging to well-known lypolytic species (Geotrichum candidum, NRRL 552, 553; Rhizopus sp, ISRIM 383; Rhizopus arrhizus, NRRL 2286; Rhizopus oryzae, NRRL 6431; Aspergillus oryzae, NRRL 1988, 495; Aspergillus niger, NRRL 334; Candida cylindracea, NRRL Y-17506; Penicillium citrinum, NRRL 1841, 3754, ISRIM 118) were screened for their ability to grow on undiluited OMW and to produce extracellular lipase activity. The highest lipase productions were obtained under non-optimized conditions after 168 h with Geotrichum candidum NRRL 553 (0.521 U/ml) and Candida cylindracea (0.460 U/ml). Interesting production levels were also achieved after 72 h with strains of Penicillium citrinum (0.365, 0.320 and 0.375 U/ml for NRRL 1841, NRRL 3754 and ISRIM 118, respectively). These strains were then selected to study the effect of culture conditions, such as OMW typology, nitrogen sources and inducers, on the enzyme production. With regard to the lipase production by P. citrinum NRRL 1841, the enzyme activity was significantly influenced by nitrogen addition; on the other hand, the addition of oils resulted in a marked increase in biomass without affecting, however, lipase production. Lipase production by C. cylindracea NRRL Y-17506 was significatly favored by ammonium salts and oil addition. This strain growth in OMW medium containing ammonium chloride and olive oil led to an activity peak of 9.48 U/ml after 264 hours of fermentation. In order to optimise lipase production by P. citrinum in OMW-based medium, the combined effect of three variables (i.e, concentration of NH4Cl, yeast extract and initial pH) was assessed using a multi-factorial design with 'optimizer' function of 'Modde 5.0' program. The optimised combination by the model was as follows: pH 6.15, 2.7 g/l NH4Cl e 1.1 g/l extract yeast. The maximum lipase activity was 1.242 U/ml after 192 hour of fermentation. To gain information on the possible up-scaling of the process, further experiments were performed in 3-l laboratory-scale reactors. Specifically, pneumatically agitated (Airlift) and mechanically agitated (STR) reactors were employed using the optimised OMW-based medium. In both cases, the extracellular lipase peaked 192 h after inoculation. Howewer, the maximum activity was significatly higher in STR with respect to the Airlift (0.700 vs 0.420 U/ml, respectively). Of all strains, C. cylindracea appeared to be particularly interesting and was, therefore, used as the model microorganism to further investigate the feasibility of an OMW substrate. Firstly, the optimisation of medium composition was assessed in shaken cultures. In particular, the effects on the lipase production of olive oil concentration (1, 3, 5 e 10 g/l), glucose (5 g/l), Tween 80 (0,5 g/l) and several growth nutrients (yeast extract, malt extract and peptone) addition were studied. The best medium composition was as follows: diluited OMW (1:2), olive oil 3 g/l, NH4Cl 2.4 g/l and yeast extract 0.5 g/l. The glucose and Tween 80 addition negatively affected the production of lipolytic enzyme. Lipase production by C. cylindracea on OMW-optimized medium was subsequently assessed in mechanically agitated bioreactor (STR). To study the agitation influence on enzyme production, a set of experiments was carried out at three impeller speed, 300, 500 and 700 rpm; moreover, an additional experiment was carried out at dissolved oxygen DO > 20% saturation (agitation speed automatically controlled between 300 and 800 rpm). To evaluate the effect of pH, three conditions were compared: free pH; fixed pH (6.5) maintained constant by addition of HCl 4.0 M and NaOH 4.0 M; pH lower than 6.5 controlled with addition of HCl 4.0 M. The maximum lipase productions were obtained with the pH left free to vary, 500 rpm costant agitation speed (18.5 U/ml) and variable agitation speed between 300 and 800 rpm to ensure a dissolved oxygen value upper to 20% (18.7 U/ml); in the latter thesis the onset of enzyme activity was anticipated thus leading to increased bioprocess productivity. At 300 e 700 rpm agitation speed, the maximum lipase productions were 2.54 and 11.65 U/ml, respectively. Finally, to set up the bioprocess of lipase production by C. Cylindracea grown on OMW-based medium, the isoenzymatic profiles of the raw sample was evaluated. This aspect appears to be very interesting since it is known that commercial C. rugosa lipase is a mixture of 3 isoenzymes namenly Lip 1, Lip2 and Lip 3 but the yeast is able to produce up to seven different isoenzymes (Lip 1-Lip 7). Moreover isoenzymatic profiles can depend on media composition and fermentation conditions. With this aim, a set of analitycal isoelectrofocusing experiments were carried out. In the gels, a sample of commercial lipase (Type VII, Sigma) and two raw samples of lipase by C. cylindracea grown on OMW-optimized medium and corresponding to two lipolytic activity peaks (1st and 2nd peak, 48esime and 192esime hour of fermentation, respectively) obtained in STR, were loaded. The results suggest that the raw samples were constituted of more lipolytic isoenzymes with the isoenzymatic profile having only one band in common with that of the commercial lipase (assigned pI 4.7). The sample corresponding to the 1st activity peak showed a strong band at pI 5.1 and a triplette of weak bands at pIs 5.06, 5.0 e 4.9. Moreover, the isoenzymatic profiles changed during fermentation; in fact, the bands at pIs 5.1, 5.0 and 4.9 disappeared and a new strong band at pI 4.5 formed. Finally, in both raw samples a band at pI 3.8 was observed. OMWs valorisation by its use as growth medium for lipase production by C. cylindracea NRRL Y-17506 and P. citrinum NRRL 1841 appears to be possible and promising. Moreover, the investigation for further up-scaling is need to evaluate the economic fattibility of the bioprocess.
"Liberal states are different. They are indeed peaceful". (1)Michael Doyle. IntroducciónComo es materia sabida, la disciplina de las Relaciones Internacionales se ha desarrollado a lo largo del siglo XX a través de una serie de grandes escuelas de pensamiento. Realismo, Liberalismo, Marxismo y más recientemente Constructivismo, entraron en competencia para explicar la complejidad de la política mundial, en un proceso por el cual han puesto a prueba sus fortalezas y debilidades y apuntalado su respectivo refinamiento (Walt, 1998). La influencia de buena parte de estas concepciones intelectuales, asimismo, ha ido mucho más allá del mero ámbito de las aulas universitarias para impregnar también la cosmovisión y el proceso decisorio de los responsables políticos de los principales Estados en el sistema internacional (Snyder, 2005).Un caso muy particular donde se advierte un importante debate por parte de la academia, así como una materialización marcada en el discurso y enfoque de ciertos gobiernos, es el de la Paz Democrática. Considerada como "lo más cercano a una ley empírica en las Relaciones Internacionales", la Paz Democrática resulta aún en el nuevo siglo materia controvertida y de amplio interés precisamente por esta doble dimensión científico-política. En este sentido, el presente trabajo aborda el tópico con el objetivo de repasar y reflexionar sobre su sentido y su contenido, sobre la evolución de su estudio y sobre su manifestación concreta en la política exterior de Estados Unidos y los dilemas que esto entraña.La Paz DemocráticaEn su noción más general la idea de la Paz Democrática es bien simple y consiste en la sencilla afirmación de que "las democracias no hacen la guerra entre sí". Esta presunción se complementa a su vez con otros dos postulados: el primero que las democracias liberales no son más propensas a la guerra que los Estados no democráticos, pero tampoco lo son menos y, el segundo, que aunque las democracias liberales no se hacen la guerra entre ellas, sí han tenido conflictos armados con los Estados no liberales (Peñas, 1997: 120). Puesta de otra forma, la Paz Democrática implica una variable independiente, el carácter democrático de un régimen estatal, y una variable dependiente, la ausencia de guerras entre las democracias (Ibíd.: 126). En las formulaciones más contemporáneas, pueden identificarse dos grandes variantes fundamentales de la Paz Democrática. Como señala Mónica Salomón (2001), se encuentran: la "tesis monádica", que sostiene que siempre las democracias son más pacíficas en sus relaciones con los demás Estados que los Estados no democráticos, yla "tesis diádica", menos ambiciosa en términos predictivos, que entiende expresamente que las democracias nunca (o rara vez) hacen la guerra a otra democracia.Aceptando esta postulación de que el tipo de régimen democrático determina la no propensión a la guerra contra otras democracias, la explicación de sus causas ha discurrido también en dos direcciones: por un lado, la dimensión institucional y por el otro, la dimensión normativa. En la primera se entiende que son los controles democráticos que penden sobre los gobernantes, como la opinión pública o las contiendas electorales, los que determinan este pacifismo. Precisamente, su punto débil es su incapacidad para explicar la frecuencia observada de las guerras entre democracias y países no democráticos. En la segunda, se sostiene en cambio que la política exterior de una democracia está regida por los mismos principios de conciliación y moderación que rigen la política interna, o bien, en la versión constructivista, que son las percepciones de los estadistas y decisores de política exterior (amistosas hacia otras democracias) lo que determina el comportamiento internacional singular de las democracias (Risse-Kappen, 1995; Peceny, 1997).En general se ha reconocido como el origen de la tesis de la Paz Democrática a las obras de Jean-Jacques Rousseau, Thomas Paine y especialmente la de Immanuel Kant (Schwartz y Skinner, 2002: 159). Fue el filósofo prusiano quien escribió en 1795 el clásico La Paz Perpetua, en tiempos en que la Revolución Francesa se debatía entre jacobinos y girondinos, y sólo Francia, Suiza y Estados Unidos podían ser considerados como democracias. Su punto de partida es la convicción en que el hombre es irrevocablemente empujado hacia la paz a causa de la razón práctico-moral. La paz mundial requiere de un Estado mundial y cosmopolita regido por un derecho mundial, desarrollo que Kant percibe sin embargo como irrealizable. Ello no lo desanima de todas formas para sugerir el camino hacia la paz consistente en un proyecto (cuya estructura es la de un tratado de paz) que contiene seis condiciones preliminares y tres definitivas para alcanzar (o tender a alcanzar) la paz perpetua (Salomón, 2001: 257), a saber:Bases previas:No debe considerarse válido un tratado de paz al que se haya arribado con reservas mentales sobre algunos objetivos capaces de causar una guerra en el futuro.Ningún Estado independiente, sea cual fuere su tamaño, puede pasar a formar parte de otro Estado por medio de trueque, compra, donación o herencia. (El Edo. es una sociedad de hombres que dispone sobre sí misma.)Los ejércitos permanentes deben desaparecer permanentemente.El Estado no debe contraer deudas que tiendan a mantener su política exterior.Ningún Estado debe inmiscuirse por la fuerza en la constitución y el gobierno de otro Estado.Un Estado que esté en guerra con otro no debe admitir el uso de hostilidades que impidan la confianza mutua en una futura paz. (Proscripción de la guerra de exterminio.)Bases definitivas:En todo Estado, la constitución política debe ser republicana (entendida como separación de poderes y en oposición al gobierno despótico).Principio de la libertad de los componentes de una sociedad, como hombres.Principio de la dependencia de todos, de una legislación común, como súbditos.Principio de la igualdad de todos, como ciudadanos.El derecho de gentes se debe basar en una Federación de Estados Independientes. (Referencia a una Sociedad de Naciones o Federación de Paz.)El derecho de la ciudadanía mundial debe limitarse a las condiciones de una hospitalidad universal.De esta forma, republicanismo (entiéndase aquí democracia), federación internacional (foedus pacificum) y derecho de gentes universal se articulan en La Paz Perpetua con el respeto por la soberanía ajena, la proscripción de ejércitos permanentes y la guerra limitada. Ciertamente Kant cifra sus esperanzas en una nación que sea puntal de estos valores y que a través de la irradiación de su ejemplo, no así de la promoción violenta de los mismos, vaya generando una creciente zona de paz mundial. Debe señalarse al respecto que, como afirma Peñas (1997: 121), "la herencia de Kant, de su concepción del individuo, de la historia y del tipo de régimen que permita al individuo llevar una vida racional y moral impregna" la tesis de la Paz Democrática.En gran parte, este vínculo se debe al rescate de su obra por Michael Doyle en 1983, a partir de cuándo se volvió moda referenciar a la Paz Perpetua como el basamento de partida para el análisis de la Paz Democrática. Asimismo, ha sido este trasfondo kantiano lo que ha facilitado la conexión estrecha entre la discusión filosófico-normativa y la teoría.El debate académicoPlanteada su esencia y sus orígenes, repasemos ahora el discurrir contemporáneo de esta tesis por el ámbito académico occidental. El primer estudio directo sobre la correlación positiva entre regímenes políticos democráticos y ausencia de conflictos armados interestatales es el de Dean Babst, publicado en 1964, que utilizaba la base de datos sobre guerras modernas elaborada en 1942 por Quincy Wright. Esta primera aproximación fue retomada luego por Melvin Small y David Singer (1976) quienes sometieron a verificación sus postulados y hallaron que, por un lado, si las democracias casi no habían combatido entre sí en el período 1816-1965 ello se debía a la distancia física entre ellas —y a las escasas fronteras compartidas—, y por el otro, que las guerras en que habían participado las democracias tenían en promedio la misma duración y causaban el mismo número de víctimas que las guerras internacionales en general. De esta forma, fueron los primeros en presentar argumentos causales distintos al tipo de régimen y en llamar la atención, en el marco del posterior debate,a la belicosidad normal de las democracias.El trabajo de Small y Singer le sirvió de insumo a Michael Doyle para su artículo Kant, Liberal Legacies, and Foreign Affairs (1983), el cual dio el puntapié definitivo al debate más reciente sobre la Paz Democrática. Allí, este autor pretendía demostrar que las instituciones y los principios liberales llevan a los Estados liberales a tener políticas exteriores bien distintas a las observadas en Estados no liberales. Estos Estados liberales se definían a partir de cuatro condiciones: i) Economías de mercado, ii) autonomía en política exterior, iii) derechos jurídicos para los ciudadanos y iv) gobierno representativo y separación de poderes. Para Doyle, el liberalismo alcanzó "un éxito extraordinario" en las relaciones entre Estados liberales en la medida en que éstos nunca entraron en guerra entre sí, pero condujo simultáneamente a "una confusión excepcional" en las relaciones entre Estados liberales y no liberales. Lo interesante de su aporte fue, como ya se anticipó, la (re)introducción de los postulados de Kant sobre la Paz Perpetua, al considerar que las relaciones internacionales liberales conformaban una "unión pacífica" semejante a la "federación de paz" de Kant. Ese mismo año, Rudolph Rummel publicó también su investigación en la que defendía la tesis monádica de la Paz Democrática. En este contexto, otros investigadores (Chan, 1984; Weede, 1984; Maoz y Abdoladi, 1989; Bremer, 1992) se lanzaron a comprobar estadísticamente los postulados y se llegó a la conclusión general a favor de que las democracias no tienden a combatir entre sí. Fue entonces que Jack Levy (1988) afirmó: "la ausencia de guerra entre democracias es lo más cercano que tenemos a una ley empírica en Relaciones Internacionales".Ahora bien, la formulación teóricamente más refinada de la Paz Democrática vino unos años después con Bruce Russett y su libro Grasping the Democratic Peace (1993). Allí sostenía que:1. Los sistemas políticos organizados democráticamente actúan, en general, bajo restricciones que los hacen más pacíficos en sus relaciones con otras democracias. Sin embargo, las democracias no son necesariamente pacíficas en sus relaciones con otras democracias.2. En el sistema internacional moderno, las democracias tenderán menos a usar violencia letal contra otras democracias que hacia Estados gobernados autocráticamente o que los Estados gobernados autocráticamente entre sí. Además, no hay casos claros de guerras entre democracias soberanas estatales en el moderno sistema internacional.3. La paz relativa entre democracias es, fundamentalmente, consecuencia de determinados rasgos de la democracia, y no se debe exclusivamente a las características económicas o geopolíticas correlacionadas con la democracia (Peñas, 1997: 128; Salomón, 2001: 243).La formulación de Russett coincide con el "optimismo liberal" despertado por el colapso soviético y el fin de la guerra fría. Fue entonces que la tesis de la paz democrática suscitó gran entusiasmo, sobre todo entre aquellos estudiosos de las Relaciones Internacionales que ansiaban acabar con la hegemonía teórica del realismo-neorrealismo en la disciplina (Salomón, 2001: 242).La importancia de la obra de este autor yace en que la corroboración afirmativa de la tesis entraña la responsabilidad política de adoptar las medidas oportunas para conseguir el fortalecimiento tanto de las condiciones que hacen posible la democracia en otros estados, como promover su expansión —preferentemente desde una óptica multilateral y pacífica. Asimismo, se deben fortalecer las normas que hacen posible una comunidad de paz, haciendo frente a amenazas como el nacionalismo o el fundamentalismo. Como se puede ver, es una idea que en principio aparece como pacífica, inocente e incluso en ciertos aspectos algo cándida. Sin embargo, a la luz de las críticas realizadas por autores como Waltz, puede convertirse en el instrumento de una política mesiánica e incluso de una cruzada para expandir la democracia (Tovar Ruíz, 2009: 13). Tal evolución se distancia abiertamente de la formulación kantiana original que es más bien pro-soberanía,como se ha mencionado.Ya en el nuevo siglo, la Paz Democrática ha recibido el aporte de los nuevos desarrollos teóricos en la disciplina de las Relaciones Internacionales, en particular del Constructivismo. En un número de International Politics dedicado exclusivamente al tópico, Ewan Harrison (2004) por ejemplo explora el vínculo entre la paz democrática, las estructuras domésticas de política exterior y los procesos de socialización de los Estados en la política internacional desde lentes constructivistas, mientras que Matthew Rendall (2004) testea la tesis en un caso concreto: la crisis franco-británica de 1840 sobre Siria, en la que demuestra la importancia de las percepciones en las relaciones internacionales, antes que la fuerza causal de la Paz Democrática.Pero esto representa sólo una de las líneas evolutivas del debate académico. En todo caso, lo que parece imperar en la actualidad es el reconocimiento de que no existe una única versión, científicamente autenticada, de la Paz Democrática, sino varias lecturas de la relación entre liberalismo-democracia y paz-guerra (MacMillan, 2004), entre las cuales la versión más difundida es aquella articulada por Doyle y Russett, perteneciente al ala más conservadora del Liberalismo, avocada a las cruzadas.•* Candidato doctoral, Universidad Nacional de General San Martín (UNSAM, Argentina). Investigador del Centro de Estudios Interdisciplinarios en Problemáticas Internacionales y Locales (CEIPIL-UNCPBA).(1) "Liberalism and World Politics", The American Political Science Review, Vol. 80, No. 4., Dec. 1986.Referencias BibliográficasBabst, Dean: "Elective Governments - A Force for Peace", The Wisconsin Sociologist, No. 3 (1964), pp. 9-14.Barceló Sasía, Alejandra: Anti-americanismo: ¿Problema de percepción o de formulación de política exterior? 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LA CRISI D'IMPRESA: I PIANI DI RISANAMENTO ATTESTATI (ART. 67 L.F.) La crisi internazionale che da tempo sta interessando l'economia mondiale e, in particolare, quella dei paesi industrializzati, ha coinvolto profondamente anche il sistema italiano pregiudicando sensibilmente le condizioni di equilibrio economico e finanziario delle aziende. Da qui la necessità di adottare un comportamento gestionale improntato alla flessibilità, razionalità e correttezza, tale da mettere al riparo l'azienda da eventuali rischi derivanti da eventi negativi che danno luogo al c.d. rischio economico. Nonostante ciò, anche una gestione attenta e scrupolosa non lascia l'azienda indenne da eventi inattesi e spesso imprevedibili, che possono, a seconda dell'intensità e della persistenza con cui essi si manifestano, pregiudicare gli equilibri aziendali sino a generare situazioni di disfunzione o, nel peggiore dei casi, di crisi. Tale ultima circostanza difficilmente si manifesta in maniera improvvisa ed inattesa; al contrario, nella maggior parte dei casi, essa è frutto di eventi che si manifestano in modo più o meno latente, che si sedimentano gradualmente nell'ambito del sistema aziendale, finendo per influenzarsi reciprocamente, e innescando in tal modo la fase del declino. Pertanto, la crisi può essere definita come la fase post-declino, la quale è caratterizzata da una progressiva erosione del capitale economico dell'azienda. La crisi d'impresa è spesso il risultato del ritardo con cui si prende atto delle cause che ne sono all'origine e tale ritardo diventa il fattore scatenante di un processo che, il più delle volte, si rivela inarrestabile. Si intuisce, pertanto, quanto sia importante il ruolo del management nel cogliere tempestivamente i segnali di criticità, analizzarli e fornire delle risposte immediate in termini di strategie d'intervento. In ambito aziendale lo stato di crisi si manifesta e si evolve con una certa gradualità, vale a dire attraverso un progressivo processo degenerativo che trae origine da una fase di mera disfunzione fisiologica, caratterizzata da un'insolvenza temporanea, sino alla fase della crisi conclamata, ossia uno stato di manifesta insolvenza rappresentata da un'oggettiva incapacità di far fronte, in tutto o in parte, alle proprie obbligazioni. Ovviamente, nel primo caso la situazione appare decisamente meno complessa, in quanto, se affrontata con immediatezza e con strumenti appropriati, presenta maggiori possibilità di successo. In un'impresa in crisi, l'imprenditore è naturalmente portato a tentare la via del risanamento, e quindi, il ripristino dell'equilibrio generale. Ciò è possibile solo dopo aver appurato l'esistenza dei presupposti e delle condizioni di reversibilità, ossia la sussistenza dei margini di intervento su un potenziale aziendale che si presta ad operazioni di recupero o di riconversione. In tale prospettiva, il legislatore italiano ha introdotto alcuni istituti volti a facilitare la composizione negoziale dello stato di crisi, ricorrendo appunto, alla ristrutturazione dell'esposizione debitoria nell'ottica della continuazione dell'attività aziendale e precisamente: - Il piano di risanamento (art. 67 comma 3, L. F., lett. d); - L'accordo di ristrutturazione con i creditori (art. 182 bis, L. F.); - Il concordato preventivo, ma con finalità di risanamento (art. 160 e segg. L.F.). Ovviamente, la scelta tra i diversi istituti scaturisce dalle connotazioni della crisi, dallo stadio in cui essa si trova, dalle risorse finanziarie a disposizione, nonché dagli obiettivi che il soggetto aziendale si prefigge. Il piano attestato trova la sua fonte giuridica nell'art. 67, comma 3, L.F. lett. d), sebbene il suo contenuto non sia adeguatamente disciplinato dal legislatore. Detto piano, necessita dell'intervento di un professionista abilitato, il cui compito è quello di verificare l'esistenza o meno delle condizioni per una concreta idoneità del piano medesimo a consentire il superamento della crisi aziendale. La sua predisposizione non richiede un'attività partecipativa dei creditori, ma solo la loro eventuale adesione, né è prevista alcuna forma di controllo da parte dell'Autorità giudiziaria. Pertanto, il legislatore consente che il piano sia concepito e realizzato nella più assoluta autonomia dell'imprenditore, permettendo a questi di sottrarsi al giudizio di ammissibilità da parte del tribunale e al consenso dei creditori. Inoltre, tutti gli atti compiuti in esecuzione del piano attestato godono dell'esenzione da azione revocatoria fallimentare in caso di successivo fallimento dell'azienda. In merito alla formazione del piano, si evidenzia che esso deve indicare alcuni elementi essenziali ossia: • Le cause che hanno generato la crisi; • Lo stato di solvibilità dell'impresa; • Le ipotesi poste alla base del piano, nonché le informazioni da fornire e le metodologie utilizzate. Tali indicazioni sono fondamentali ai fini dell'attestazione da parte del professionista; • Le misure che si intendono adottare per raggiungere l'obiettivo del risanamento; • La durata del piano, ossia il periodo temporale necessario affinché venga ripristinato lo stato di equilibrio generale. In merito alle misure di risanamento, si rileva la necessità di fissare obiettivi e strategie concretamente realizzabili, ciò in funzione delle reali condizioni aziendali e di quelle dell'ambiente circostante. A tal riguardo, dette misure possono riguardare, tra le altre: - L'alienazione di beni, linee produttive o di rami aziendali; - Politiche di consolidamento di debiti; - Reperimento di nuovi finanziamenti; - Riconversione industriale; - Conversione di debiti in capitale proprio; - Rilascio di adeguate garanzie a fronte di debiti pregressi. Inoltre, il piano è un atto negoziale del debitore, per cui, non implica necessariamente l'adesione dei creditori. Tuttavia, è stato sufficientemente evidenziato che, sebbene dal punto di vista formale il piano di risanamento attestato previsto dall'art. 67 comma 3 lett. d) L.F. consista principalmente in un'iniziativa che può essere unilateralmente dell'imprenditore, in concreto, affinché lo stesso trovi esecuzione, sarà comunque necessario il consenso di una parte significativa del ceto creditorio. Infatti, laddove il piano di risanamento attestato non prevedesse il raggiungimento di uno o più accordi con i creditori, finalizzati a ridurre il passivo, attraverso la ristrutturazione dei debiti, lo stesso dovrebbe prevedere il pagamento integrale di quest'ultimi, nei tempi stabiliti e con i mezzi normali. L'art. 67 comma 3 lett. d) L.F. stabilisce che il professionista incaricato di redigere le attestazioni prescritte dalla legge fallimentare debba essere: - Designato dal debitore; - Iscritto nel registro dei revisori legali; - In possesso dei requisiti previsti di cui all'art. 28 lett. a) e lett. b) L.F., vale a dire un professionista iscritto all'albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ovvero degli avvocati ovvero un'associazione professionale o una società di professionisti i cui soci siano iscritti agli albi summenzionati; - Indipendente. Con riferimento all'indipendenza del professionista attestatore, ai sensi della nuova formulazione dell'art. 67, comma terzo, lett. d), L.F., che risulta essere norma di riferimento per la verifica dei requisiti di indipendenza in capo al professionista nelle varie vicende di composizione negoziale della crisi, tale soggetto è indipendente quando: a) Non risulti essere legato all'impresa committente né a coloro che hanno interesse all'operazione di risanamento da rapporti di tipo professionale o personale tali da comprometterne l'indipendenza di giudizio; e in ogni caso quando: b) Sia in possesso dei requisiti previsti dall'art. 2399 c.c.; c) Non abbia prestato, neanche per il tramite di soggetti con il quale è unito in associazione professionale, negli ultimi cinque anni, attività di lavoro dipendente o autonomo in favore del debitore, ovvero, partecipato agli organi di amministrazione e controllo. Al professionista spetta il compito di valutare il grado di realizzabilità del piano, ossia le condizioni poste alla base della sua fattibilità, e quindi, le informazioni in esso contenute. Un piano può considerarsi attendibile e realizzabile se è formulato sulla base di ipotesi realistiche ed adeguatamente comprovabili, nonché se si dimostra che gli obiettivi prefissati siano ragionevolmente perseguibili. Da qui la necessità di appurare che il piano sia: - Compatibile con le condizioni di mercato e ambientali; - Comparabile con i dati storici e quelli previsionali, l'attestatore deve dimostrare l'attendibilità di quest'ultimi; - Sostenibile, nel senso che occorre dimostrare come l'azienda sia dotata (in termini qualitativi e quantitativi) delle risorse compatibili con le ipotesi poste alla base del piano, nonché con gli obiettivi che esso si prefigge; - Coerente, tra le diverse parti ed aspetti che lo compongono. Uno degli elementi che incide sulla realizzazione di un piano di ristrutturazione è il fattore "tempo", e a tal proposito, è utile sottolineare che, esiste un rapporto di proporzionalità inversa tra l'attendibilità delle ipotesi poste alla base del piano e l'arco temporale considerato. In altre parole, tendenzialmente, più lungo è il periodo di attuazione del piano, minore risulta il grado di attendibilità delle stime operate dal soggetto aziendale. Pertanto, la durata del piano deve essere il più possibile contenuta (3/5 anni), in quanto, se così non fosse, il rischio di mutamenti che potrebbero renderne vani i presupposti sarebbe elevato. L'analisi che il professionista è chiamato a compiere presuppone un'approfondita conoscenza degli aspetti strutturali e funzionali dell'impresa nella sua globalità. Dunque, è necessario che il professionista razionalizzi la propria attività, delimitando in primo luogo il campo d'azione, focalizzando, quindi, l'attenzione su quei dati quantitativi che egli ritiene maggiormente significativi, sugli elementi che possono pregiudicare l'attestazione del piano, sull'insussistenza o meno di fatti e/o situazioni che possono compromettere la correttezza e l'affidabilità delle rappresentazioni contabili relativi ai fatti di gestione. Tuttavia, nelle imprese di una certa dimensione il compito dell'attestatore potrebbe essere facilitato dalla circostanza che i dati storici siano stati oggetto di verifica e di attestazione da parte di altri revisori (interni o esterni), pertanto, al professionista spetterebbe solo il compito di verificare le procedure seguite, sempreché il giudizio espresso da altri soggetti non evidenzi delle riserve. Il piano deve contenere l'esplicitazione delle ipotesi poste alla base dell'analisi, delle fonti informative utilizzate nonché tutti i riferimenti metodologici che consentano all'attestatore e ai terzi di verificare la correttezza e la congruità dei calcoli posti in essere per l'elaborazione quantitativa del piano. Inoltre, è necessario anche che il piano comprenda un'analisi di sensitività che permetta di valutare la solidità dei risultati economico-finanziari, e quindi, dimostri quanto i risultati indicati siano sensibili alle variazioni dei parametri utilizzati. Ciò agevola il lavoro dell'attestatore nel formulare un giudizio che non sia eccessivamente condizionato alla variazione di tali parametri. Al fine di sottrarre poi, all'ambito dell'azione revocatoria una serie di atti posti in essere sulla base della loro afferenza all'esecuzione di un piano, è utile che quest'ultimo preveda con un elevato grado di dettaglio gli atti da compiere e ai quali si intenda dare stabilità. In accordo a quanto stabilito dal Protocollo 2006 del CNDC, la relazione dell'attestatore dovrà essere articolata nel seguente modo: a) Una parte introduttiva, in cui, tra gli aspetti, devono essere specificate le qualità professionali dell'attestatore, nonché l'insussistenza di cause di incompatibilità di cui all'art. 28 L.F.; b) Una parte centrale, contenente l'illustrazione del piano, gli obiettivi prefissati e la strategia che si intende adottare. In essa devono essere anche riportati i contenuti legati all'attività di verifica dei dati contabili, nonché le connotazioni e le capacità della struttura tecnico-produttiva ed organizzativa dell'azienda; c) Una parte conclusiva, in cui viene esposto il giudizio sulla veridicità dei dati aziendali e sulla fattibilità del piano. L'attestazione è il risultato della verifica della ragionevolezza del piano e della sua idoneità a condurre al risanamento dell'impresa. Essa consiste quindi in un giudizio di verifica informata e diligente sui presupposti del piano, sulla logicità e ragionevolezza delle analisi e previsioni, e sulle metodologie usate. L'attestatore perverrà ad un simile giudizio dopo aver espletato tutte le attività ritenute nella prassi necessarie per la verifica dei dati previsionali, applicando per quanto possibile qualificati standard professionali. In particolare l'attestatore dovrà, tra l'altro: a) Accertare che i dati previsionali siano stati redatti sulla base dei principi contabili omogenei rispetto ai principi utilizzati per la preparazione dei bilanci storici; b) Confrontare e valutare la coerenza delle ipotesi poste a fondamento del piano con il quadro macroeconomico e di settore; c) Accertare la coerenza dei dati previsionali rispetto alle ipotesi, eseguendo sia procedure di verifica dell'accuratezza dei dati elaborati, sia analisi in merito alla coerenza interna di tali dati; d) Analizzare con particolare attenzione le variabili del piano che potrebbero avere un elevato tasso di volatilità e modificare quindi significativamente i risultati attesi. L'attestazione si concreta, essenzialmente, in un giudizio motivato e compiuto "allo stato degli atti", che ha soltanto due possibili esiti: ‣ Attestazione, se vi è idoneità ad assicurare il risanamento dell'impresa e dunque il ripristino della solvibilità, fattibilità del piano e veridicità dei dati aziendali; ‣ Non attestazione, se manca anche uno solo dei due presupposti. Il piano di risanamento ex art. 67 comma 3 lett. d), può prevedere la ristrutturazione della posizione debitoria di un'impresa che, nonostante lo stato di difficoltà finanziaria, operi nell'ottica della continuità aziendale. Secondo il Principio Contabile n. 6, il documento contenente le operazioni di ristrutturazione deve porre l'accento sui seguenti aspetti: a) La data della ristrutturazione, ossia il momento a partire dal quale vengono rilevati contabilmente gli effetti economico-finanziari dell'operazione di ristrutturazione, con i conseguenti effetti sul bilancio d'esercizio dell'azienda debitrice; b) Le modalità di rilevazione degli effetti contabili, che, a loro volta, risentono delle differenti modalità attraverso cui si procede alla ristrutturazione, ossia la modifica dei termini originari del debito, la cessione di attività ed, ancora, la conversione del debito in capitale; c) La rappresentazione in bilancio, per la quale occorre considerare: • L'eventuale utilizzo di apposite voci (o sottovoci) negli schemi di stato patrimoniale e di conto economico, nonché di peculiari informazioni da fornire in un'apposita sezione della nota integrativa; • L'indicazione, nello stato patrimoniale, di eventuali riclassificazioni dei valori relativi alle operazioni interessate; • L'evidenziazione, nel conto economico, degli effetti economici derivanti dalla riduzione dei debiti; d) Il trattamento contabile dei costi sostenuti dall'azienda (ad es. costi di consulenza, oneri per servizi finanziari ecc.). Concretamente, l'obiettivo del risanamento finanziario attraverso la ristrutturazione del debito può essere raggiunto attraverso le seguenti modalità: a) Modifica dei termini originari del debito, ovvero il mutamento delle condizioni originariamente concordate dalle parti. Esse possono riguardare, ad esempio: la modifica del tasso di interesse pattuito, la data di scadenza l'ammontare del capitale da rimborsare, ovvero il concorso di tali condizioni; b) Il trasferimento al creditore di una o più attività patrimoniali ad estinzione parziale del debito; c) L'aumento di capitale con relativa assegnazione delle azioni (o quote) al creditore, ad estinzione parziale del debito. Con riguardo alla prima ipotesi (modifica delle clausole originarie), si può giungere alla pattuizione dei seguenti singoli accordi o ad una combinazione di essi: a) Riduzione del valore del capitale da rimborsare; b) Riduzione delle somme maturate a titolo di interessi e non ancora corrisposte; c) Riduzione dell'ammontare degli interessi che matureranno dal momento in cui l'accordo diviene efficace sino alla data di estinzione del debito; d) Rideterminazione degli importi e/o proroga delle scadenze inizialmente pattuite, relative ai pagamenti che il debitore avrebbe dovuto effettuare, sia in termini di capitale, sia in termini di interessi. A tal fine, devono essere considerate solo le modifiche che non producono interessi, ovvero anche quelle fruttifere, ma tali da determinare una riduzione del valore del debito. Con riferimento alla ristrutturazione del debito, l'azienda debitrice ha l'onere di fornire la più ampia informazione, onde consentire ai destinatari del bilancio di comprendere chiaramente sia la reale situazione di difficoltà finanziaria dell'azienda, sia i benefici economici e/o finanziari derivanti dall'operazione di ristrutturazione. A tal riguardo, è necessario: - Descrivere la situazione di difficoltà finanziaria e/o economica che ha caratterizzato la gestione dell'impresa nel corso dell'esercizio, nonché le cause generatrici; - Fornire una chiara ed analitica descrizione circa l'esposizione debitoria dell'impresa; - Descrivere le principali connotazione dell'operazione di ristrutturazione del debito; - Evidenziare gli effetti di natura economica, finanziaria e patrimoniale che detta operazione genererà sugli esercizi futuri interessati. Nell'esercizio in cui l'accordo tra le parti diviene efficace, in nota integrativa occorre riportare gli aspetti principali dell'operazione, tra i quali, meritano particolare menzione: - La tipologia di ristrutturazione del debito; - La data della ristrutturazione; - Le fasi della attuazione e le relative modalità; - La tipologia e l'entità dei debiti oggetto della ristrutturazione; - L'indicazione di eventuali condizioni risolutive o sospensive dell'accordo; - L'esistenza di eventuali pagamenti potenziali (cd. success fee) che il debitore si impegna ad effettuare nei confronti del creditore o dei professionisti nel momento in cui verranno raggiunti determinati risultati o al verificarsi di determinate condizioni; - L'esistenza di pattuizioni tra le parti volte alla tutela di eventuali obblighi derivanti dalla gestione dei finanziamenti accordati, al cui rispetto è legato il successo dell'operazione; - I principali aspetti relativi alla concessione di nuovi finanziamenti da parte del creditore connessa alla ristrutturazione del debito; - Le caratteristiche principali di eventuali strumenti derivati connessi al debito ristrutturato (quali ad esempio, tipologia, valore nozionale, fair value, scadenza, data e modalità di pagamento dei flussi finanziari) e le modalità di ristrutturazione del derivato con l'indicazione degli effetti in bilancio. Spesso accade che l'impresa, al fine di ristabilire l'equilibrio finanziario, abbia necessità di stipulare con i suoi creditori (nello specifico gli istituti di credito) accordi contenenti termini e condizioni della manovra finanziaria, atti a sostenere il percorso di turnaround. Queste trattative possono avere ad oggetto la proposizione, da parte del debitore verso gli istituti di credito, di richieste di moratoria, volte a "congelare" per un certo periodo alcuni pagamenti (quote di rimborso capitale/interessi) sulla scorta di contratti originari tra l'impresa e le banche. Altre volte, invece, gli accordi riguardano la conversione di passività finanziarie a breve termine (tipicamente lo scoperto di conto corrente derivante da affidamenti per cassa e dalle anticipazione sui contratti o sulle fatture rimaste insolute), in passività a medio-lungo termine. Infine, è possibile che il debitore stipuli con gli istituti di credito richieste per l'erogazione di nuova finanza, sottoforma di: mutui, aperture di credito in conto corrente, convenzioni di factoring, o al perfezionamento di operazioni di lease back. Tutto ciò può essere di grande aiuto per l'imprenditore che dispone in questo modo delle risorse necessarie a completare il percorso di risanamento e a rilanciare la propria impresa. Nell'eventualità che il piano di risanamento si riveli eccessivamente conservativo e l'imprenditore registri, in termini economici e finanziari, risultati migliori di quelli pronosticati, con afflusso di liquidità in quantità più elevate o comunque in tempi più ristretti di quelli attesi, si verifica un'ipotesi di overperformance del piano. In tal caso sarà possibile prevedere che l'eccesso di cassa realizzato, venga utilizzato per accelerare i pagamenti in favore degli istituti di credito, o che al termine dell'operazione di risanamento venga riconosciuta, a quest'ultimi, una remunerazione aggiuntiva, detta commissione di ristrutturazione. È importante che nelle previsioni negoziali, siano inseriti meccanismi di monitoraggio sull'esecuzione del piano, in quanto la verifica tra il rispetto del programma imprenditoriale oggetto di attestazione, e il progressivo superamento della situazione di squilibrio, rappresenta il nesso tra il piano di risanamento e i relativi atti esecutivi che vale a esentare i secondi dalla revocatoria. A tale stregua, i creditori aderenti all'accordo, sono senz'altro incentivati a vigilare sull'operato dell'imprenditore. Per consentire ciò si ricorre spesso alla stipulazione di clausole che prevedono flussi informativi sull'andamento della gestione e sulla situazione patrimoniale e finanziaria, nonché l'eventuale coinvolgimento di uno o più "rappresentanti" del ceto creditorio nell'organo di gestione o in quello di controllo. Di frequente, in sede negoziale, si procede, all'enucleazione di specifiche soglie patrimoniali, economiche e finanziarie, il cui superamento comporta il serio rischio d'insuccesso del turnaround. Questi parametri sono poi resi oggetto di specifiche convenants, la cui violazione, quand'anche non si accompagni all'inadempimento in materia di rimborso, costituisce, di per sé sola, un importante segnale di allarme circa la persistente idoneità del piano a raggiungere i suoi scopi. In una simile ipotesi è opportuno procedere ad un riesame dell'effettiva capacità dell'impresa di riconquistare uno stato di equilibrio, apportando, se del caso, gli opportuni correttivi alle misure individuate in origine nel piano. Indipendentemente dall'ampiezza di ogni intervento correttivo, si rende indispensabile il contributo dell'esperto, atteso che gli effetti legali del piano continuano a prodursi esclusivamente in presenza dell'attestazione rilasciata da questi. 1
Questa non è una tesi d'antichistica e tuttavia non c'è un capitolo in cui non si parli di Platone. Forse Hans Georg Gadamer, che non ha esitato a riconoscersi "platonico", potrebbe reputarsi soddisfatto, ma il motivo originario del mio interesse non era, a dire il vero, un'indagine sull'interpretazione gadameriana del Filebo. A poco più di cinquant'anni dalla pubblicazione di Verità e metodo1, e a distanza di ormai trent'anni dal periodo in cui l'ermeneutica, in quanto "scepsi contro ogni dogmatismo"2, sembrava diventata la nuova koiné filosofica dell'Occidente, intendevo mettere in gioco un'eredità più nascosta 3 nel pensiero di Gadamer; volevo, cioè, capire da dove scaturissero l'apertura dialogica della sua ermeneutica ed il suo accordare all'intesa un primato originario ed irrevocabile. In particolare, avevo intenzione di scavare alla radice dell'"improbabilità" del dialogo di Gadamer con Derrida, che mi aveva occupato qualche anno prima, convinta che vi si celasse qualcosa di molto particolare, da ricondurre, probabilmente, alle origini stesse del modo in cui Gadamer concepisce il suo sapere ermeneutico. Come sempre, si comprende diversamente se si pongono domande differenti all'interpretandum. Così, anziché chiedere, in modo certamente prematuro e per il quale non ero per niente preparata, quanto l'universale gadameriano potesse essere un buon "economo della violenza", ho cercato di inseguire gli stimoli provocati dalla lettura del saggio del 1993, L'Europa e l'oikouméne 4 , in cui Gadamer sostiene che tra i più impellenti compiti che l'umanità deve assolvere per non distruggere sé stessa ci sia la riabilitazione di quel doppio misurare di cui parlava Platone nel Politico, 283 e5. Questo mi ha indotto a cercare di capire cosa fosse quella misura platonica6 cui alludeva Gadamer e per quali ragioni il filosofo tedesco avesse attribuito a quell'intuizione dell'Ateniese la capacità di salvaguardare l'equilibrio dell'intero cosmo. Il mio interesse principale, infatti, era diventato, mio malgrado, più politico che teoretico, cosicché accolsi lo stimolo, presente soprattutto nei saggi successivi a Verità e metodo, a pensare la comunità come il solo orizzonte entro cui sia possibile l'esistenza del singolo. La critica al concetto di "isolamento" di Gadamer e l'enfasi riposta dalla sua ermeneutica sulla dialogica come unico accesso alla verità non sono però che l'effetto di un percorso che fin dai primi anni '20 ha posto il filosofo tedesco sulle tracce di Platone e di Aristotele. Il pensiero greco offre, infatti, a Gadamer tutti gli elementi per concepire il gioco dialettico tra particolare ed universale nell'ottica di una vitale partecipazione, che impedisce l'abuso sia del singolo nel considerarsi privo di legami, irrelato, fuori dal misto, sia dell'ethos (famiglia, società, tradizione stessa) nel divenire un contenitore rigido, dogmatico, incapace di reagire con fluidità alle differenze della molteplicità con cui entra, volta per volta e diversamente, in relazione. L'intesa non è perciò un primato ontologico, ma l'esito di un processo faticoso, in cui gradualmente si cercano affinità tra le posizioni contrarie entro uno spazio salvaguardato dal comune riferimento ad un terzo, il lógos, che, in qualche modo, rimane "condiviso"nella distanza. L'accordo iniziale resta per Gadamer originario, poiché ci si trova già immersi in una storia umana, in un linguaggio di provenienza antichissima, che è vano ipotizzare di poter possedere ed è altrettanto superfluo immaginare possa concludersi, saturando la sua spinta costitutiva ad autosuperarsi senza lasciare a nessuno la possibilità di detenerne il possesso. Il gioco linguistico che ricomprende tutti non è, perciò, qualcosa che si debba scegliere di giocare, ma ciò nel quale ci troviamo gettati dalla nascita ed entro cui soltanto è possibile per l'uomo fare esperienza. Esso costituisce il vincolo originario tra singolo e comunità e può dirsi che questo Gadamer l'abbia imparato già a 28 anni, nel suo lavoro d'abilitazione con Heidegger, Etica dialettica. Interpretazioni fenomenologiche del Filebo7, a cui questa ricerca dedica molta attenzione. La mia tesi è, infatti, che il sapere ermeneutico gadameriano si costituisce intorno ad un concetto di "misura", la cui importanza ontologica, estetica, etica e politica affiora soprattutto nell'Etica dialettica e poi in alcuni importanti studi sui Greci che precedono e seguono l'opera del '60. Questo lavoro prende, così, le mosse dall' ipotesi che, sebbene non esistano saggi di Gadamer specifici intorno al concetto di "misura" - così come non ne esistono intorno al tema della finitezza che, pure, attraversa tutta la sua ermeneutica che è certamente un'ermeneutica della finitezza8- sia possibile rintracciare nella misura quel filo conduttore mediante cui intendere un po' meglio cosa fosse quell'ermeneutica che Heidegger sosteneva essere "la cosa di Gadamer"9. Non desideravo, ovviamente, "sfidare" la centralità di Verità e metodo10, anche se limitarsi alla lettura di quest'ultima rischia di cristallizzare un'immagine di Gadamer come bravo umanista capace di interessarsi delle sorti delle Geisteswissenschaften, rivendicando il carattere particolare di evento che spetta alla verità dell'arte, della storia e della filosofia, di cui può farsi soltanto esperienza, senza ricorrere agli strumenti metodici propri delle scienze della natura, dal cui modello oggettivante Gadamer si sforza di affrancare la tradizione occidentale. Il rischio che poi si corre isolando un singolo testo come Verità e Metodo senza cercare di conoscere "l'altro Gadamer", non è soltanto quello, messo in rilievo da Pöggeler11, di maturare "l'idea di trovarsi davanti ad un aristotelico", idea che verrebbe smentita dall'ammissione stessa di Gadamer intorno alla centralità riservata a Platone nei suoi studi12; ma anche quello di ignorare il debito fondamentale che per l'elaborazione complessiva del suo modo di concepire la filosofia, Gadamer contrae dallo Heidegger degli inizi, i cui corsi nell'opera del '60 non potevano neppure essere citati, perché ancora non pubblicati13. Certamente in Verità e Metodo Gadamer si mantiene fedele all'impegno heideggeriano nel voler scardinare ogni metafisica della soggettività, radicalizzando l'apertura del "ci" del Dasein e superando, al tempo stesso, il relativismo storicista, così da delineare una specie di ontologia della storicità e della finitezza della coscienza. Ma il prezzo poi pagato dal successo dell'opera del '60, potrebbe essere stato quello di un certo misconoscimento – e alla fine di un appiattimento - delle condizioni alle quali una tale fedeltà viene conquistata e mantenuta. Come si vedrà, infatti, non la parola, ma il concetto stesso di "ermeneutica" manterrebbe in Gadamer, assai più che in Heidegger, la sua matrice greca. L'originalità del contributo teorico del primo nascerebbe, infatti, proprio dagli studi della filosofia greca - giudicati da Gadamer stesso "la parte migliore e più originale" della sua attività filosofica e capaci di costituire "la migliore illustrazione" delle sue idee nel campo della filosofia ermeneutica14 - e dal decisivo interesse a che non scomparisse, soverchiato dal crescere impetuoso della tecnica, quel fitto tessuto connettivo della cultura occidentale, che fin da ragazzo Gadamer iniziò a coltivare con passione. Ho cercato, quindi, di rafforzare l'idea di una continuità dell'interesse di Gadamer per i Greci, interesse che precede l'incontro con Heidegger e, pur nella ricchezza di strade percorse dall'opera gadameriana, non verrà spezzato nemmeno dalla necessità del filosofo tedesco di confrontarsi con le altre numerose questioni che nasceranno sulla scia della diffusione planetaria di Verità e metodo, che di greco avevano, apparentemente, ben poco. Nei Greci, infatti, Gadamer reperisce un paradigma alternativo al trionfo della modernità, che sappia soddisfare il "bisogno di unità della ragione"15, che si vedrà come per lui risponda ad un naturale desiderio di armonia ed equilibrio16. Già in Verità e metodo, Gadamer fa riferimento alla misura (Maß) come condizione stessa della cultura, dicendo: "chi si abbandona alla particolarità non è colto: così, per esempio, colui che si lascia andare alla propria cieca ira senza misura né proporzione"17 e, com'è noto, si ispirerà al modello dell'etica aristotelica18per la costituzione dello stesso sapere ermeneutico, che, non sostenuto da un metodo scientifico, è proprio nella ricerca di un regolo ideale e flessibile, come quello di Lesbo, che può legittimare la sua più intima "verità". Elaborato in suolo greco e considerabile quasi come l'essenza stessa della cultura umanistica, questo atteggiamento di Gadamer parrebbe rendere ambigua19la stessa ermeneutica, ma forse solo fintantoché non si sia osservato a sufficienza da dove nasca e come si sviluppi questa particolare forma del sapere ermeneutico. Il mio lavoro cercherà di far vedere, dunque, quanto la "misura" (il métrion) potrebbe rappresentare l'indicazione formale" che spetta seguire a chiunque voglia entrare nel circolo ermeneutico e porsi in esso nella "giusta maniera". Questo concetto affonda in radici greche, platoniche per un verso ed aristoteliche per un altro, si ispira a capisaldi dell'umanesimo, appunta sul senso dello spirito oggettivo hegeliano l'obiettivo specifico intorno a cui modellarsi, ma, concependo il distacco da ciò che appartiene al proprio sé come fattore essenziale perché il dialogo possa essere promosso anche in tempi babelici e pericolosi per la stessa sopravvivenza dell'umanità, riesce ad interpretare la finitezza in modo coerentemente heideggeriano, rimarcandone però il lato "positivo", grazie all'integrazione della necessità di mediazione con quel "senso per la misura" (métrion) di cui Platone parlava nel Politico. Heidegger è un tassello indispensabile, dunque, nella ricca composizione dell'ermeneutica gadameriana, ma non unico e schiacciante, come dimostra il fatto che il sapere ermeneutico di Gadamer si mantenga in una dimensione orizzontale, così da attraversare l'era della scienza in un modo profondamente greco e "misurato", come verrà suggerito a conclusione della tesi. Ciò che accade in un'esperienza ermeneutica autentica, infatti, è proprio una trasformazione profonda, che nell'esperienza estetica Gadamer chiama "Verwandlung ins Gebilde" (trasmutazione in forma), che rende capaci di cogliere una volta di più la misura della nostra finitezza, nei limiti della quale è, tuttavia, possibile custodire una particolare forma di infinito. Trovando nel linguaggio una terreno solo apparentemente fermo, giacché non può dirsi fondato da nessuno, l'ermeneutica gadameriana riesce ad indicare la salvezza che può, volta per volta, esperirsi nella Sprache.Questa è, in ultima analisi, la sola casa in cui è possibile ancora oggi abitare insieme e che è bene tentare di rendere accogliente per presenti ed assenti, fantasmi e viventi, occidentali e non occidentali, sfumando le distanze irriducibili e sforzandosi di attenuare l'Unheimlichkeit che, anche se non potrà mai essere eliminata completamente, può perdere la centralità che ha assunto nella fase di "ecumenico spaesamento" vissuto dall'età contemporanea. Più dell'essere e più della parola, Gadamer intende così studiare il ponte tra esse, il che vuol dire che non sarà mai né pienamente heideggeriano, né unicamente filologo, ma autenticamente ermeneuta, colui che rende evidente il legame dei vocaboli con la storia delle stratificazioni di significati assunti nei secoli addietro ed al tempo stesso si prepara a mediare con una nuova, differente versione della parola-concetto, da consegnare a chi interrogherà ancora la parola, entro il chiaroscuro della sua verità. Il compito dell'ermeneuta si riassume, infatti, nella decisione di intrattenersi nelle pieghe più oscure come in quelle più limpide della vita, in assenza, sempre e comunque, di un fondamento possibile che non sia la parola. Quella parola che, pronunciata, già non è più mia, né forse lo è mai stata, perché arriva sempre da lontano ed a me non resta che "salvarla" e ricrearla per chi, malgrado la fuga degli Dei, avrà cura di cercare varchi per ricostruire un tempo per noi, non stancandosi di coltivare misura, pienezza dell'essere e dello stare insieme in amicizia, che, come insegnano le stesse origini della tradizione occidentale, è in fondo la sola alternativa concessa a quel destino di violenza e povertà che, in assenza di parole altrui da custodire e su cui vigilare, troppo spesso viene assaporato quasi come un martirio ineluttabile, da quanti, vanamente e stoltamente, si illudono di non aver alcun desiderio della verità dell'altro. "Non possiamo mai dire tutto ciò che potremmo dire", quindi, non solo per via della nostra finitezza, ma perché bisogna aver cura di contenersi accogliendo la prospettiva dell'altro, fare in modo che si affermi in quel processo linguistico che trasmuta entrambi, quando, se condotto sul modello socratico-platonico, può davvero far pervenire ad un'intesa, che non significa affatto essere d'accordo, ma avere compreso il punto di vista dell'altro ed accettarlo nella sua piena e pari validità; significa, cioè, diventare un po' meno finiti ed un po' più universali, capaci di allargare il proprio sguardo, contemplando anche ciò che non era previsto e dove non saremmo mai potuti giungere da soli. Il dialogo platonico diventa così l'emblema del dialogo ininterrotto che, travalicando distanze storiche di secoli, si presenta come un gioco serio, che riesce ad attuarsi anche nell'età contemporanea, a condizione che l'interprete si mostri disposto a riconoscere di non essere misura di tutte le cose e, perciò, rinunci alla tendenza obiettivante che, predeterminando con categorie moderne ciò che proviene da quello che rimane l'alterità per eccellenza, ossia il mondo greco, finisce con il fagocitarlo. Esso rappresenta la vera sfida per ogni filosofo, quella che fa dire a Jean- Marie Clément, nelle sue Epistole : Qui nous délivrera des Grecs et des Romains? Chi potrà smorzare il peso che per ogni occidentale, consciamente o meno, costituisce quell'eredità che, come scriveva René Char, non ha nessun testamento? Di questo peso, che qualcuno vorrebbe sciogliere non misurandosi più con i testi greci o credendo di "appropriarsi" una volta e per tutte delle questioni poste dagli antichi, senza restare aperti ad un perenne dialogo con essi, Gadamer ha la straordinaria abilità di mostrare l'aspetto positivo, capace di orientare nell'Ab-grund dell'esistenza. La tesi si articola in quattro capitoli. Nei primi due, viene indagato il legame inestricabile che Gadamer mantiene con l'interpretazione particolare del Filebo platonico, che gli consentirà tanto di assumere una particolare concezione di dialettica che soltanto qui, grazie alla legittimazione ontologica del carattere di mescolanza di determinato ed indeterminato che connota tutto ciò che è, può essere interpretata in strettissima connessione con la dialogica, quanto di leggere Aristotele e Platone a partire dalla loro comune matrice socratica. Il primo capitolo, "Alle origini dell'ermeneutica. Gli anni marburghesi", mi è stato necessario per tentare di ricostruire lo sfondo entro cui Gadamer elabora l'Etica dialettica, così da sottolineare la genesi del suo interesse per il Filebo e dare risalto alla ricchezza della sua formazione. Ho cercato di evidenziare l'attitudine del giovane Gadamer di mediare gli insegnamenti dei suoi tanti maestri (Hönigswald, Natorp, Hartmann, Friedländer e naturalmente Heidegger), così da trasformare il caos degli impulsi concettuali e letterari che animavano la vita marburghese di una gioventù profondamente disorientata dalla prima guerra mondiale, in un nuovo kósmos, per la costituzione del quale Heidegger svolge un ruolo determinante, ma non totalizzante. Ciò che, infatti, Gadamer scopre nei Greci, grazie soprattutto al talento fenomenale di Heidegger, sarà talmente vincolante da impedirgli di scorgere in essi soltanto il principio di una dimenticanza dell'essere. Il secondo capitolo, "Gadamer ed il Filebo. L'Etica dialettica" si sofferma sulle Interpretazioni fenomenologiche del Filebo, cercando di far cogliere nella "pienezza dell'essere"prospettata nel dialogo platonico la premessa fondamentale della "misura" gadameriana, che dunque, prima ancora che essere metodologica, è sicuramente ontologica. Intendo mostrare come l'Etica dialettica sia un lavoro che certamente omaggia il procedere fenomenologico heideggeriano e, tuttavia, già qui possa intuirsi il motivo di quell'"autentica deviazione"(echten Abweichung)20 da Heidegger che Gadamer dichiarerà d'aver compiuto in seguito, distaccandosi dall'interpretazione dei Greci del maestro.La concezione del rapporto tra identità e differenza nel senso di un'opposizione vitale ed inaggirabile, avanzata nel Sofista, viene infatti superata nel Filebo, perché è la stessa realtà ad essere mista e costringere alla "mescolanza"degli opposti. Ciò consente all'Ateniese di pensare, per Gadamer, ad una dialettica inclusiva, che individuare un incremento d'essere proprio nel superamento dell'heteron così da rimarcare il ruolo positivo riservato alla differenza. Sottolineando come l'attività contenitiva ed autolimitante della ragione riguardi ogni ambito umano, scientifico, tecnico e pratico, Gadamer presenta, dunque, una "ragione"greca decisamente non violenta, perché motivata e sostenuta dall'opposizione costituita dall'alterità nell'avvicinarsi indefinitamente al pragma, senza potere uscire mai "vittoriosa", certa d'averlo guadagnato incontrovertibilmente. Un altro punto cruciale che segnala il debito profondo che Gadamer contrae dal Filebo è che qui Platone contraddistingue l'agathon attraverso i caratteri ontologici di misura, bellezza e verità, perché essi soltanto sono capaci di mantenere il Dasein in uno stato di quasi impassibilità, che esclude ogni eccesso. L'Esserci non si comprende meglio, dunque, nell'Angst heideggeriana, che risulterebbe una violenta (fuor di misura) modificazione del Dasein di fronte alla percezione dell'abisso; né è la "noia profonda", di cui Heidegger aveva parlato nel corso coevo21 alla stesura dell'Etica dialettica, a dischiudere al Dasein l'Essere. Al contrario, è nella "gioia per" che il Dasein ha possibilità di aprirsi all'Essere, manifestando così d'avere inteso il senso della Sorge nel piacere della conoscenza che svela il mondo, intensificando la possibilità che l'uomo si rifugi lì dove l'essere del bene è più manifesto: nel bello. Il terzo capitolo, "La misura greca. Elogio del finito", cerca di approfondire la lettura unitaria che Gadamer si sforza di dare di Platone ed Aristotele per quanto riguarda L'idea del Bene, titolo di un saggio del '78 che porta a compimento ciò che nella tesi di abilitazione non era stato approfondito a sufficienza. Dopo aver indugiato sulla complessa interpretazione, non esente da critiche, che Gadamer elabora di Platone grazie a molteplici stimoli, tra i quali risaltano in particolar modo quello di Friedländer e di Hegel22, mi dedico al particolare modo di declinare l'interesse heideggeriano per Aristotele da parte di Gadamer (cfr.paragrafo Phrònesis e metrion). Cerco, quindi, di far vedere come Gadamer riesca a scorgere una decisiva prossimità tra sapere pratico e sapere ermeneutico, miranti ad una unità di teoria e prassi, per via della tensione ad un métrion, quel prépon "che può essere determinato soltanto in concreto" perché, non essendo un ente, varia di continuo e richiede, volta per volta, una differente determinazione. Dopo aver discusso la ripresa del modello aristotelico in Verità e metodo ed aver fatto riferimento ai saggi in cui si discute di questa particolare flessibilità etica aristotelico-gadameriana, che è nucleo centrale del sapere ermeneutico, il capitolo termina con un'analisi del ruolo centrale che assume la philía nell'interpretazione gadameriana dei Greci e, conseguentemente, della differente visione della temporalità che Gadamer ebbe rispetto ad Heidegger, sottolineando la possibilità di pensare ad un "tempo pieno", perché condiviso, che garantirebbe un accesso particolare, trascurato in seguito da Heidegger, alla fecondità teoretica inerente alla prassi stessa. L'ultimo capitolo, "La misura come forma logica del sapere ermeneutico", che riprende volutamente il titolo dell'intera ricerca, affronta la questione della storicità dell'ermeneutica e del ruolo del linguaggio, mettendo in evidenza un certo modo di valorizzare lo statuto ontologico della parola, che marca una profonda distanza di Gadamer sia da Platone, che da Heidegger che da Hegel. Nel secondo paragrafo – "La misura e il metodo" – faccio più esplicito riferimento a Verità e Metodo, cogliendo, insieme ai nessi esistenti tra gli elementi acquisiti da Gadamer nei suoi studi sui Greci, una specifica direzione dell'indagine che va oltre la dialettica platonica per ritornare alla dimensione dell'esperienza, vero cuore del pensiero gadameriano. È qui che emerge un particolare métrion, alternativo al metodo della modernità. Il capitolo si conclude indugiando su quella vocazione comunitaria e politica dell'ermeneutica, che, lungi dall'essere meramente conservatrice, spinge l'Europa a percorrere un'anámnesis delle sue origini, profondamente radicate nella philia e nella ricerca di misura greche, per indirizzarla verso un "pensiero ecumenico". Un"nuovo rinascimento umanista" sarebbe, perciò, agli occhi di Gadamer, una possibile strada da percorrere per cercare di risanare la frattura provocata dalla modernità, recuperando, così, quel "doppio misurare" greco, di cui si è parlato all'inizio. Quella che emerge è una maniera di filosofare che comporta una fatica costante, e, fedele alla dialogica socratica, rimane strutturalmente aperta al domandare estenuante e sempre insoddisfatto di sé, che ha contraddistinto il venire all'essere della filosofia occidentale, senza declinare mai dalla responsabilità di rivolgersi all'intero ed esprimere un desiderio di protezione di e da esso. Dovrebbe quindi, in conclusione, disegnarsi il profilo di un pensatore che è riuscito a criticare l'unilateralità del "misurare della scienza", in modo da esortare ad un ritorno dell'equilibrio, di un senso della "giusta misura". Quanto all'interesse per questo tipo d'insegnamento, che ispira anche questa tesi, dà testimonianza un breve scritto che pubblico in appendice,dal titolo "Dove si nasconde la bellezza?", che riprende, modificandolo, quello di una celebre raccolta di saggi gadameriani sulla salute.