Scavare nelle vicende del partito comunista portoghese non è facile. Il «partito con pareti di vetro», come lo ha definito il suo leader storico, Alvaro Cunhal, è in realtà un'organizzazione impenetrabile, caratterizzata da una tradizionale riluttanza a fornire dati ed informazioni attendibili. «Gli archivi del partito sono inaccessibili, le testimonianze dei responsabili rarissime, e i documenti pubblicati normalmente irrilevanti» scrivono Gaspar e Rato nell'introduzione del loro libro (p. 10); simili difficoltà spiegano, almeno in parte, perché la letteratura sul Pcp sia ancora oggi esigua e limitata soprattutto al periodo della «rivoluzione dei garofani». Per questa ragione l'uscita contemporanea di due volumi che sistematizzano le conoscenze sul comunismo portoghese è un fatto estremamente positivo, che può costituire uno stimolo per ricerche successive. Oltretutto i due libri sono complementari: lo studio di Cunha, infatti, ricostruisce l'evoluzione della linea politica del partito tra la sua fondazione, nel 1921, e la prima metà degli anni ottanta, mentre il lavoro di Gaspar e Rato si concentra soprattutto sulla crisi che investe l'organizzazione comunista nella seconda metà del decennio passato, in concomitanza con il crollo del «socialismo reale».