Open Access BASE2019

Chiome a confronto. Analisi semiotica delle acconciature di Donald Trump e Kim Jong-un

Abstract

Nel rapporto tra due leader politici quali Donald Trump e Kim Jong-un le rispettive acconciature colpiscono per la loro originalità. In questo articolo ho cercato di eseguire un'analisi semiotica delle due pettinature, considerate dei testi costruiti e enunciati come elementi della presentazione di sé in pubblico. Ho evidenziato, nel caso del leader nordcoreano, il fatto che la lettura della sua immagine comporta problemi di trans-culturalità. L'acconciatura è un elemento del vestito, secondo la definizione di Barthes e della sociologia dell'abbigliamento. Nell'analisi ho adottato i concetti della semiotica interpretativa nei seguenti passi: livello espressivo; dimensione paradigmatica; livello dell'interpretante nelle tre fasi della teoria di Peirce. Ho adottato un approccio al vestito come discorso prevalentemente fatico secondo le posizioni di Malinowski/Jakobson/Goffman. Propongo una teoria degli inganni palesi per spiegare gli accordi di reciproco riconoscimento delle mascherature quali la tinta dei capelli e il make-up in generale. L'acconciatura di Trump si spiega come l'adozione di un idioletto di presentazione di sé, mentre quella di Kim costituisce un caso di linguaggio dinastico. La sua interpretazione risulta molto diversa in Corea del Nord e in Occidente. I capelli di Trump evidenziano una sorta di 'autismo nella presentazione di sé', mentre nel caso di Kim questa separazione è estesa alla sua cultura nel complesso. In conclusione, le conseguenze congiunte di queste caratteristiche dei due personaggi portano a ipotizzare che il dialogo che hanno intrapreso possa restare a livello di esibizione del contatto e non arrivare mai a un vero sostanziale confronto. ; In the relationship between two political leaders such as Donald Trump and Kim Jongun, both the hairstyles strike attention for their originality. In this article I have tried to perform a semiotic analysis of the two hairdos, considered as texts constructed and enunciated as elements of self-presentation in public. In the case of the North Korean leader, I highlighted the fact that the reading of his image entails problems of trans-culturality. The hairstyle is an element of the dress, according to the definition of Barthes and the sociology of clothing. In my analysis I adopted the concepts of interpretive semiotics in the following steps: expressive level; paradigmatic dimension; interpretant level in the three phases of Peirce's theory. I have adopted an approach to dress as a predominantly phatic discourse according to the positions of Malinowski/ Jakobson/Goffman. I propose the theory o f e xposed deception to explain the agreements of mutual recognition of masking such as hair dye and make-up in general. Trump's hairstyle is explained as the adoption of an idiolect of self-presentation, while Kim's is a case of dynastic language. He is interpreted in very different ways in North Korea and the West. Trump's hair suggests a kind of 'autism in self-presentation', while in Kim's case the separation extends to his culture as a whole. In conclusion, the combined consequences of these characteristics of the two personalities lead to the hypothesis that the dialogue they have undertaken may remain less a true substantial confrontation than a mere display of contact.

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